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Legambiente accusa: illuminazione della strada provinciale Molfetta-Terlizzi: spreco di denaro pubblico, di energia ed enorme inquinamento luminoso
09 febbraio 2013

MOLFETTA – La recente illuminazione della strada provinciale Molfetta-Terlizzi (nella foto) è sotto tiro da parte del circolo Legambiente di Molfetta che accusa la Provincia di Bari di spreco di denaro pubblico, di energia e perfino di inquinamento luminoso. Legambiente lancia una pesante denuncia e aggiunge che la spesa di 500mila euro non può essere giustificata con la sicurezza, anzi, la maggiore illuminazione indurrà gli automobilisti ad aumentare la velocità col rischio di incidenti. Eppure c’era stato qualche politico locale di centrodestra che si era perfino vantato, per motivi elettorali, di aver contribuito alla realizzazione di quest’opera.

Ecco il comunicato dell’Associazione ambientalista:
«500.000 euro sprecati dalla Provincia di Bari per illuminare la strada provinciale Molfetta – Terlizzi per l’’intero percorso di 6 km.
Ben 180 pali per una potenza complessiva di 27 kW per fare di quel tratto la strada illuminata più lunga dell’intero territorio provinciale.
Soldi e risorse sprecate, secondo Legambiente e l’associazione “Cielo Blu”, distratte da un utilizzo più appropriato, soprattutto in questo momento di sobrietà.
Una scelta non sostenibile quella di realizzare questo mega impianto di illuminazione che non può trovare giustificazioni nell’aumento della sicurezza stradale. Infatti non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che all’incremento di luminosità corrisponda un incremento della sicurezza stradale. Semmai succede il contrario: la maggiore luminosità può indurre gli automobilisti più spregiudicati a incrementare la velocità proprio a discapito della sicurezza.
La sicurezza stradale può migliorare con altre misure: incremento del trasporto pubblico, rispetto del codice della strada, adeguata manutenzione della sede stradale, corretta gestione delle acque meteoriche, adeguata segnaletica stradale e rimozione dei cartelli pubblicitari collocati in posizione non idonea e non conforme alle previsioni del codice della strada, sistemi passivi di segnalazione catarifrangenti e piccoli impianti a led e a basso consumo per la segnalazione dei punti critici (incroci a raso, curve pericolose, rotonde). 
Nel caso della s.p. Molfetta-Terlizzi, invece, c’è da registrare oltre al danno anche la beffa. Non solo lo spreco di denaro pubblico (500.000 euro di investimento oltre ai costi di gestione), ma anche inquinamento luminoso (e non si dica che i riduttori di flusso hanno mitigato l’impatto) e tanta, tanta energia inutilmente sprecata. A danno dei cambiamenti climatici e della salute dei cittadini colpiti dall’impatto delle centrali che producono energia. Con buona pace per le strategie di riduzione dei consumi e degli accordi sul clima.
Chi ci ha guadagnato allora? Solo il partito dell'energia, delle centrali e del consumo di risorse. Quelli che ritengono che i consumi energetici possono solo aumentare e non si deve far nulla per invertire la tendenza. Quelli che intendono favorire il ritorno al nucleare e le trivellazioni petrolifere in mare».
