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“Maralditium dilectum et fidelem” INEDITI - Un molfettese tra gli ammiragli della flotta angioina
15 giugno 2005

di Ignazio Pansini Esporrò di seguito quanto ho potuto raccogliere sulla figura di Maraldizio, Protontino di Molfetta, che visse ai tempi dei primi due sovrani angioini, e che si segnalò come comandante di squadra navale, pur non disdegnando delicati incarichi diplomatici. Nel Regno di Napoli, dopo il crollo degli Svevi e l'instaurarsi della dinastia francese, la marina da guerra acquistò grande importanza, e si può dire che la fortuna e l'espansione dei primi anni furono dovute in larga misura alla efficienza della flotta. Questa era numerosissima e potente, anche perché i sovrani condividevano gli oneri con i baroni e le città costiere, cui spettava di armare le navi regie proporzionalmente ai loro carichi fiscali. I comandanti regnicoli, selezionati dalla dura legge del mare, e premiati per la loro fedeltà ai francesi, si segnalarono da parte loro per coraggio e destrezza. Tuttavia, la lunghissima guerra di Sicilia distolse Carlo I e suo figlio dalle loro ambizioni e dai loro maneggi nel Levante, ed innescò quelle aspre e continue lotte con la Casa d'Aragona, che dimostrarono alla lunga la netta superiorità della marina da guerra catalana. Tornando al protagonista di queste note, diciamo subito che nascita, famiglia, attività in Molfetta, ci sono sconosciute: sappiamo di lui soltanto quanto emerge dalla documentazione ufficiale relativa ai suoi incarichi militari, che abbiamo rinvenuto in diverse pubblicazioni, e che pubblicheremo di seguito in ordine cronologico. Intanto vediamo di esporre per sommi capi in che cosa consisteva la carica di Protontino, nella seconda metà del tredicesimo secolo, e nel Regno di Napoli. Questi era il Luogotenente, nelle Province, del Grande Ammiraglio, che sin dal tempo dei Normanni e degli Svevi era uno dei Grandi Ufficiali del Regno. All'Ammiraglio spettavano la preparazione ed il comando delle forze navali, la giurisdizione civile e criminale sui comandanti e sul personale della marina regia, sulla gente che viveva di marineria, compresa la pirateria, che era da lui autorizzata, e sulle maestranze e sul personale di custodia dei cantieri, degli arsenali, e dei porti. Le coste del Regno erano divise in diverse zone, più o meno corrispondenti a quelle delle Province: in ognuna di esse l'Ammiraglio, previa convalida del Re, nominava un Protontino che esercitava in prima istanza, sul tratto di costa di sua competenza, le stesse funzioni del superiore, avvalendosi di personale civile e militare posto alle sue dipendenze. I Protontini non si limitavano ad esercitare funzioni sedentarie e meramente amministrative, ma all'occorrenza, e soprattutto in età angioina, disponevano l'armamento delle galee che le varie città costiere erano tenute a fornire, organizzavano l'arruolamento più o meno forzoso degli equipaggi, dei vogatori e degli uomini d'arme, s'imbarcavano al comando delle squadre. Cerchiamo ora di contestualizzare brevemente il primo documento che andiamo a pubblicare, riguardante il nostro Maraldizio. Dal 1266 è Re di Napoli Carlo I d'Angiò. Il Regno comprende anche la Sicilia, che non ama la nuova dinastia, e che nell'aprile del 1282 insorge contro i francesi: è la famosa Guerra del Vespro. La rivolta covava negli animi da molti anni, per il concorrere di varie cause: vessazioni fiscali, trasferimento della capitale da Palermo a Napoli, declassamento della nobiltà isolana, maneggi di Aragonesi, Bizantini e Veneziani, ferocemente nemici tra di loro, ma uniti nel contrastare i disegni egemonici angioini nel Mediterraneo centro-orientale. La guerra fu lunga, aspra, conobbe fasi alterne, e si concluse soltanto nel 1302, con la pace di Caltabellotta, e con la perdita della Sicilia, che passò agli Aragonesi. Il 24 giugno 1284 Carlo muove da Napoli per assediare Reggio Calabria, in