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LE REAZIONI POLITICHE ALLO SCANDALO EDILIZIO È scontro fra il sindaco e il centrosinistra
15 febbraio 2007

La vicenda del sequestro di sedici palazzine nella Zona 167 ha scosso il mondo politico molfettese che è sembrato, a dir la verità, più impegnarsi nel rimpallarsi le responsabilità dello scandalo edilizio, che cooperare per trovare una soluzione e far in modo che tutto ciò non possa più accadere. Il Movimento del Buon governo ha rivendicato di aver sollevato assai per tempo la questione, con iniziative pubbliche ed anche, nel gennaio 2005, con «un'interrogazione consiliare cui l'ex dirigente Giuseppe Parisi rispose, per conto della maggioranza, negando nel merito che le zone avessero bisogno di piani particolareggiati e che ci fosse bisogno di nuovi servizi, dichiarando sufficienti quelli esistenti ». Un fatto che permette agli esponenti del Buon Governo di trovare «quanto meno singolare l'atteggiamento del sindaco-senatore che deresponsabilizza se stesso e la sua giunta e tenta di liquidare il tutto come una “questione giudiziaria». Non vediamo come le responsabilità penali, qualora accertate, in carico agli indagati non debbano coinvolgere le responsabilità politiche degli amministratori e delle maggioranze che hanno permesso e avallato talune scelte. Né l'attuale maggioranza ed i suoi esponenti possono escludere che essi siano i naturali prosecutori della passata azione amministrativa. Non è un caso che l'assessore all'urbanistica sia stato riconfermato, che le municipalizzate siano rimaste preda degli stessi personaggi». E sì, perché anche questo è accaduto, che all'indomani dell'iniziativa giudiziaria, il sindaco Antonio Azzollini abbia fatto sapere di poter «assicurare che sin dal primo giorno del mio insediamento ho inteso fissare regole amministrative e indirizzi politici urbanistici improntati al massimo rigore, alla massima correttezza e alla massima trasparenza. Così è adesso, mentre su ciò che era prima non tocca a me dare giudizi». Lavandosi le mani, quindi, di una vicenda che riguarda la precedente gestione amministrativa (di cui Forza Italia era parte determinante), quasi dimentico che l'assessore all'Urbanistica Pietro Uva continua a ricoprire questo mandato nella sua giunta dopo i cinque anni trascorsi al fianco di Tommaso Minervini, rimediando poi, una volta che gli è stata segnalata questa sua sbadataggine, con la dichiarazione che: «L'intera Giunta comunale gode della mia assoluta fiducia. Ogni singolo assessore contribuisce, in maniera attiva e collegiale, a imprimere indirizzi politici e regole amministrative rigorose sull'azione dell'amministrazione comunale». Un atteggiamento stigmatizzato da Rifondazione Comunista, che chiede le dimissioni dell'assessore Pietro Uva, evidenziando, inoltre, come «il sindaco tenga solo a puntualizzare che si tratta di fatti che non hanno a che fare con la sua amministrazione comunale, in quanto risalenti a un periodo precedente, magari dimenticando che in quel periodo il consigliere comunale oggi in questione era assessore di Forza Italia, partito di cui a Molfetta non si muove foglia che Azzollini non voglia». I consiglieri comunali dell'opposizione di centrosinistra, nell'esprimere la loro preoccupazione per gli «ignari cittadini che stanno pagando le conseguenze di scelte amministrative non s u f f i c i e n t e - mente meditate e in relazione alle quali erano state sollevate a suo tempo motivate perplessità », cittadini cui esprimono «piena solidarietà e assicurano un costante impegno per la tutela del loro diritto acquisito alla proprietà dell'abitazione», non fanno mancare, però, le loro valutazioni di tipo politico. «Nel contempo, tali vicende – hanno reso noto tramite un comunicato stampa - a prescindere dai loro aspetti giudiziari, devono ineludibilmente condurre ad una approfondita riflessione sulle modalità di acquisizione del consenso elettorale nella nostra città e sulla opacità di alcune condotte amministrative, spesso asservite ad interessi privati». Una presa di posizione cui ha risposto con toni accesi Forza Italia, il cui gruppo consiliare è intervenuto con una durissima nota per attaccare il centrosinistra, accusato di «una vergognosa campagna di disinformazione». «Una campagna politica giocata al massacro », secondo i consiglieri di Forza Italia «vile tentativo di camuffare i fatti di cronaca degli ultimi giorni per non ammettere che essi hanno origine nel 1997 quando il consiglio comunale, indotto in errore da una relazione tecnica presentata per conto dell'amministrazione dell'epoca, approvò la proposta di elevare gli indici di fabbricabilità di quegli edifici da 3 mc/mq a 5 mc/mq». Con il tentativo, quindi, di ricacciare indietro nel tempo l'origine della vicenda che ha portato all'accusa di lottizzazione abusiva. Sullo scandalo delle palazzine sequestrate dalla magistratura è intervenuto anche Matteo D'Ingeo del Movimento Liberatorio politico, chiedendo che il Comune si costituisca parte civile nell'eventuale procedimento penale a carico degli indagati.
Autore: Lella Salvemini
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