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Le vite spezzate dalla strage sulla statale 16 a Molfetta, l'alta velocità tra le cause dello scontro Proseguono gli accertamenti della procura di Trani. È stato escluso che il Ramaj Elvis, il ragazzo albanese sopravvissuto, avesse bevuto o assunto stupefacenti. Si attendono i risultati dell'autopsia su Lazzaro Rizzi, il conducente della Mercedes che ha causato l'impatto
25 agosto 2008

MOLFETTA - Si è svegliata frastornata Molfetta dopo l'ennesima strage che ha colpito quattro suoi giovani figli. Sull'asfalto della statale 16 ci sono ancora i lunghi segni della frenata, lunga quanto inutile, della Mercedes su cui erano a bordo Lazzaro Rizzi, Annalisa De Ceglia, Sergio De Gennaro ed Elisabetta Cagnetta. Qualcuno ha deposto dei fiori, rossi, come la scia di sangue che impregna ancora l'asfalto. Le auto rallentano, guardano e poi riprendono la loro corsa. Proprio l'alta velocità è stata sicuramente la causa dell'incidente, “dai primi accertamenti risulta che la Mercedes, - ha spiegato il sostituto procuratore della procura di Trani, Michele Ruggiero - andasse oltre i centocinquanta chilometri all'ora, più del doppio rispetto al limite. Non escludiamo che il conducente avesse anche bevuto”. Per verificare questa evenienza sarà effettuata l'autopsia sul corpo di Lazzaro Rizzi(nella foto il primo a sinistra), mentre la Procura ha già aperto un'inchiesta e l'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo, visto che appare sempre più chiaro che sia stata la Mercedes a invadere la carreggiata opposta e a causare lo schianto frontale. Gli accertamenti hanno escluso, invece, che Ramaj Elvis, il ragazzo albanese di 20 anni alla guida della Volvo, avesse bevuto o assunto stupefacenti. Lo hanno rilevato i risultati degli esami tossicologici compiuti all'ospedale “Bonomo” di Andria dov'è attualmente ricoverato. La sua prognosi è ancora riservata, dopo gli interventi agli arti inferiori e per l'asportazione della milza, anche se ha superato la notte le sue condizioni rimangono critiche. L'unica parte del suo corpo a rimanere integra, hanno detto i medici è il cranio e questo induce a non disperare. Potrà essere lui a ricostruire la dinamica dell'incidente avvenuto alle 3.30 di sabato sera alle porte della città, in cui ha perso la vita anche il suo connazionale 23enne Dritam Hoxhla (nella foto l'ultimo a destra). Entrambi venivano da una serata di lavoro, avevano venduto bibite al concerto di Renzo Arbore a Giovinazzo e si stavano recando a Bisceglie per mangiare un cornetto caldo. Tornavano da una festa di compleanno invece i quattro ragazzi molfettesi. Due coppie. Lazzaro, 27 anni, era un elettrauto, titolare di un'officina, con la passione per auto e moto che l'aveva portato a presiedere il Moto Club di Molfetta, mentre la sua fidanzata Annalisa De Ceglie, 24 anni (nella foto la seconda da destra), lavorava come estetista. I due si sarebbero dovuti sposare il maggio prossimo e di quel sogno resta solo l'abito bianco con il quale il suo corpo è stato avvolto. Sergio De Gennaro (nella foto il terzo da destra), 23 anni, lavorava come chef in una sala ricevimenti di Cerignola, e Elisabetta Cagnetta, 21 anni, anche lei estetista in un noto salone di acconciature nei pressi del seminario regionale, sono l'altra coppia molfettese che ha perso la vita nell'incidente. Non è ancora stato stabilito il giorno del funerale. I corpi senza vita sono ancora nell'obitorio del cimitero, all'esterno del quale i genitori e amici dei ragazzi piangono e gridano il loro dolore. Ha la forza di parlare il papà di Lazzaro: “non voglio più sentir parlare di queste stragi del sabato sera, i giovani devono stare attenti”. Un appello che oggi suona come un tardivo rimprovero.
Autore: Michele de Sanctis jr.