mano ai rivoltosi. Una flotta imponente di galee da combattimento e di teridi da trasporto lo segue via mare, divisa in tre squadre: quella provenzale, quella napoletana, e quella adriatica, proveniente da Brindisi: Maraldizio è tra i comandanti di quest'ultima. Ma il blocco non regge: gli aragonesi ed i siciliani sbarcano truppe alle spalle dell'angioino, che è costretto a ritirarsi, e ad abbandonare la Calabria: dal 17 al 28 agosto è a Crotone, una settimana dopo pone il campo a Brindisi. Intanto l'esercito si sbanda, e nella flotta si verificano numerose diserzioni, fra gli equipaggi e i soldati di marina. Ed è proprio da Crotone che il 19 agosto 1284 re Carlo scrive al Giustiziere di Terra di Bari, intimandogli di ricercare e punire severamente alcuni soldati e marinai molfettesi, che erano stati arruolati, pagati, condotti in Calabria sulle navi di Maraldizio, e che erano successivamente fuggiti, per tornare verosimilmente alla loro città d'origine. I Giustizieri amministravano diversi rami della giustizia nelle Province, per conto del Gran Giustiziere, un altro dei Sette Ufficiali del Regno, di antica origine normanna. Tra i reati più gravi che dovevano perseguire, quasi sempre su mandato del Re, vi era quello di Lesa Maestà, lo stesso commesso in Calabria dai nostri sciagurati antenati. Il documento fu pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1843 da Michele Amari, nella sua “Guerra del Vespro”, opera edita nello stesso anno a Capolago dalla gloriosa Tipografia Elvetica, editrice per tutto il Risorgimento di testi ed autori italiani vietati negli staterelli filoaustriaci. Poiché il nostro intento è di rendere comprensibile questa storia ad un pubblico di lettori il più ampio possibile, abbiamo ritenuto di tradurlo alquanto liberamente dal latino medievale, con delle ipotesi integrative sicuramente opinabili, avvertendo che l'edizione dell'Amari, già di per sé imprecisa, deriva per giunta da un originale lacunoso. L'odissea di questi nostri concittadini, strappati alle loro famiglie, trascinati ad una guerra, stupida ed inutile come tutte le altre di ogni tempo, i loro nomi e la terribile punizione cui furono sottoposti, che, se mai sopravvissero, li rese storpi e mendichi per il resto della loro vita, non possono lasciarci indifferenti, e credo mettono a dura prova chiunque continui ancora a ritenere che la storia abbia un senso, Razionale o Escatologico. Gli altri due documenti che pubblichiamo in traduzione libera sono posteriori di qualche anno, e si riferiscono al regno di Carlo II, detto lo Zoppo, successore di Carlo I, morto a Foggia nel 1285. Il nuovo re, profondamente diverso dal padre, cerca senza successo di por fine alla lunga ed estenuante guerra di Sicilia, che dissangua e destabilizza il Regno. Per questo, e per tessere rapporti con i sovrani alleati, protrae la sua permanenza nei suoi possedimenti in Piemonte, in Provenza, pur controllando sempre, grazie ad una burocrazia affidabile ed efficiente, la vita politica, l'apparato militare, e la gestione finanziaria dello stato. Il secondo e terzo documento sono stati pubblicati rispettivamente nei volumi 44 e 45 dei Registri della Cancelleria angioina, editi a Napoli dall'Accademia Pontaniana nel 1998 e 2000, e testimoniano la persistenza degli incarichi di alta responsabilità ricoperti da Maraldizio nei ruoli della marina da guerra, e riconfermati dal figlio di Carlo I. Quello redatto ad Aix in Provenza il 9 novembre 1292 è diretto a Pietro di Limoges, luogotenente del Procuratore fiscale di Provenza, Guido de Thabia. Gli viene ordinato di pagare il Protontino di Molfetta per tutto il tempo che gli sarà necessario per sovrintendere alla riparazione delle galee. L'altro, prodotto a Tarascona il 26 giugno 1293, è diretto al Siniscalco della Contea di Provenza. Questi controllava tutta l'amministrazione periferica dei beni mobili ed immobili della Casa Reale angioina, e, all'occorrenza, fungeva da