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La vittoria del No al referendum anche a Molfetta boccia il “grande centro” in salsa Emiliano Insistere ancora è da suicidio
15 dicembre 2016

Si conclude un anno che difficilmente dimenticheremo. Se ne apre uno determinante, per la città e per il Paese. Scrivo questa rubrica poche ore dopo l’affermazione sorprendente e nettissima del NO al referendum costituzionale. Un risultato inequivocabile, anche a Molfetta, che al di là delle polarizzazioni mediatiche non riguarda l’alleanza di ferro (pronta a tradursi in un braccio di ferro) tra Salvini e Grillo, ma ha dentro due elementi nettissimi e che provengono da sinistra: l’amore per la nostra Costituzione e per il suo spirito democratico e pluralista e la sfiducia verso il triennio renziano, costellato di riforme sbagliate (quelle del lavoro e della scuola, su tutte) e giocato in uno schema scabroso partito col patto del Nazareno e finito nella triplice alleanza Renzi- Alfano-Verdini. Molfetta-Italia: le elezioni comunali coincideranno con quelle del prossimo Parlamento? Si apre una fase complessa per il Paese. L’alta partecipazione elettorale – che redime anche Molfetta dei preoccupanti dati di diserzione delle urne che avevano accompagnato le Europee, le regionali e il referendum sulle trivelle – racconta di un’Italia che riafferma la sua domanda di buona politica e di buongoverno. E’ una domanda che rischia di premiare i neo-populismi in salsa leghista o grillina se un argine non arriva da una nuova coalizione progressista, animata da valori saldi e classe dirigente innovata e rinnovata. La sfida è decisiva e una buona parte si gioca prima di Natale. Tutto lascia prevedere che la legislatura non terminerà e che, dopo una riforma della legge elettorale, si possa tornare al voto già in primavera. Molfetta-Italia, quindi: si potrebbe votare per il prossimo sindaco nella stessa tornata in cui sceglieremo la composizione del prossimo Parlamento. Di mezzo una legge elettorale che potrebbe riannodare i fili della rappresentanza tra cittadini ed eletti, se è vero che la direzione verso cui si procede sembra essere tutt’altro che quella dell’Italicum (che scandalosamente i 5Stelle propongono di estendere al Senato, tentando una nuova mano di poker con le sorti democratiche del Paese) e una nuova stagione di proporzionale alla tedesca o Mattarellum rivisitato potrebbe riaprire i giochi di una selezione del personale politico di nuovo centrata sul rapporto col territorio. Io penso che questo debba molto interessarci. Ricordo campagne elettorali “di collegio” che hanno fatto crescere la nostra comunità cittadina e hanno nutrito la qualità democratica del dibattito pubblico. Una su tutte: quella con Claudio Fava e Giuseppe Ayala candidati. Facevo l’ultimo anno di Liceo e ricordo un fermento fatto di comizi, incontri, dibattiti accesi nel merito delle cose. Dopo gli anni dell’ottimismo soffice e dello storytelling renziano possiamo ambire almeno a questo? A una campagna elettorale nazionale che riapra una riflessione pubblica generale sul modello di sviluppo di questo Paese? Sul modello energetico, su risposte visionarie e ponderate alla contrazione del Welfare, sul rilancio di una stagione di nuovi diritti per i nuovi lavori, su politiche di riequilibrio delle diseguaglianze tra le generazioni, su un sistema di accoglienza nazionale all’altezza della sfida epocale delle nuove migrazioni, su un piano di opere pubbliche che parta dal bisogno non più rinviabile di messa in sicurezza idrogeologica del patrimonio edilizio pubblico e privato? E possiamo anche finalmente archiviare come un errore intollerabile e irripetibile la stabilizzazione delle larghe intese e ogni tentativo di lavorare a progetti politici devitalizzati sul piano dei valori e della cultura politica? Sul piano nazionale e su quello locale? Progetti che hanno solo consentito la proliferazione batterica di “associazioni temporanee di impresa”, compagini miste tenute insieme dal solo interesse della gestione di comuni affari? Cadono le larghe intese nazionali: che fine fa il grande centro molfettese? L’esperienza del 2013, a Molfetta, nasceva dalla scommessa di “Italia Bene Comune”. Il patto di ferro tra Sel, PD e civismo di qualità attorno a una comune cultura politica socialdemocratica e ambientalista. Mi sono candidata a fare il sindaco di Molfetta in un quadro politico per me convincente, mi sono ritrovata nei mesi a trasformarmi in un panda politico, alla guida dell’ultimo centrosinistra “da Rifondazione al Centro democratico”, senza Udc, senza Ncd, senza ammucchiate al centro e senza compromessi trasformisti. Abbastanza protetta con Nichi Vendola presidente, improvvisamente anacronistica e “da rottamare” con Michele Emiliano e la sua schiera di convertiti, a partire dagli ex “transfughi” di Forza Italia Saverio Tammacco, Ninnì Camporeale, Mariano Caputo. Ma anche la meglio gioventù forzista e destrorsa: Giacomo Rossiello, Antonello Pisani, Pietro Mastropasqua. Un quadro scabroso, per chi ancora crede a quattro valori in croce. Arginare la grande ammucchiata tra PD e “nuovo centro in salsa Emiliano” in consiglio comunale è stato impossibile. E quando decisi di lasciare Marco Lacarra, segretario regionale del Pd, dichiarò al Fatto Quotidiano che ero io il problema e il fatto, sostanzialmente, che non volevo mettermi al passo con i tempi e mi rifiutavo di allargare il mio centrosinistra troppo conservatore e tradizionale. Sono curiosa di sapere che piani ha Marco Lacarra adesso per Molfetta, dopo la vittoria del NO e dopo le dimissioni dal governo del presidente delle larghe intese. Ritiene davvero che la formula vincente sia quella della larghissima coalizione senza paletti? Antonio Di Gioia, neo segretario del Pd (“neo” per modo di dire) ha evocato un “centrosinistra eterogeneo” e ha tuonato: “in politica non esistono pregiudiziali”. Cosa sta per succedere allora? Il Pd apre i cancelli alle sei liste civiche che tengono dentro gli ex azzolliniani con ex compagni di viaggio anche della sottoscritta, come Leonardo Siragusa, Nico De Leonibus e Antonio Ancona? La grande contaminazione, magari guidata da un esperto post-ideologo come Tommaso Minervini, è il destino inesorabile della politica cittadina, con una rinuncia a priori di una nuova alleanza progressista tra liste civiche e sinistre? Sono domande che non possono restare senza risposta troppo a lungo e su questo la mia posizione è chiarissima. Ora più che mai, dopo che le larghe intese sono state dimissionate dal voto del 4 dicembre, anche a Molfetta bisogna abbandonare questa tentazione suicida. Le sinistre (Rifondazione, Sinistra Italiana e anche Democrazia è Partecipazione) devono alzarsi da tavoli di inutile perdita di tempo con un PD cittadino che ha scelto una strada trasformista e conservatrice e devono rilanciare un dialogo con Linea Diritta di Bepi Maralfa e Molfetta Attiva, il neo movimento vicino al Comitando. Una nuova coalizione a cinque liste innovativa e progressista è possibile ed è pronta a smentire la deriva trasformista in corso e un “ritorno del senatore” che, col centrodestra in frantumi, è fortunatamente un’opzione ancora lontana. Ho giù ufficializzato che non mi ricandiderò a sindaco di Molfetta. Ma penso che la strada per non interrompere il 2013 sia, ora come allora, quella di una nuova coalizione tra il meglio dei partiti e il meglio dei movimenti. Non c’è tempo da perdere a tavoli con un Partito Democratico che ha perso da tempo la sua anima e che ha gravissime responsabilità sulla fine dello scorso governo cittadino. Bisogna andare a contarsi: buona politica contro trasformisti e dinosauri. Innovazione ostinata contro “usato sicuro”. CENTRO ANTIVIOLENZA, PALESTRA DON COSMO AZZOLLINI E COMPARTO 19: TRE RISULTATI IMPORTANTI PER IL QUARTIERE PONENTE Intanto non possiamo dire, nel bene e nel male, che i mesi di commissariamento siano di immobilismo e inoperosità. Al contrario. Alcune rivoluzioni avviate proseguono. Pochi giorni fa si è svolta la giornata nazionale contro la violenza sulle donne. Ne scrive in questo numero la sociologa molfettese Marina Mastropierro, che ha collaborato con l’associazione Pandora di Valeria Scardigno e con le associazioni dei commercianti e l’associazione teatrale Malalingua a una performance civica di altissimo livello a Corso Umberto. Parallelamente, la dirigente al Welfare Roberta Lorusso firmava la convenzione per l’avvio delle attività di un bando che ho inseguito energicamente e che abbiamo vinto con Giovinazzo: 40mila euro per la promozione di attività di prevenzione di stalking e violenza domestica da farsi con le scuole cittadine e a sostegno del nostro sportello antiviolenza e dell’avvio di quello di Giovinazzo. E intanto un’altra notizia decisiva: l’aggiudicazione del bando per i lavori del Centro Antiviolenza di piazza Luxemburg, il piccolo grande sogno avviato dalla nostra amministrazione, interamente progettato e finanziato negli ultimi tre anni e finalmente in dirittura d’arrivo. I lavori partiranno a breve, anche a riqualificare un quartiere dimenticato come Rione Paradiso. Un pezzo di quella città di Ponente a cui ho riservato con convinzione i miei sforzi più grandi e a cui finalmente possiamo dare altre due notizie importanti: è stata approvata la gara d’appalto per la palestra Don Cosmo Azzollini e la firma della convezione del comparto 19, indispensabile per l’avvio del PIRP e della rigenerazione del quartiere Madonna dei Martiri. Due obiettivi centrati nel mese di novembre, anche grazie al generoso impegno di dipendenti e dirigenti con cui abbiamo condiviso obiettivi importanti e concreti in questi mesi. Opere utili, opere sociali: per le donne vittime di violenza, per i bambini di una scuola di periferia, per le famiglie di un quartiere popolare che – non appena l’ARCA procede con la costruzione delle nuove palazzine – possono migliorare la sicurezza del loro abitare e veder migliorare la vivibilità del loro quartiere. ASSOCIAZIONI ANZIANI IN GINOCCHIO: UN TAGLIO INSPIEGABILE, SU CUI TORNARE INDIETRO A proposito di fasce deboli, però, ce n’è una che è stata colpita da un provvedimento ingiusto su cui chiedo pubblicamente al Commissario, con rispetto ma con convinzione, di fare un passo indietro. Mi riferisco agli anziani e al pesante taglio subito dalle associazioni che storicamente si occupano, in città, di promozione della vecchiaia attiva e di riscatto dalla solitudine di tanti anziani molfettesi, in gran parte vedovi e vedove. Nel triennio della mia sindacatura, insieme al vicesindaco Bepi Maralfa e all’assessore al Bilancio Angela Amato abbiamo provato sempre a fare quadrato attorno alle associazioni anziani: Auser, Don Grittani, Templari e Joyce Lussu. Abbiamo istituito fin dal nostro primo anno un capitolo di bilancio ad hoc, di 25mila euro, che andava ad aggiungersi al tradizionale capitolo dedicato ai contributi alle associazioni di promozione sociale. E abbiamo attivato delle convenzioni con finanziamenti ponderati dal settore welfare che consentissero alle associazioni di far fronte alle spese vive legate all’organizzazione delle loro attività, a partire dai canoni di locazione. Queste associazioni presidiano pezzi di periferie di Levante e Ponente, da Piazza Verdi a Piazza Paradiso. Sono luci accese contro la solitudine e il degrado. In più sono state una salvezza per il Comune quando, per ragioni legate a forti criticità nella gestione dell’appalto, abbiamo dovuto chiudere il Centro Anziani di via Fremantle. Nessun anziano è rimasto a terra, proprio grazie al sostegno delle associazioni cittadine che si sono fatte carico di una vera e propria “supplenza sociale” del servizio. Avevamo inteso, con una delibera di fine 2015, dare indirizzo agli uffici di stabilizzare le convenzioni con le associazioni, rendendole triennali, per dare loro certezza del piccolo ma fondamentale contributo che ricevevano dal Comune. Ma appena siamo andati via le cose sono cambiate. In particolare è stata fatta una variazione di bilancio con alcune modifiche a capitoli di bilancio e tra queste è stato prosciugato proprio il capitolo anziani. Non è con 25mila euro che si risolvono gli equilibri di bilancio di un Comune. E dunque sostengo con forza che quel taglio si poteva evitare e che quei 25mila euro “guadagnati” sottraendoli alle associazioni si potevano e dovevano recuperare da un’altra parte. Il 6 dicembre con determina dirigenziale l’Auser, la più popolosa delle associazioni, ha ricevuto per l’intero 2016 833 euro, cifra inferiore al contributo mensile che l’associazione percepiva prima. Il rischio concreto che Auser debba lasciare Piazza Paradiso dopo questo taglio violento c’è. Non c’era davvero altra soluzione? PISCINA COMUNALE: BENE IL BANDO CHE UNISCE LAVORI E GESTIONE, MA SERVE LA CLAUSOLA SOCIALE Chiudo ancora sulla piscina comunale, su cui in questi mesi da queste pagine ho animato una tenace campagna per mantenere alta la soglia di attenzione verso un problema che in molti vogliono lasciare in balia delle onde fino alla prossima campagna elettorale per far tornare la piscina alla mercé del tiro alla fune politico, come è stato in passato. Sono stata il sindaco che ha dovuto chiudere la piscina e risolvere il contratto col vecchio gestore a causa di centinaia di migliaia di debiti e numerose inadempienze. Tra queste il mancato pagamento regolare dei lavoratori: undici dipendenti e una ventina di istruttori. Dopo la chiusura si è perso un sacco di tempo. Servivano urgenti lavori di manutenzione straordinaria e una immediata riapertura attraverso un bando trasparente, aperto e correttamente strutturato. Nulla si è fatto per settimane e la piscina è stata oggetto anche di atti vandalici importanti e mortificanti. Con uno scatto di reni molto ammirevole, però, il Commissario Passerotti ha preso in mano la situazione. Ha consultato dei tecnici federali, ha affidato loro uno studio di fattibilità e ha immaginato un bando che tenga insieme i lavori dimanutenzione e la gestione, che dunque potrà velocizzare tanto il riammodernamento della struttura quanto un nuovo affidamento entro la prossima stagione sportiva. Realisticamente, se tutto va come deve, la piscina potrebbe riaprire a settembre 2017. Se così fosse, Passerotti potrebbe davvero intestarsi un successo di cui gli andrebbe dato pieno merito. Ma c’è un particolare che invito il Commissario a non dimenticare: l’attivazione della clausola sociale verso i lavoratori dipendenti. I lavoratori non hanno colpe della mala gestione degli anni passati. E hanno pagato un duro prezzo: ad oggi attendono ancora alcuni dei loro stipendi e nel frattempo a causa della conclusione anticipata del contratto sono in mezzo a una strada. Il bando che il Comune sta scrivendo deve ricordarsi anche di loro. Sono certa che il Commissario e i dirigenti non dimenticheranno di mettere in campo, insieme alla loro competenza, tutta la loro sensibilità. CICLABILI: A GENNAIO SCADE L’ULTIMO TRENO PER IL FINANZIAMENTO Sempre con spirito costruttivo mi permetto di evidenziare al Commissario il passaggio di un treno importante per un altra opera pubblica ad alto impatto sociale e ambientale che è stata interamente progettata dalla nostra amministrazione e che, se finanziata, potrebbe essere immediatamente cantierata: le piste ciclabili. A gennaio scade un bando importante sulla intermodalità che il nostro progetto esecutivo ha tutti i requisiti per intercettare. Unica condizione di cui occuparsi: è un bando intercomunale. Ovvero il nostro progetto va presentato insieme ad altri Comuni, fino a raggiungere un bacino di 100mila abitanti. A quanto so da varie fonti, i Comuni di Ruvo e Terlizzi sono pronti ad apparentarsi con noi. Bisogna però formalizzare la partnership. Non possiamo sbagliare. E l’aver realizzato il primo PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) di Puglia, tra i primi d’Italia, non può che aiutarci nel punteggio. Siamo a un passo da un risultato storico. E’ importante, amministrativamente, restare concentrati e non sbagliare. RACCOLTA RIFIUTI “PORTA A PORTA”: LA SFIDA CONTINUA Il porta a porta ha fatto decollare i dati di differenziata in città. Siamo quasi al 50% e mancano ancora all’appello i quartieri Centro e Ponente. L’obiettivo di arrivare al 70% di differenziata è a un passo e prevedibilmente entro la prossima primavera potrà dirsi raggiunto. Come faranno allora gli oppositori a tutti i costi a dire che dobbiamo tornare indietro? I fatti sono sempre più forti delle critiche gratuite. Certo, molto va ancora fatto. Soprattutto sul piano dei controlli e sull’attivazione di una videosorveglianza di deterrenza nelle campagne. Ma la città tiene dal punto di vista dell’igiene e vede il servizio nel suo complesso funzionare. I molfettesi hanno dimostrato ancora una volta modernità, civiltà, cultura ambientalista e senso di adattamento alle trasformazioni virtuose. Bisogna insistere. Far partire proprio a Natale il servizio nella zona dello shopping, confesso, non mi è sembrata una grandissima idea. Ma la determinazione con cui la Asm sta andando avanti nonostante il cambio di governance è da ammirare. Così come il rinnovo contrattuale di 24 mesi del contratto di servizio fa tirare a tutti un sospiro di sollievo, anche se la partita della SANB sembra sempre più nebulosa e intricata e penso che l’Assessorato regionale all’Ambiente dovrebbe occuparsene con urgenza. MTM: LA NUOVA GOVERNANCE E GLI AUTOBUS MANCANTI Avevamo attivato e ottenuto da Cassa Depositi e Prestiti un mutuo per l’intero rinnovo del parco mezzi dei nostri autobus cittadini. Perché un’amministrazione di sinistra questo deve fare e questo ha fatto: lavori nelle scuole, nelle periferie, opere sociali, corretta gestione dei rifiuti e promozione della mobilità lenta. Sono molto amareggiata perché dopo un anno il bando per i nuovi autobus è fermo e non capisco davvero come una cosa così semplice si sia arenata. Intanto noto che dopo anni di baccano sugli incarichi dell’amministrazione Natalicchio, con esposti alla Procura, arringhe in consiglio comunale, attacchi frontali e dichiarazioni fraudolente che non ho portato in tribunale solo perché penso che la politica si svolga altrove... le prediche arrivavano da pulpiti che davvero avrebbero fatto bene a fare il gioco del silenzio. Auguro buon lavoro alla nuova presidente dell’azienda, al netto dell’evidente conflitto di interessi (è la moglie di Mariano Caputo, ndr) e della assoluta inopportunità ad accettare l’incarico. Ma ognuno fa della coerenza quel che vuole: una parola vuota, un esercizio di retorica o una pratica di vita. Quel che importa è che le sorti dell’azienda vengano prese in mano e che le politiche di investimento avviate dalla nostra amministrazione vengano portate a termine. DAMIANO RANA CI MANCHERÀ L’anno che finisce è segnato da assenze strazianti e di malinconie impronunciabili. Pochissimi giorni fa ci ha lasciato un grande medico, un uomo esemplare e un cittadino attivo infaticabile: Damiano Rana. L’amicizia con sua figlia Silvia è stata per me uno dei regali del mio triennio di rientro a Molfetta. Vicine di casa, vicine nella battaglia in difesa dell’ambulatorio di pediatria e dell’Ospedale di Molfetta. Vicine nelle passioni e nelle amarezze di tre anni bellissimi e difficili. Suo padre Damiano è stato un silenzioso sostenitore della stagione di cambiamento che abbiamo provato a costruire dalla primavera 2013. Ha partecipato alla campagna elettorale e poi ha fondato insieme ai miei grandi amici Mimmo Favuzzi, Vito Copertino, Gabriele Vilardi, Teresa Recanati, Rossana de Gennaro, Giovanni Infante e tanti altri, il Comitando, un piccolo grande spazio che ha provato a tenere sempre accesa la partecipazione fuori dal circuito formale e istituzionale dei partiti, ma mai contro. Una serra sempre accesa che ha cercato di non far sfiorire la nostra primavera. Damiano c’è stato sempre, per me, in questi tre anni. Discreto, silenzioso, determinato e costruttivo. Grande pontiere, promotore ostinato di un dialogo razionale ma mai freddo, pacato ma mai spento dall’opportunismo o dalla convenienza. Un oculato sentimentale. Un tenero punto di riferimento per me e per tanti altri giovani. Dopo le mie dimissioni, più che mai, non ha mancato una riunione. Organizzavamo insieme l’iniziativa sul consumo di suolo zero, a metà novembre, quando Silvia ci ha dato sulla nostra chat di WhatsApp la notizia della sua scomparsa improvvisa. Il vuoto che lascia si sente dappertutto. Nell’associazione, ma anche nei tanti mondi che abitava senza mai puntare il riflettore su di sé, mettendo a disposizione di tutti le sue competenze professionali e morali. La Casa Don Tonino Bello e la Caritas, ad esempio. Si fa fatica a pensare di continuare adeguatamente la battaglia del Comitato Civico in difesa dell’Ospedale senza di lui, ora che il Piano di Riordino ha falcidiato di altri sei posti ancora l’Ospedale di Molfetta, condannandolo a un destino doloroso di declassamento definitivo. Arriverà un ospedale di primo livello nel Nord Barese e sarà meglio così, dice qualcuno. I medici come Felice Spaccavento, ad esempio. Io sono scettica, nonostante la stima verso Felice a cui riconosco l’assoluta buona fede. Un medico esperto e serio come Giovanni Infante mi ha inviato un link interessante. Riguarda la costruzione del nuovo ospedale Stella Maris di Pisa- Cisanello: polo neuropsichiatrico di eccellenza, circa 20 milioni di euro di investimento (¼ della cifra immaginata per il grande ospedale Molfetta-Bisceglie, che poi secondo Michele Emiliano dovrà per la verità realizzarsi ad Andria), tre anni di realizzazione. Con la proposta dell’ospedale di I livello stiamo accettando di rassegnarci all’idea di rattoppare uno dei tre ospedali (Molfetta, Terlizzi o Corato), di chiuderne due su tre e di abbandonare la strada di un progetto più ambizioso e più grande. Questa la mia impressione. Chissà cosa avrebbe detto Damiano a riguardo, mi chiedo. Ma ci tocca proseguire da soli.

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