Mani sulla città l'inchiesta continua: domiciliari per Altomare. Nel mirino i politici?
Scarcerato l’ing. Rocco Altomare. Concessi all’ex dirigente del Settore Territorio di Molfetta gli arresti domiciliari dal pomeriggio del 16 agosto, ma in Provincia di Potenza. La scarcerazione e la concessione dei domiciliari sembra siano stati favoriti dalle dichiarazioni rese al PM Antonio Savasta nell’ultimo interrogatorio. Indagini chiuse o sul punto di aprire un nuovo ambito d’inchiesta? Le indiscrezioni sono tante, ma è confermata l’apertura di due filoni di inchiesta sul porto di Molfetta. Ancora una bolla di sapone? «Mani sulla città» sembra procedere, anche se nel silenzio delle stanze della Procura. Intanto, la città di Molfetta vive una deprimente impasse: chiede giustizia e condanne pesanti per i veri colpevoli, risposte da Azzollini e gesti concreti della magistratura, come l’abbattimento delle costruzioni illegali e abusive. RIVELAZIONI ESTIVE L’evoluzione estiva delle indagini della Procura della Repubblica di Trani ha riservato colpi di scena durante l’esame delle richieste di scarcerazione per i 9 indagati nell’ambito dell’inchiesta. Episodi clamorosi, rivelati dal PM Savasta al Tribunale del Riesame di Bari, che a luglio avevano peggiorato la posizione dell’ing. Rocco Altomare detenuto nel carcere di Trani dal 23 giugno dopo l’ordinanza del Gip dott. Roberto Oliveri del Castillo (poi trasferito a Taranto). Infatti, nonostante la richiesta dell’avv. Elio Palombi (legale pagato dal Comune di Molfetta, ingaggiato con delibera G.C. n.89 del 02.05.2011) per la scarcerazione di Altomare, dopo le sue dimissioni e l’acquisizione dei documenti da parte del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili Urbani di Molfetta che hanno collaborato all’inchiesta come Polizia giudiziaria, il Tribunale del Riesame ne aveva confermato l’arresto. Rigettati anche i domiciliari: permanevano pericoli d’inquinamento delle prove e di reiterazione dei reati (tra cui associazione a delinquere, corruzione in atti d’ufficio, lottizzazione abusiva, falsità ideologica materiale, concussione, abuso d’ufficio, ecc.). Convalida dell’arresto irrobustita non solo dalle dichiarazioni rilasciate negli interrogatori dai collaboratori dello Studio A&D, dai costruttori e dai soggetti interessati ai progetti edilizi (una parte delle parcelle sarebbe stata destinata proprio ad Altomare e, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di tangenti). Ma anche dal colloquio irregolare tra il sindaco Antonio Azzollini e il suo dirigente, che nel primo interrogatorio si era avvalso della facoltà di non rispondere. AZZOLLINI-ALTOMARE, INCONTRO IN CARCERE Il sindaco Azzollini forza le procedure: incontra una prima volta l’ing. Altomare nel carcere di Trani, senza aver presentato regolare istanza alla magistratura. Colloquio che avrebbe voluto ripetere dopo l’interrogatorio di garanzia dell’indagato in occasione di una visita alla struttura penitenziaria per “motivi umanitari”, prassi consentita ai soli parlamentari. Pretesa rigettata dal direttore del carcere: l’incontro non avrebbe avuto testimoni. Abuso di potere? Perché all’improvviso e subito dopo l’interrogatorio di Altomare? Un gesto avventato per lo stesso Azzollini che da senatore del PDL vota leggi adattate alle necessità del premier e del partito, da sindaco non spiega il mancato controllo politico dell’operato dell’ing. Altomare, non costituisce parte civile il Comune di Molfetta e, di ripiego, attacca la stampa libera, come Quindici, rea di aver raccontato l’evolversi dell’inchiesta. Anzi, dichiara estranea la politica, dimenticando che risulta indagata anche l’ex consigliera comunale Eleonora Caputi, eletta nelle liste di Azzollini e ora consigliera Asm. Palesi le anomalie del suo doppio incarico: senatore che richiede una discutibile “visita umanitaria” proprio al carcere di Trani dove è detenuto Altomare e sindaco che ha nominato dirigente del Settore Territorio lo stesso ingegnere nonostante la sua manifestata incompatibilità. L’ASSESSORE PIETRO UVA IN PROCURA Colloquio alla Procura di Trani tra il vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Molfetta, Pietro Uva, e il PM Savasta a metà luglio. Non si sa se l’incontro sia stato richiesto dallo stesso Uva o quest’ultimo sia stato convocato dal magistrato. Il vicesindaco prende le distanze dall’operato di Altomare e/o da Azzollini? Fornisce la propria versione, dichiarandosi estraneo ai fatti? PETRUZZELLA-ALTOMARE, INCONTRO IN OSPEDALE Anche l’assessore comunale Leo Petruzzella, tecnico di laboratorio di analisi, aveva incontrato Rocco Altomare nella stanza dell’ospedale di Molfetta, dove era stato ricoverato la mattina del 23 giugno scorso per un improvviso malore dopo la notifica dell’arresto. L’assessore Petruzzella era stato pesantemente rimproverato sia dai militari che piantonavano l’indagato, sia dalla dott.ssa Annalisa Altomare, direttore sanitario dell’ospedale, che gli aveva intimato di tornare subito nel suo laboratorio. Perché questa visita improvvisa, a porte chiuse, violando le procedure? LE PRIME SCARCERAZIONI Fine luglio, scarcerati i 4 collaboratori dello Studio A&D, agli arresti domiciliari dal 23 giugno: l’arch. Giambattista Del Rosso, l’ing. Gaetano Di Mola e i geometri Alessandro De Robertis e Nicolò De Simine. Revocata l’ordinanza di custodia cautelare: hanno risposto alle domande dei magistrati in un interrogatorio fiume. Avrebbero dichiarato di essere stati solo dei collaboratori dello Studio A&D, limitati a eseguire le disposizioni impartite direttamente dall’ing. Rocco Altomare, che sarebbe stato il vero titolare dello studio (anche se non figurava ufficialmente), in cui anche loro avevano quote di partecipazione. Per il primo interrogatorio di garanzia, i 4 collaboratori si erano avvalsi della facoltà di non rispondere (15 luglio). Il Tribunale del Riesame aveva perciò confermato i domiciliari, rigettando i ricorsi dei loro avvocati Marcello Belsito e Massimo Chiusolo, che avevano puntato sull’insussistenza delle esigenze cautelari. Secondo indiscrezioni, in quell’occasione il PM Savasta, per provare il rischio di inquinamento probatorio e confermare le misure restrittive, avrebbe riportato una serie di intercettazioni ambientali su fatti, luoghi e persone tra Altomare, detenuto in carcere, e la moglie. In libertà dal 6 luglio scorso, Mauro Spadavecchia (costruttore di 81 anni, proprietario dell’Hotel Tritone, difeso dall’avv. Andrea Calò e accusato di reati meno gravi, tra cui la calunnia), che ha risposto alle domande del PM Savasta, e Marta De Giglio, dimessasi dalla Commissione paesaggistica del Comune di Molfetta e poco occupata negli ultimi tempi nello Studio A&D, come lei stessa avrebbe riferito. Sarebbero stati scarcerati dai domiciliari anche il figlio Corrado e l’ing. Donato, fratello di Rocco Altomare.