MOLFETTA - Una storia travagliata, quella degli ebrei, dalle origini fino al Settecento. Questo è stato l’argomento trattato nella conferenza «Gli ebrei a Trani e in Puglia nel Medioevo ed oltre» del prof. Emanuele Gianolio (nella foto), storico tranese autore del testo «Gli ebrei a Trani in Puglia nel Medioevo», tenutasi all’Aneb di Molfetta. Nonostante il vasto arco di tempo che ricopre la storia del popolo ebraico, il prof. Gianolio si è soffermato sui momenti più significativi della sua storia, sin dall’epoca degli antichi romani.
Cesare e Augusto non mostravano antipatia nei loro confronti, al contrario di intellettuali come Virgilio e Ovidio. Nel 70 d.C. l’imperatore Tito distrusse Gerusalemme e Adriano nel 135 d.C. ne cambiò addirittura il nome in Elia Capitolina. Dai cristiani gli ebrei furono accusati di genocidio e di deicidio, perché avrebbero favorito la condanna a morte di Cristo. Nel 212 d.C. Caracalla emanò l’editto con cui si elargiva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero romano inserendo così gli ebrei nell’ambito politico-legale romano.
È da ricordare la grande persecuzione degli ebrei in epoca tardoantica promossa da Giuliano l’Apostata. Nell’Alto Medioevo Giustiniano emanò un editto con cui vietava i matrimoni misti tra ebrei e cristiani.
Il papa Paolo IV, nel 1555, istituì i ghetti,luoghi in cui gli ebrei erano obbligati a vivere, diversi dalle giudecche medioevali, ossia rioni in cui erano gli ebrei stessi a scegliere liberamente di risiedere. Nel Settecento l’antropologia stabilì erroneamente che gli ebrei fossero una razza, quando in realtà sono solo una minoranza semitica che professa una propria religione.
Gli ebrei giunsero in Italia con Annibale, mentre le prime notizie per ciò che concerne l’organizzazione e il modo di vivere in Puglia risalgono all’epoca dei Normanni che s’impadronirono delle proprietà dei vescovi pugliesi e non. I vescovi imposero a tutti gli ebrei dell’Italia meridionale tasse esose, perché a loro volta erano vessati dalle imposte dei Normanni.
Si ritiene che gli ebrei siano appartenuti a una borghesia ante litteram, proprio perché esperti in economia: diventarono bravi farmacisti e commercianti. Inoltre, essendo giunti nel nostro territorio come schiavi avevano abbandonato la loro lingua madre, l’ebraico, e parlavano il greco o il latino. Per questo in Puglia, precisamente a Siponto (Manfredonia) furono fondate scuole in cui si riprese l’insegnamento dell’ebraico. Alcuni, invece, si recavano ad Oriente per studiare il Talmud, testo sacro.
Le prime comunità ebraiche in Puglia si formarono a Pozzuoli e a Brindisi, città in cui sbarcarono, per poi fondare Oria.
Enrico VI (dominazione sveva) favorì l’ingresso degli ebrei, ma ancora più favorevole fu suo figlio, Federico II che, pur mantenendo buoni rapporti con la Chiesa cattolica, emise dei decreti concernenti la protezione degli ebrei perché cittadini dell’Impero: concesse il 10% annuo per il prestito sul pegno vietato dalla Chiesa e li impegnò nel commercio e nella produzione della seta. Con Manfredi gli ebrei godettero di una certa prosperità ed è proprio nel periodo svevo che furono fondate diverse colonie ebraiche a Bari, Barletta, Bisceglie, Molfetta, Gravina, Monopoli, Palo, Altamura, Lucera, Trani e Taranto.
La situazione ebraica iniziò a peggiorare con gli Angioini. Carlo I d’Angiò tassò gli ebrei, proprio perché in buoni rapporti con la Chiesa e perché gli ebrei, per non essere perseguitati, erano costretti a pagare ingenti somme di denaro. Roberto I d’Angiò ne favorì la conversione al cattolicesimo.
La situazione migliorò con gli Aragonesi. Ferdinando di Spagna e Luigi XII di Francia stabilirono che il ducato di Puglia dovesse passare agli spagnoli che favorirono l’espulsione in massa di tutti gli ebrei (31 ottobre 1541). Alcuni ebrei, però, trovarono il modo di eludere il decreto: i potenti mercanti s’imparentavano con i grandi banchieri fiorentini e milanesi emigrati al Sud, così risultava che pagavano le tasse non come ebrei ma come mercanti.
Nel Settecento, Carlo III di Borbone, di fronte alle ingenti perdite provocate dalla cacciata degli ebrei, emanò una serie di decreti e notiziari per farli rientrare. La Chiesa non rimase a guardare e dopo aver attaccato verbalmente i sovrani borbonici, favorì la fuoriuscita dei 20 ebrei banchieri rientrati. In seguito, alcuni ebrei si stabilirono a Ferrara, Modena, Parma. La loro presenza nell’Oriente mediterraneo, e precisamente a Salonicco, Corfù, Smirne ed Istanbul, fu favorita dal fatto che il popolo ottomano, costituito da guerrieri, aveva bisogno di loro come classe dirigente. Il resto è storia recente.
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