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Negli ultimi anni è aumentata la sensibilità verso una nuova forma di alterazione dell'ambiente che riguarda il cielo notturno e che viene ormai definita “inquinamento luminoso”. Questo fenomeno è legato all'eccesso di luce artificiale che viene indirizzato verso la volta celeste dagli impianti di illuminazione esterna sia per l'erronea scelta o disposizione dei corpi illuminanti che per l'eccesso di flusso luminoso da questi emesso. Il problema è stato denunciato da astronomi e astrofili, fortemente penalizzati nelle loro attività di ricerca e osservazione a causa dell'aumento di luminosità del fondo cielo che tende ad “oscurare” i deboli segnali luminosi che provengono dai vari oggetti celesti. Anche se in Italia esistono numerose leggi regionali che hanno tentato di arginare il problema, cercando anche di ridurre i consumi energetici, siamo ancora lontani dalla meta. Uno degli argomenti che con maggior ossessione e demagogia viene brandito da amministratori e illuminotecnici per giustificare il sempre maggior livello di illuminamento delle nostre città è quello della sicurezza, vuoi stradale in senso stretto con riferimento alla prevenzione degli incidenti, vuoi per il controllo della criminalità. Negare che un posto illuminato dia una maggior sensazione di tranquillità rispetto uno completamente buio sarebbe un esercizio sterile e controproducente. Tuttavia appare necessario, sulla scorta di studi e statistiche effettuati in campo internazionale, verificare in che misura l'equazione più luce, più sicurezza sia fondata. In realtà è stato accertato il contrario, in quanto l'eccesso di luce comporta, in media, un aumento della sensazione di sicurezza nella guida fino a indurre la gran parte degli automobilisti a premere il piede sull'acceleratore violando sempre più spesso i limiti di velocità. Non a caso la maggior parte dei sinistri, anche quelli più gravi, si verifica nei centri cittadini e, con maggior frequenza, nelle zone più fortemente illuminate (dati ACI 2010). Dobbiamo quindi sfatare il mito che le città più illuminate siano anche quelle più sicure. In base alla statistica dell'ASAPS pubblicata su “Quattroruote” la città più pericolosa d'Italia sarebbe Rimini con 10,080 incidenti su ogni 10.000 abitanti. E' interessante osservare che come nella classifica Roma sia all'85° posto. Non a caso la luminanza media rilevata a Rimini è superiore a quella di Roma e di altre città più popolate! Non sarà inutile sapere che nel centro di Berlino (Molstrasse - zona Alexanderplatz) le strade hanno valori di illuminamento 8 volte inferiori a quelli del parcheggio della Fiera di Roma (notoriamente vuoto per oltre 300 giorni l'anno). Il tutto si riflette sui consumi energetici che, nel caso di specie, sono ridotti drasticamente. Vi sono poi casi, nemmeno tanto rari, in cui l'erroneo posizionamento dei corpi illuminanti (spesso diretti negli occhi degli utenti della strada), non disgiunto dalla loro ragguardevole potenza, è causa non solo di fastidio ma di vero e proprio pericolo dovuto all'abbagliamento che questi provocano. In tal senso un caso emblematico sono le insegne pubblicitarie che, con le loro luminanze sempre più elevate, costituiscono un attentato alla sicurezza stradale. Il Codice della Strada prevede un massimo di 150 cd/mq mentre molte leggi regionali impongono un limite più basso, nel Lazio ad esempio 10 cd/mq. A dispetto di ciò non è difficile trovare insegne con luminanze che oltrepassano le 1000 cd/mq. Le più pericolose in assoluto sono quelle a LED con cambio continuo di colore. Ciò perché nel passaggio da certe tonalità cromatiche ad altre (da rosso a bianco ad esempio) la loro emissione può aumentare repentinamente anche di 10 volte accecando così gli automobilisti. Fatto questo che viene peraltro sanzionato anche dall'art. 23 del Codice della Strada. Analogo discorso deve essere fatto, con grande onestà intellettuale, per il rapporto tra illuminazione e criminalità. Anche in questo caso non vi sono prove che la sola presenza di lampioni riduca o annulli tale problematica. Molti dati raccolti sembrano addirittura indicare il contrario, specie quando parliamo di incremento della potenza degli impianti. In pratica oltrepassando determinati limiti non si ottiene alcun vantaggio sotto il profilo della sicurezza mentre è certo che vengono aumentati i consumi energetici. Interessante in tal senso è l'esperimento svolto a Chicago nel 2000 dall'Unità di Ricerca e Analisi di Giustizia Criminale dell'Illinois a seguito del potenziamento di parte dell'illuminazione del West Garfield Park (passando da lampade da 90 W ad altre da 250 W). A sorpresa è emerso che nella zona interessata all'incremento di potenza i reati notturni sono aumentati del 21% con 519 denunce contro le 428 dell'anno precedenti, mentre in tutte le zone dove gli impianti sono rimasti con l'originaria potenza non è stato registrato alcun aumento di fatti delittuosi. Da ultimo è necessario un breve accenno alla tecnologia LED ed al suo apporto reale all'efficienza energetica e di conto economico. Se da un lato non vi è dubbio che i LED, anche se ancora non ben collaudati, potranno rappresentare il futuro dell'illuminazione sussistono ancora validi motivi per non mandare in pensione le sorgenti al sodio, specie se accoppiate, come prevedono le leggi regionali, con i riduttori di flusso luminoso. I soli dati del risparmio energetico e della durata, accreditata in alcuni casi a 100.000 ore, non bastano a controbilanciare l'affidabilità, l'economicità e la piena maturità tecnologica offerte, ancor oggi, dalle lampade al sodio. Una cosa è certa e va detta: i corpi illuminanti a LED in grado di assicurare prestazioni eccellenti, hanno un costo minimo di 5 o 6 maggiore volte rispetto quelli tradizionali. Non sempre le caratteristiche fotometriche dei nuovi apparecchi si sposano con le interdistanze dei sostegni di quelli che vengono sostituiti e spesso il risparmio viene conseguito offrendo ai comuni apparecchi con potenze troppo basse e non in grado di sviluppare un flusso luminoso adeguato. In pratica non di rado ci si imbatte in strade con illuminazione a righe bianche e nere e con valori di luminanza del tutto inadeguati. In questi casi anche un risparmio del 60% non giustifica il passaggio alla nuova tecnologia. Da ultimo si registra la tendenza, da parte di progettisti e impiantisti, all'uso di temperature di colore troppo elevate, in alcuni casi oltre 5000 gradi Kelvin che, oltre a rendere gli ambienti troppo freddi e spettrali, costituiscono fonte di fastidio per una corretta visione per l'eccesso di radiazione blu e violetta. Ad ogni modo la situazione è destinata a cambiare in meglio nei prossimi anni, quando le criticità indicate verranno risolte grazie alla veloce evoluzione di questa tecnologia. Mario Di Sora, Presidente Unione Astrofili Italiani - Direttore Osservatorio Astronomico di Campo Catino







AMICI DI LEGAMBIENTE NELL'ESSERE SOLIDALE CON LE LORO TESI PURAMENTE AMBIENTALISTE ECOLOGICAMENTE PARLANDO E' NECESSARIO TENERE PRESENTE A COSA SERVE L'ILLUMINAZIONE PUBBLICA STRADALE,E' PRIMA DI TUTTO UNA UTILITA'CHE USUFRUIAMO TUTTI,LO SPRECO VA CERCATO ALTROVE E CI SONO MOLTI ESEMPI DA SEGNALARE, AL PUNTO CHE IL LEGISLATORE HA DECISO DI FARCELA PAGARE IN MANIERA MOLTO ESPRESSA CON LA NUOVA TASSA DENOMINATA TARES CHE SOSTITUISCE LA VECCHIA TARSU CHE RIGUARDAVA SOLO LA RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI.RIBADISCO CHE A MOLFETTA CI SONO 159 FAMIGLIE CHE SONO COSTRETTE AL MANTENIMENTO DI UNA RETE STRADALE PRIVATA CHE IL COMUNE NON HA MAI INTESO SUBENTRARE POICHE' DOPO IL PRIMO DECENNIO DELLA CONVENZIONE SOTTOSCRITTA DA TUTTI I PROPRIETARI DELLE UNITA' IMMOBILIARI A CUI ORA VIENE CHIESTO DI SOTTOSCRIVERE ALL'UNANIMITA' LA CESSIONE GARANTITA CHE NON SI RIESCE AD ORGANIZZARE POICHE' I FANATICI ESIBIZIONISTI DELLA DIZIONE PRIVATA HANNO FATTO IN MODO CHE L'ASSEMBLEA CONDOMINIALE DELIBERASSE LA LUNGA ATTESA DELL'ATTO AMMINISTRATIVO DI ESPROPRIO DA PARTE DEL COMUNE IN VIRTU' DEL COMPLETAMENTO DELL'ITER BUROCRATICO DEL COMPARTO n.18,CHE RIGUARDA SOLO 1750 MQ DEI TOTALI 3227 MQ MANTENUTI DA 37 ANNI SEMPRE APERTI AL PUBBLICO ED IN PROCINTO DI TRASFORMARSI IN DOMINIO PUBBLICO PER DUBBIA AUTORIZZAZIONE DEL COMUNE ALLA CANCELLIZZAZIONE E SOLO ORA LA NUOVA AMMINISTRAZIONE CONDOMINIALE HA DECISO DI PROPORRE DI POTENZIARE L'ILLUMINAZIONE PER EVITARE LE FACILI CADUTE ACCIDENTALI RISARCIBILI IN TERMINI DI LEGGE POICHE' OLTRE ALLA SCARSA VISIBILITA'LE PIASTRELLE UTILIZZATE DA SEMPRE SI SONO LEVIGATE E NECESSITANO DI SOSTITUZIONE, INVECE DI PROPORRE LA CANCELLIZAZZIONE NON VOLUTA DA CHI NON VUOLE SCOPRIRE CHE IL MANTENIMENTO E' STATO INUTILE









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