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E' inutile adesso parlare di colpe..certo fa rabbia sapere che 5 vite potevano essere risparmiate ma ormai è fatta e parlare col senno di poi è troppo semplice.Posso comprendere la rabbia dei genitori e parlo da amica di uno dei ragazzi deceduti...si,si poteva evitare ma c è stato.Il sindaco ha speso belle paroledi cordoglio e fatto le sue raccomandazioni,ci saranno due giorni di lutto cittadino,si continuerà a dire che bisognava andare piano e che è stata una bravata ma scommetto che tra un mese le cose saranno esattamente come ora!Quella strada rimarrà ancora buia,i controlli stradali saranno minimi,le belle parole saranno dimenticate e nel tempo altri letti continueranno a restare vuoti dalla domenica sera.Allora smettiamo di parlare e di dare colpe,assumiamoci tutti le responsabilità dovute...cominciamo a cambiare noi nel nostro piccolo cercando di rispettare i limiti di velocità e pretendere cambiamenti da chi ci rappresenta e ha il potere di attuarli.Ragazzi da soli non andiamo da nessuna parte!Uno dei ragazzi coinvolti era un mio caro amico di infanzia ed è col dolore di chi ha perso una persona cara che parlo..Qsta settimana è stata scossa la nostra città,nei giorni scorsi 7 ragazzi vicino lecce sono andati incontro alla stessa sorte...anche lì colpa maggiore la velocità..poi ancora morti sulla strada di terlizzi e non ci è nuova nemmeno quella di ruvo..possibile ke che sia sempre colpa di chi guida?o è un insieme di fattori che contribuiscono alla tragedia?Quelle strade sono sempre buie,ci sono curve e dossi che non pemettono di avere buona visibilità,le campagne x la maggior parte sono aperte ed un cane non può sapere ,di suo,di essere causa di incidente se attraversa la strada...Pertanto,cominciamo a mettere recinzioni alle campagne,garantiamo illuminazione su tutte le strade,aumentiamo i controlli affinchè chi guida sappia che non si può esagerare xkè si è beccati..Caro signor sindaco le auguro buon lavoro con l auspicio che tutte le belle parole spese x qsta circostanza non rimangano limitate alla vendita vietata di bevande alcoliche da parte di tutti gli esercizi commerciali molfettesi dopo le ore 22.00. Che possa qsto essere solo l inizio di una serie di cambiamenti e che la vita spezzata di Sergio,Elisa,Annalisa,Lazzaro e del giovane ragazzo albanese serva a capire qnto sia preziosa la nostra e qnto poco ci voglia a non farne più parte.ciao ragazzi...

Venendo a conoscenza dell'ennesimo tragico incidente stradale, sono rimasta molto colpita dalla sciagura che ha colpito tutte le famiglie dei giovani coinvolti nell'incidente, compresa quella del sopravissuto ( ma chissà in quali condizioni), oltre che alla triste conclusione di queste giovani vite. Oggi,leggendo le notizie in internet ho trovato questa lettera pubblicata sulla GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO online, indirizzata ad un altra vittima della strada.E' indirizzata a Matteo, ma potrebbe essere indirizzata anche a Lazzaro, o qualsiasi altro ragazzo coinvolto in simili incidenti. Leggetela, a me ha fatto venire la pelle d'oca. Forse perchè anch'io sono una mamma...... Lettera di una madre al giovane salentino morto a Galatone: «Caro Matteo... di DANIELA D'AMBROSIO Caro Matteo, vittima e carnefice insieme della tragica strage salentina, scrivo a te anche se forse tu non puoi sentirmi, non puoi leggermi. Ma scrivo a te, e attraverso te a tanti tuoi coetanei che rischiano la vita spingendo un acceleratore sulle strade, perché spero che da questo dialogo muto e unilaterale arrivino le risposte a tante domande che resteranno nell'aria e nel cuore forse per sempre. Correvi su una strada improbabile, al volante di una mini, piccola quanto veloce. Il tachimetro si è fermato segnando 160 orari. Nei tuoi pochi anni di vita, e pochissimi di patente, ti sarai sentito dire mille volte di non correre, di non rischiare la vita, che il pericolo è dietro l'angolo. Tua madre e tuo padre ne avranno passate di notti insonni ad aspettarti, magari facendo finta di dormire, finché non hanno sentito girare le chiavi nella toppa. Una bella notte quella chiave non ha girato ed ora non girerà più. Non sei tornato e insieme a te non sono tornati altri sei giovani come te, mentre un'altra sta ancora lottando fra la vita e la morte. Il conducente eri tu, la “colpa” presumibilmente è tua. La tua famiglia è impazzita dal dolore e continuerà a impazzire per il resto dei suoi giorni, insieme a loro stanno impazzendo le famiglie degli altri ragazzi che sono volati in cielo insieme a te. Ora ci saranno inchieste giudiziarie, avvocati, assicurazioni, prove e controprove, cause, risarcimenti danni e tutto quello che ne consegue. Tu o qualcuno alla fine risulterà colpevole ma questo al momento credo che sia ininfluente. Quello che mi viene in mente in questo momento è una frase del film “Il silenzio degli innocenti”, quella in cui il “mostro” Hannibal Lecter, che minacciava di uccidere la figlia di una illustre donna politica, le chiede gelidamente e cinicamente se sente ancora i morsi di quando l'aveva messa al mondo, i dolori del parto, la dolcezza dei momenti in cui l'aveva allattata, dolorosa più del dolore stesso. Bene, quei ricordi, quei dolori, quei morsi resteranno per sempre nell'animo della tua mamma, urleranno di dolore nel suo animo e in quello di tutte le altre mamme dei ragazzi morti, insieme al vuoto della vostra assenza, ogni secondo della loro vita, ogni secondo in cui penseranno che non ci siete più. Ora però, mentre scrivo, di una cosa sola sono certa: tu non volevi questo, tu non potevi volere questo. Tu, mentre correvi incosciente e spensierato eri lontanissimo da questi pensieri, certo non volevi straziare di dolore la tua famiglia, non volevi la disperazione della tua mamma, non volevi seminare tanto dolore intorno a te, non volevi far del male ai tuoi amici e di certo non volevi buttare via la tua vita. Non pensavi in quel momento che per quella tua corsa incosciente di un attimo avresti compromesso il TUO futuro, il TUO domani, tutta l'allegria, la spensieratezza dei tuoi anni, tutte le serate allegre che sarebbero venute, il sole, l'amore, le scorribande in spiaggia. Non ci hai pensato davvero o non avresti corso di sicuro. In quel momento non hai sentito nelle orecchie tutti gli inviti alla prudenza e le raccomandazioni “pallose”, le sollecitazioni alla responsabilità e a pensare che la fatalità è sempre dietro l'angolo. E per favore non rispondermi che la colpa è nostra, che i primi colpevoli siamo noi, la società che vi dà falsi valori, le auto veloci che vi mettiamo nelle mani, i modelli educativi che vi arrivano da tutti i telefilm e da tutti i cartoni animati del mondo che vi dipingono una vita da invincibili, sempre “no limits”. Noi siamo colpevoli della tua stessa colpa: dell'incoscienza di essere andati dietro con troppa leggerezza a benessere e progresso e ricchezza e falsi miti, senza capire che tutto questo, prima o poi, lo avremmo pagato con il sangue dei nostri figli. Noi abbiamo pensato ingenuamente che le nostre prediche “pallose”, le nostre “paranoie” fossero sufficienti, abbiamo dimenticato che alla tua età eravamo sordi ad ogni raccomandazione e che, a nostro modo, abbiamo corso i nostri rischi, più piccoli e diversi ma pur sempre rischi, e in più larga percentuale ci è andata bene, perché siamo qui a raccontarli. Ora però, da mamma che soffre insieme alla tua mamma e a tutte le mamme che hanno perso i loro figli adorati, mi auguro per te una cosa sola: che dovunque tu sia in questo momento, sia in un mondo fatto davvero di luce o di niente, in un posto in cui non possa raggiungerti il rimorso di aver spezzato la tua vita e quella dei tuoi amici, in un posto dove morire non rappresenta la tragedia che rappresenta per noi, dove non c'è rimpianto per quello che si è lasciato, perché se così non fosse ora stai impazzendo anche tu, ancora più dolorosamente e più crudelmente di noi che siamo qui a piangerti e a piangervi. Te lo auguro con tutto il mio cuore ragazzo mio. Perché la condanna peggiore che tu o chiunque sia colpevole di tanta tragedia potrebbe avere, oltre quella di assistere impotenti al nostro strazio, sarebbe quella di stare da qualche parte a guardare questa vita bella e brutta che continua a scorrere sotto di voi e senza di voi e pensare con rabbia e rimpianto e rammarico: “Quanto sono stato stronzo, avessi rispettato la legge, i limiti di velocità, ascoltato le pubblicità progresso, letto gli articoli sui giornali, i cartelloni stradali. Ora saremmo tutti vivi e avremmo ancora tanto di cui godere. Quanto sono stato stronzo, avessi dato retta a mamma”. Ieri era Ferragosto e tu non eri al mare, non ci sarai mai più. Vacci, se puoi, insieme a tutti i giovani del mondo, godi con loro, tieni il loro piede alla giusta pressione sull'accelleratore, i loro occhi sulla strada, le loro coscienze vigili. Parla ai loro cuori, racconta la tua esperienza, digli di non fare la tua fine. E comunque, dovunque tu sia, buona fortuna, ragazzo mio. 17/8/2008 GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO


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