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Le visite di Cesare II Gonzaga a Molfetta nel 1612 e nel 1625 (II)
15 novembre 2014

Nei tre giorni di permanenza di Cesare faceva freddo e nevicò. Egli si divertiva molto a giocare a palla a maglio al largo della Porticella e al borgo alla pilotta. Visitò diverse volte la chiesa della Madonna dei Martiri, faceva lunghe passeggiate sulla strada dei Cappuccini e nell’agro. Con la partenza di Cesare II Gonzaga per Giovinazzo furono smontati gli archi e i pali e recuperati, furono portati nel castel nuovo; si provvide a colmare i fossi e ad appianare le vie; l’artiglieria fu riportata sui torrioni, si provvide a lavare le lenzuola dei letti prima di consegnarli a chi li aveva prestati. Il bagaglio della comitiva fu trasportato a Giovinazzo con le barche di Giacomo de Cillo e di Giovanni Giacomo Stoia. Nel mese di settembre del 1611 Francesco Antonio Passari, trovandosi a Campobasso, ebbe notizia che Cesare II Gonzaga si doveva sposare con Isabella Orsini, figlia di Virginio Orsini, duca di Bracciano. Avvisati con tempestività i sindaci di Molfetta, il capitano Alessandro Passari e Angelo Colami, questi proposero al Consiglio Decurionale di fare festa per tre giorni con l’accensione di fuochi ai capi strada, suonare le campane, dare una regalia al corriere che portò la notizia, fu deciso anche di dare un donativo di 400 ducati a Cesare II per tornare da Campobasso a Guastalla, chiedendo però preventivamente il regio assenso da Napoli. Il matrimonio fu poi celebrato nel 1612. Cesare II Gonzaga, rimasto vedovo nel 1623, tornò a visitare Molfetta ancora da solo e ancora come cadetto al titolo ai primi di maggio del 1625. I sindaci di allora Giovanni Donato Passari e il notaio Giacomo Messina si prodigarono a organizzare l’evento. Ai maestri muratori e falegnami: Giovanni Giacomo Nicolizza, Giovanni Battista Giancaspro, Francesco Antico, Francesco Maria Mariano e Francesco Antonio Gilao fu dato l’ordine di riparare il palazzo della città specialmente la camera detta della principessa. Roberto Michiello fornì tutto il legname che servì per le riparazioni tra cui 47 tavole, 15 morali doppi, 2.100 chiodi per tavolato, 300 chiodi detti di Siena e 3 centroni. Dopo la riparazione del palazzo di città Ferrante delle Donne ebbe l’incarico di provvedere a preparare le stanze di alloggio; con l’aiuto di Giuseppe Bell’Antuono, del chierico Serio Andrea Capriolo, Paolo Cimino e Donato Antonio Rusco fece guarnire le pareti con quadri e stoffe e padiglioni, poi comprò lancelle di acqua, giarre, scodelle, piatti di Faenza, gallette, tromboni, tinelle, bicchieri di cristallo, caraffe di vetro, orinali, legna per cuocere, comprò dell’acqua per servizio del palazzo rifornendo la cisterna, le torce di cera che servirono la sera a portare il mangiare dalla cucina e i candelotti di cera per illuminare la tavola. Da alcuni manovali fece pulire il largo avanti al palazzo di città. Roberto Michiello fornì i chiodi di diverse misure per appendere i panni, quadri e altre guarnimenti nella camera del principe, del segretario e della sua corte. Sempre Ferrante delle Donne comprò i viveri e altro occorrente per servire il pranzo e la cena; in questa occasione diversamente dalla volta precedente (1612) fu servito molto pesce. Si consumarono 29 rotola di storione, aragoste, cozze gentile, capitoni tarantelli, pesce minuto, sardelle, moscardini; come condimento furono usati prezzemolo, menta, sale, olio, aceto; come verdura asparagi e insalata; di frutta si mangiarono prugne, mandorle, fichi, citrangoli, cocioncella e caviata; fu consumato poi riso, pane, vino e, infine, i dolci: confetti, zucchero fino, pepe, cannella, garofani, zibibbo, copeta, neve da Ruvo. Il cuoco, fatto venire da Andria, preparava di volta in volta i lauti banchetti. Per evitare eventuali furti si fece vigilare il palazzo notte e giorno per 15 giorni. Al termine della visita di Cesare II Gonzaga l’incaricato Francesco delle Donne fece smontare tutto l’arredo e consegnò ai rispettivi proprietari le robe avute in prestito. Da una lavandaia fece poi lavare la biancheria e anche questa restituita ai padroni. Tutte le città conservano un patrimonio storiografico notevole che, se opportunamente studiato e valorizzato, concorre alla conoscenza della propria storia e può anche stimolare e favorire il turismo locale riproponendo avvenimenti medioevali o visite particolari di personaggi famosi legati alla città. Diversi anni fa si portò a conoscenza di una giostra quintana tra soldati, svoltasi a Molfetta nel 1579, ora si è voluto ricordare i festeggiamenti che la città preparò per le visite di Cesare II Gonzaga figlio Ferrante. * 2 - Fine. La precedente puntata è apparsa nel mese di ottobre 2014.

Autore: Corrado Pappagallo
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