MOLFETTA - «Andiamo avanti sulla manovra, non ho tempo da perdere come lei». L’irritazione del sindaco senatore presidente Antonio Azzollini (foto), del PDL, durante la trasmissione radiofonica di Radio24 del Sole 24ore «La Zanzara» dello scorso 1° settembre, il giorno prima dell’esame in Commissione di Bilancio della cosiddetta manovra finanziaria. Nella telefonata (il video, anche questa è super cliccato su You Tube) il conduttore, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, hanno più volte contestato con ironia e sarcasmo il doppio incarico di Azzollini.
Cruciani: «Ma lei come fa a fare il relatore e il sindaco di Molfetta?».
Azzollini: «Lavoro tanto».
C.: «Riesce a trovare il tempo».
A.: «Lavoro molto, sono abituato ai contadini. Lavoro 7 giorni a settimana, è così per noi».
C.: «Ma lei presenta degli emendamenti sulle compatibilità e incompatibilità, è un po’ strana questa cosa».
A.: «Ma io mi occupo di tutta la manovra di 50 miliardi. Lei deve vedere le cose grandi e ha già l’età per farlo».
Il primo pacato botta e risposta Cruciani-Azzollini. Il senatore Pdl ha, infatti, presentato un emendamento alla manovra correttiva depositata in commissione Bilancio, secondo cui «le cariche di deputato e senatore sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica relativa ad organi di governo di Enti pubblici territoriali aventi popolazione superiore a 5.000 abitanti». Stop al doppio incarico per i parlamentari dalle prossime elezioni proprio da parte di Azzollini che ne aveva fatto un vero e proprio baluardo politico: senatore che porta i quattrini a casa sua.
«Sto lavorando, sto facendo tutti gli emendamenti per domani (per il 2 settembre, ndr)». Azzollini “suda freddo” e prega Cruciani di essere «solido» e «preparato». La Finanziaria correttiva è al varco e per passare indenne è dovuta approdare alla V Commissione Bilancio, altrimenti Senato e Camera ne avrebbero fatto carne da macello. Il testo unico sarà sui banchi di Palazzo Madama martedì 6 settembre, nonostante le polemiche di opposizione e Unione europea, sindacati e Confindustria, persino della chiesa e dei ministri Matteoli, Maroni e La Russa. Dubbi anche dal premier Berlusconi, a quanto pare scontento per alcuni passaggi dell’emendamento.
Tra le novità del maxi emendamento, la stretta sulle società di comodo (aumento dell’imposta sul reddito), il pacchetto anti evasione, il ridimensionamento alle agevolazioni per le cooperative.
La manovra taglia i finanziamenti a enti locali e ministeri (ridotti rispetto alla prima stesura), ma dimentica il numero degli impiegati comunali obsoleti (oggi quasi 8 milioni in Italia), che continuano a incrementare l’abisso del debito pubblico. Confermato anche il riordino degli uffici giudiziari (taglio dei giudici di pace e delle procure, già pochissime in Italia).
Alla cornetta, l’atmosfera si scalda e Azzollini imposta la voce come in Consiglio comunale quando replica personalmente agli interventi dell’opposizione. Ma questa non è l’aula consiliare, bensì la telefonata di un programma radiofonico che affronta l'attualità senza tabù, senza censure e senza tagli.
«Per fare una manovra per l’Italia bisogna essere molto preparati, studiare molto, i contadini studiano molto». Ritmo serrato, Azzollini vuole discutere della sola manovra, ma Parenzo ritorna sul doppio incarico: «come mai un senatore che ha incarichi così importanti, tanto da gestire emendamenti da 50 miliardi di euro, fa anche il sindaco di una città?».
«Perché è eletto dal popolo - replica Azzollini - chi è eletto governa e amministra».
«Deve studiare molto nella vita, purtroppo non lo fa - affila lo stiletto verbale Azzollini contro Cruciani - abituato ad occuparsi, insomma, di queste cose».
C.: «Nel 2006 lei era sindaco…».
A.: «Mi sono ricandidato e sono stato rieletto. Il popolo ha fiducia».
Per Azzollini, il radiocronista dubiterebbe della sovranità popolare.
A.: «Andiamo avanti sulla manovra, non ho tempo da perdere come lei»
(Azzollini dimentica che anche Cruciani sta lavorando, facendo informazione, satira e sarcasmo, ma le sue caustiche frecciatine colpiscono un tasto dolente per il senatore Pdl che a battuta risponde, invitando i due a studiare i regolamenti parlamentari e diritto costituzionale).
Parenzo, con tono incalzante: «L’etica pubblica vorrebbe che se lei fa il senatore e il sindaco uno dei due incarichi lo lascia».
A.: «Lei deve sapere che il sindaco lo si fa gratuitamente, senza compenso»
«Siete pagati per dire sciocchezze», la replica di Azzollini, che prorompe con un altro invito, quello di studiare a una scuola serale. Dopo un breve excursus sulla manovra finanziaria (in particolare, la pubblicazione dei redditi online, contenuta nell’emendamento di Azzollini), Cruciari ritorna al 2008.
C.: «È vero o no che nel 2008 si dimise per potersi ricandidare al Senato?»
A.: «Certamente sì».
C.: «Lo fece apposta».
A.: «No, la legge lo impone e l’ho fatto».
C.: «Lei ha fatto, come si dice in romano, una paraculata».
Ira di Azzollini: «si rivolga con educazione. Le paraculate le vada a fare da un’altra parte». Ma, in gergo romano, “paraculata” vuol dire “furbata” o “azione di colui che compie il proprio interesse” e quella di Azzollini nel 2008 è stata una vera e propria furbata (come lui, tanti altri politici italiani), perché ha allargato le maglie dell’interpretazione sull’art. 7 del D.P.R. n.361, in cui si sancisce l’incompatibilità tra le cariche si senatore/deputato e sindaco/presidente di provincia o regione.
Telefonata chiusa. Azzollini non si accorge di non aver chiuso il telefono e continua a parlare con un’altra persona. Potrebbe scattare la denuncia per «intercettazione anomala»?
Insomma, il senatore-sindaco-presidente Antonio Azzollini non si smentisce anche questa volta (dopo il video degli insulti ricolti all'opposizione di centrosinistra in consiglio comunale), dimostrando grande intolleranza, scarso senso democratico e mancanza di rispetto per l'informazione, rimediando alla fine una brutta figura per lui e per la città di Molfetta.
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