Lillino Di Gioia si dimette da consigliere comunale a Molfetta
L'ex consigliere regionale: “Una scelta coerente verso chi mi ha votato come candidato sindaco del centrosinistra, una formazione nella quale non mi riconosco più perché cercherò di creare la casa dei moderati-riformisti”
MOLFETTA Lillino Di Gioia (foto) si dimette da consigliere comunale. E' questa la notizia venuta fuori dalla conferenza stampa che l'ex assessore regionale ed ex esponente della "Margherita" ha tenuto a Molfetta.
“Scomporre per ricomporre”, con una delle formule più famose del più grande statista dell'Italia Repubblicana (Aldo Moro), l'ing. Lillino Di Gioia, in un appartamento nobiliare in pieno Corso Umberto, ha battezzato la sua nuova creatura politica tutta di centro, “La Casa dei Moderati-Riformisti”. Il motivo di queste dimissioni è nella coerenza (che altri consiglieri comunali passati da un partito all'altro non hanno avuto) verso i suoi elettori. Essendo stato votato come candidato sindaco del centrosinistra e non riconoscendosi più ora in quella formazione, Di Gioia rimette il mandato, riprendendo la sua battaglia politica da altre posizioni, quelle centriste.
Davanti a televisioni e stampa locale, ma anche ad un nutrito gruppo di esponenti della politica cittadina – da Mauro de Robertis e Mariano Caputo dell'UDEUR, a Pasquale Minuto dell'Udc, a rappresentanze dell'area socialista, ed anche a quel che resta di AN (la coppia inseparabile Ciccio Armenio-Pino Amato) – Lillino Di Gioia ha esposto le ragioni che lo hanno portato ad intraprendere questo nuovo progetto politico, che fa appello ai cattolici, ai laici, ai socialisti, ai riformisti delusi da questo fanatico bipolarismo, ricollocando l'asse delle scelte di Governo al centro.
Nella sua introduzione, infatti, l'ing. Di Gioia ha descritto le colpe del bipolarismo che stanno determinando il deprofundis della 2a Repubblica. “In questi 15 anni, dal 1992 ad oggi - a esordito di Gioia – il sistema maggioritario ed il bipolarismo hanno cancellato ideologie ed identità con una serie di conseguenze anomale: aumento perverso del numero dei partiti (oggi se ne contano più di 25, contro i 7-8 del passato); due schieramenti continuamente in contrasto, con una paralisi totale degli apparati governativi sia nazionali che locali; l'unico momento di unione tra i due poli, si è avuto per l'approvazione della legge sul finanziamento dei partiti, circa 4.000 delle vecchie lire per ogni voto, che ha permesso a questi ultimi di risanare bilanci dissestati, senza che nessun giornale ne parlasse.
A questo si aggiunge l'incremento dei costi per il mantenimento della “casta” politica, si pensi – ha ricordato di Gioia – le 170.000 lire al mese che guadagnava come Presidente dell'AMNU di Bari e gli oltre 10.000 euro percepiti all'attuale Presidente, per non parlare degli stipendi di dirigenti sanitari, consiglieri e quant'altro figli di una classe politica senza un adeguato percorso di formazione”.
La medicina per l'attuale crisi della politica, sbeffeggiata nelle piazze dal “grillismo” – ha ribadito Lillino di Gioia – sta nella riduzione dei partiti.
Riconosce il merito al nuovo Partito Democratico di aver innescato un meccanismo di sintesi del quadro politico, che adesso vede ripartito nelle seguenti aree: destra, centro, centro moderato-riformista, Partito Democratico, area socialista, area comunista. Sottolinea anche la necessità di comprimere l'apparato statale per ridurre i costi della politica: vede un territorio dove al Governo centrale si affiancano le Regioni, 10-11 Aree Metropolitane e Comuni, eliminando le Province.
Non sono mancate le critiche al costituendo Partito Democratico, un'idea in cui aveva creduto inizialmente, ma ricordando le dichiarazioni di Arturo Parisi, ritiene che è un partito che nasce “morto”, ed il 14 ottobre il popolo delle primarie andrà semplicemente a votare degli accordi blindati: “è una presa in giro – ha affermato di Gioia - inserire personaggi della società civile agli ultimi posti delle liste, per poi vedere i soliti politici, o quelli appoggiati dai vertici nazionali (vedi il sindaco di Bari Michele Emiliano) ricoprire congiuntamente il ruolo di controllato (sindaco, presidente ASI, ecc.) e controllore (segretario di partito)”.
È un fiume in piena quando Lillino di Gioia attacca il sindaco Azzollini. “È arrivato il momento di porre fine ai diversi conflitti d'interesse che si riconducono alla famiglia Azzollini – ha dichiarato di Gioia – che ha l'egemonia politica ed economica (si parla del possesso di oltre 240 milioni di euro in azioni del gruppo Antonveneta) del paese: l'organo di revisione dei conti è costituito dalla sua segretaria, da un familiare e da un amico più stretto del parente, con assemblee che probabilmente si svolgono in casa Azzollini; dirigenti comunali che dichiarano alla stampa di seguire Azzollini fino all'inferno; per non parlare dei ritardi dell'Amministrazione per la presentazione dei progetti per l'area metropolitana “Bari 2015” i cui finanziamenti sono di prossima scadenza; le continue proroghe, richieste dall'impresa appaltatrice, per la definizione del progetto esecutivo del porto; un consiglio comunale inutile, dove nessuno della maggioranza o per incapacità o per minacce interviene, e da cui mi dimetterò prima della seduta che approva il bilancio comunale”.
L'ing. Di Gioia anticipa anche una bomba: parla di un lodo arbitrale a Roma in cui l'impresa Mazzitelli (in causa con l'Amministrazione comunale per la gestione dell'impianto di compostaggio) chiederebbe al Comune circa 30 milioni di euro per risarcimento danni; se questo fosse vero, anche solo in parte, ci sarebbe il dissesto finanziario per il Comune.
“È il momento delle scelte, – conclude Di Gioia – Forza Italia si frantumerà in mille pezzi non appena Berlusconi si farà da parte e la mission della casa dei moderati-riformisti deve essere pronta a raccogliere quei cocci che non hanno nulla da spartire con AN e Storace. Alle forze di centro locali (UDC in particolare), non chiedo di abbandonare la maggioranza ma almeno aprire un tavolo permanente in cui consultarsi sulle scelte più importanti per la città.”
Sarà l'ultima intuizione politica dell'ingegnere, capace molte volte di anticipare i futuri scenari, o l'ultimo colpo di coda di una carriera politica (con alti e bassi) che si avvia ad un maturo pensionamento?
Autore: Roberto Spadavecchia