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Laterza dopo Croce: un libro sulla storica casa editrice barese protagonista di Percorsi identitari
26 settembre 2008

BARI - L'eredità crociana nella storica casa editrice Laterza. Questo il tema del settimo incontro dell'edizione 2008 di “Percorsi identitari”, ciclo di appuntamenti organizzati dalla Biblioteca Multimediale del Consiglio regionale che si propone di presentare ai media libri ed autori pugliesi. “Laterza dopo Croce”, di Luigi Masella, docente di Storia contemporanea nell'Ateneo di Bari, analizza il mandato che gli eredi di Giovanni Laterza (nella foto, a destra con Croce), fondatore della celeberrima casa editrice barese, si trovano ad affrontare all'indomani del secondo conflitto mondiale. Ripensare la propria identità e il proprio ruolo nella nuova stagione della cultura italiana senza paternità ideologiche, superare Croce senza diventare anticrociani. L'innovazione si manifesta attraverso l'esordio di nuove e fortunate collane come i “Libri del Tempo”, più direttamente legate alla battaglia culturale per la modernizzazione laica e civile del Paese, in nome di un pensiero liberale progressivo da ricostruire e promuovere. La riorganizzazione, progettata da Franco e soprattutto Vito Laterza, si sviluppa attorno alle figure di Luigi Russo, direttore sin dal 1937 degli “Scrittori d'Italia”, Armando Saitta, responsabile della collana storica, e Eugenio Garin, direttore della collana filosofica. “Un lavoro importante questo di Masella – ha detto il direttore dell'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, Vito Antonio Leuzzi, intervenuto all'incontro in qualità di testimonial – perché ripercorre in maniera organica le vicissitudini di casa Laterza dopo il 1943”. “Croce – ha sottolineato l'autore del volume – per molti anni è stato per la casa editrice Laterza “l'Autore”. Probabilmente senza Croce la Laterza non avrebbe avuto, in campo nazionale, la fortuna che invece ha ottenuto e che si meritava. Ma i due eredi, Franco e Vito, giovani laureati e impegnati nel Partito d'Azione si trovano a fare i conti con una personalità ingombrante, che non accetta la svolta democratica dell'Italia. A loro va il merito di aver agganciato l'attività politica e culturale della casa editrice alla nuova storia che l'Italia sta vivendo in quegli anni”.
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