Recupero Password
Lo stupro di gruppo e la perdita dei valori
15 dicembre 2013

Violentata una ragazza di 14 anni da un branco di giovani. È la notizia che è stata annunciata da tutti i giornali nazionali e ha sconvolto non solo i molfettesi ma anche gli italiani. Si sono create delle correnti di pensiero, alcuni difendono la giovane ragazza, altri si schierano contro perché la considerano una provocatrice, una poco seria. Ma quello che va evidenziato è che la violenza non può essere giustificata. Ogni forma di violenza fisica, psicologica, morale deve essere punita perché lede la dignità di ogni uomo. La studentessa è stata ferita doppiamente perché è stata stuprata nella sua femminilità e violentata dall’amicizia. La sua amica ha creato un profilo facebook con il nome della ragazza affermando che era disposta a tutto, facendola passare per una fanciulla facile. L’amore e l’amicizia sono i valori veri che ogni essere umano deve rispettare, tutelare. Sono i punti cardini su cui ogni società deve basarsi per formare una collettività sana e vivibile . L’episodio drammatico è stato preceduto nella nostra Italia da uno scandalo analogo anche se sono state differenti le circostanze. La triste storia ha visto come protagoniste le baby squillo minorenni al Parioli che si sono prostituite nella Roma bene. Una mamma delle due ragazze ha costretto la figlia a vendere il proprio corpo ai clienti, molti di questi sono uomini adulti, padri di famiglia come avvocati, dottori, liberi professionisti. Si nota un fattore allarmante che riguarda l’emergenza culturale. Siamo abituati all’idea che la donna è sottomessa all’uomo, è un divertimento nelle mani dei potenti, è un gioco per soddisfare i bisogni erotici dell’uomo affamati di denaro, di lussuria, di successo. Le due vicende hanno come minimo comune denominatore la dignità calpestata della figura femminile nella società del capitalismo, dove si pensa a produrre, a far carriera a qualsiasi condizione. Viviamo in un mondo che esclude l’uomo e le sue esigenze. Per molti anni abbiamo assorbito l’idea che l’uomo conta se possiede. Se non ha nulla, rappresenta il nulla. Il problema culturale non riguarda solo i ceti più deboli ma coinvolge soprattutto le classi elevate. È come se si assistesse ad un incontro tra due classi sociali che soffrono di un unico problema, il disagio. I poveri sono gli emarginati dalla società, i quali sono più esposti a vendersi in cambio di qualsiasi sostentamento pur di vivere. I ricchi soffrono della malattia del potere, hanno molto e vogliono possedere il triplo delle ricchezze che predispongono e questa sorta di depressione sfocia nelle smanie di perversione più disparate. Il problema culturale riguarda ogni singolo perché ogni uomo può essere vittima di questa rete corrotta, perversa, individualista della vita. Ognuno dovrebbe imparare a rispettare se stesso e il corpo dell’altro. Il confronto, il dialogo, l’ascolto dovrebbero ritornare ad essere gli ingredienti delle relazioni interpersonali. I genitori e gli insegnanti dovrebbero creare un percorso educativo con e per i ragazzi. Le figure professionali come gli psicologi, i pedagogisti, gli psichiatri devono ritornare ad avere una funzione importante. Inserire i professionisti dell’educazione nelle scuole contribuirebbe non solo a creare opportunità di lavoro ma permetterebbe di arricchire il bagaglio culturale sia degli adulti che dei giovani. Spesso notiamo nelle nostre piccole realtà, i giovani fanciulli che acquistano il sabato sera numerose bottiglie di alcolici dagli ipermercati e dai locali (la legge vieta la vendita degli alcolici ai minori). Si nota una moda particolare tra le ragazze minorenni che curano l’aspetto estetico con il trucco pesante e poco vestite. Non possiamo affermare “Questa è la società, il mondo va a rotoli”. Non possiamo essere indifferenti dinanzi al degrado culturale e sociale che sono tra le cause della crisi economica perché l’uomo ha tutelato i propri interessi e non il bene della collettività. Ogni persona in qualità di padre, di madre, di figlio, di nipote, di nonno deve impegnarsi a cambiare il proprio modo di pensare la vita. Ognuno deve accendere una luce positiva e di cambiamento radicale nella piccola comunità in cui vive. Mi piacerebbe che gli uomini potessero pensare e attuare quel cambiamento della concretezza, dei fatti e non delle belle parole e delle false azioni. Il cambiamento deve partire dal sentimento più profondo contro ogni forma di barbarie e di violenza. Bisognerebbe imparare a comunicare con i giovani, a far comprendere ai ragazzi che lo sballo non va ricercato nella droga, nell’ alcol, nel sesso sfrenato ma nell’ arte, nella musica, nella poesia. La cultura ci renderà uomini liberi dalla perversione del potere. Le vittime di queste dolorose storie di cronaca sono i ragazzi e la loro giovane età già macchiata dalla vigliaccheria del mondo degli adulti. I fanciulli necessitano di buoni esempi e di buoni adulti che sappiano indirizzarli sulla via della verità.

Autore: Maria del Rosso
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet