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La settimana rossiniana fiore all’occhiello dell’estate molfettese
15 settembre 2018

Nell’inverno del 1868, a Parigi, si spegneva il grande compositore pesarese Gioachino Rossini. Qui si era stabilito definitivamente, dopo un breve periodo seguito all’insuccesso (o perlomeno al disorientamento del pubblico) della Semiramide. In occasione dei 150 anni dalla morte del celeberrimo compositore, da molti definito il “Mozart italiano” per affinità non solo librettistiche (il comune interesse per Beaumarchais, per esempio), ma anche estetiche, il Comune di Molfetta si è unito alle celebrazioni fiorite in tutta Italia, dando vita al format della “Settimana rossiniana”. Dal 16 al 21 agosto, a partire dalle ore 20.30, il Chiostro di San Domenico è stato teatro di recital, spettacoli e pubbliche letture dedicate al musicista. Gli eventi, tutti gratuiti, hanno veduto la Civica Amministrazione della Città, in particolar modo l’Assessore alla Cultura, Sara Allegretta, Docente di Musica vocale da camera Conservatorio “N. Piccinni” di Bari e apprezzato soprano, collaborare con le associazioni Legni Pregiati, Musicarte, Estemporanea e MusicaInsieme. Pienamente positivo il bilancio del format, a nostro avviso fiore all’occhiello dell’Estate molfettese appena conclusa. Un programma interessante e variegato, quello offerto dalla Settimana rossiniana. Gli spettacoli hanno puntato l’obiettivo sul Barbiere di Siviglia, opera più popolare dell’artista, un “melodramma buffo in due atti” su libretto di Cesare Sterbini. Rossini e il barbiere, con l’apporto dell’OttoClarinetEnsemble, della voce recitante di Celeste Gugliandolo, l’elaborazione del progetto musicale e dei testi da parte di Lucia Margherita Marino e la direzione di Michele Consueto, ha ripreso le caratteristiche dello spettacolo presentato in primavera sulla Carmen di Georges Bizet, intrecciando le vicende dei personaggi dell’opera alla biografia dell’autore, ricostruendo la genesi di un capolavoro. Punto di vista adottato quello della seconda moglie di Rossini, Olympe Pélissier, succeduta, accanto al Maestro, alla celebre cantante Isabella Colbran, che al musicista aveva ispirato ruoli importanti, come, per esempio, quello di Desdemona in Otello, rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1816. Il 18 agosto, invece, sono andati in scena stralci dell’opera, a cura dell’Associazione Legni Pregiati, con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica Pugliese. A fungere da filo narrativo, per guidare il pubblico nei meandri del libretto di Sterbini, i testi di Grazia Coppolecchia. