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La tecnologia e quelle novità difficili da digerire in ambito finanziario
12 ottobre 2017

La rivoluzione digitale ha da tempo coinvolto anche il mondo bancario e finanziario. Ormai tutti gli attori del settore non possono far a meno di valutare l’impatto della tecnologia all’interno della propria proposizione di valore. Dalla fusione tra il mondo dei “Financial Services” e di quello “Technologic” nasce il termine FinTech, che al suo interno racchiude una serie di novità valutate e testate negli ultimi anni e poi in seguito sempre più apprezzate dagli utenti. Se pensiamo infatti all’ascesa verticale di prodotti come il mobile payment, i bitcoin e il crowdfunding, si può valutare il fenomeno tecnologico come di assoluto impatto nella vita di fette sempre più importanti di investitori e risparmiatori.

FinTech vuol dire anche startup: è innegabile infatti l’importanza delle nuove tecnologie all’interno di realtà giovani e pronte a sperimentare. Il tessuto delle startup italiane è però ancora poco florido se confrontato a quello europeo, capace di accogliere in maniera maggiormente propositiva le novità legate alla rivoluzione tecnologica. A testimoniare questa velocità ridotta del sistema italiano è il rapporto dell’Osservatorio Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano che è stato al centro del dibattito durante il convegno “Digital Re-thinking nel Banking e Finance”.

A livello internazionale, dal 2011 al 2017 sono nate oltre 750 startup legate al mondo fintech, i cui progetti sono riusciti ad ottenere round di finanziamenti superiori ai 26 miliardi di dollari. Principalmente, si tratta di aziende b2c o rivolte a realtà non finanziarie, ma è vicino il momento in cui queste realtà collaboreranno da vicino con gli istituti bancari e gli altri interpreti del settore.

 La rivoluzione digitale aiuta anche dal punto di vista del consumatore. Salgono infatti gli istituti bancari e quelli di consulenza che si avvalgono di strumenti come le app per consentire al cliente di monitorare costantemente il rendimento del proprio portafoglio. Un vantaggio non indifferente anche in materia di costi, visto che la digitalizzazione di una parte del “meccanismo” d’investimento consente di bypassare il vetusto metodo delle commissioni. “La maggiore efficienza nella costruzione del portafoglio si abbina quindi a costi decisamente inferiori, ma anche ad una maggiore flessibilità dei prodotti, che ben si adattano a qualsiasi investimento sia deciso dal risparmiatore e a prescindere dal grado di rischio che quest’ultimo è disposto a sopportare”, si legge su una guida Moneyfarm sugli investimenti sicuri.

 La tecnologia ha quindi “mandato in pensione” tutte quelle soluzioni come il conto deposito, il conto corrente, i titoli di Stato, il libretto di risparmio e i buoni fruttiferi che negli ultimi anni avevano fatto la fortuna degli italiani. Gli ultimi mesi avevano però evidenziato le criticità legate a queste soluzioni, che non riuscivano più a garantire un profitto che fosse commisurato ai sacrifici dei consumatori. Le nuove esigenze e la richiesta sempre più elevata di chiarezza e di costi ridotti spinge anche il mondo della finanza verso la tecnologia.

In questo scenario assume quindi un ruolo di assoluta importanza l’intelligenza artificiale, che lavora sia sull’efficientamento dei sistemi che sulla digitalizzazione dell’Asset Management. L’Italia è ancora una volta defilata rispetto a questa rivoluzione che ha già colpito Regno Unito e Germania: secondo lo studio del PoliMi, infatti, solo 2 istituti su 10 fanno uso di strumenti digitali, senza però escludere la coesistenza della consulenza finanziaria tradizionale e di quella digitale. Sono però solo 23 piattaforme su 100 a proporre ai propri clienti strumenti in grado di monitorare le performance in tempo reale, e sono ancora meno gli istituti che si sono affidati ai Robo Advisor. In tal senso è probabilmente ancora alta la “paura” dell’innovazione digitale, ma è un cambiamento a cui anche il comparto italiano dovrà abituarsi, anche in virtù del nuovo regolamento, il MiFid II, che da gennaio stravolgerà il mercato ad assoluto vantaggio dei consumatori.

http://blog.moneyfarm.com/it/investire/le-6-regole-su-come-investire-in-modo-sicuro/

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