pagatore dei debiti sovrani, attingendo da una cassa particolare, separata dalle altre gestioni finanziarie. Il funzionario pagherà Maraldizio e Pietro di Limoges, per la custodia e la riparazione delle navi angioine alla fonda nel porto di Marsiglia. Si conclude qui la prima parte di questo lavoretto sul Protontino di Molfetta, che vedremo impegnato in altri ed importanti incarichi. Giova ricordare che data la sede e lo spazio a disposizione, abbiamo ridotto l'inquadramento storico, la critica ed il commento dei documenti, che sono ovviamente disponibili per chi voglia approfondire con maggiore acribia la storia del nostro bravo comandante. Crotone, 19 agosto 1284 E' stato scritto al Giustiziere (di Terra di Bari) affinché coloro che abbandonarono gli accampamenti e fuggirono siano puniti con pene gravissime, dal momento che il loro reato si configura come quello di Lesa Maestà, e poiché non vogliamo che restino impuniti coloro che con perniciosa sfrontatezza disertarono i nostri accampamenti (ti ordiniamo), non appena abbia ricevuto questa nostra, di effettuare una accurata inchiesta giudiziaria in tutte le singole città marittime della provincia di tua competenza, e di catturare sia tutti quelli che riscossero la paga dalla Curi, e si allontanarono poi mentre navigavano con le galee e le teridi, sia quelli che scapparono ultimamente. Ed in particolare (ti ordiniamo di catturare) a qualsiasi costo i sottoindicati, (assegnati) alle navi di Molfetta, o quanti di quelli potrai scovare, che abbiamo saputo hanno disertato dal protontino Maraldizio e dai suoi comandanti. E per far si che il nostro esercito non rischi di sbandarsi a causa di costoro, come pena per la diserzione farai amputare a ciascuno il piede sinistro. Con pubblici bandi dichiarerai poi come ricercati coloro che non avrai potuto catturare; farai requisire i loro beni mobili ed immobili che saranno incamerati dalla Curia. I nomi dei molfettesi sono i seguenti: Eccelso di Nicola, Domenico di Sabino, Santoro de Sapis, Nicola figliastro di Leonardo de Bari, Guglielmo de Senvita, Nicola Petracco di nocchiero Alessio, Angelo di maestro Accipardo, Riccardo genero di sire Raone, Pietro di Adam de Ferlicio genero di Luca de Palude, Giacomo genero di domino Riccardo, Giovanni Albanese, Andrea Storto, Egidio de Ferlicio genero di Clemente, Pietro di Radosta, maestro Lorenzo, Zucaro, Leonardo de Stella, Angelo de Virgili genero di Giuseppe. Aix in Provenza, 9 novembre 1292. A favore del Protontino di Molfetta. E' stato scritto a Pietro di Limoges nostro fedele ed amato familiare. Poiché abbiamo stabilito in merito alla riparazione delle nostre galee che se ne occupi e provveda il nostro diletto e fedele familiare Maraldizio, Protontino di Molfetta, che in questa operazione ha la nostra piena fiducia, ti ordiniamo, contando sulla tua affidabilità, di liquidare al suddetto Protontino la sua paga in ragione di 5 coronati al giorno, a cominciare dal primo giorno del corrente mese di novembre e per tutti i giorni che presterà tale servizio.Tutto il danaro dovrà sempre essere consegnato da te e da nessun altro, e dovrai consegnare ricevuta. Tarascona, 26 giugno 1293. E' stato scritto al Siniscalco della Provincia. Desideriamo ed espressamente ti ordiniamo (di consegnare) 33 coronati e 10 solidi, dal primo giorno del corrente mese di giugno fino al nostro felice ritorno dalla Spagna, a Pietro di Limoges e a Maraldizio Protontino di Molfetta, nostri fedeli familiari, sia per la custodia dei nostri vascelli che sono nel nostro porto di Marsiglia, sia per certi lavori che essi riterranno necessari per i medesimi vascelli, ed il pagamento al detto Protontino si intende di 5 coronati giornalieri che tu preleverai personalmente dai nostri fondi presenti, e da quelli che si potranno aggiungere, procurando di garantire sempre la solvibilità, qualsiasi altro pagamento debba essere effettuato.
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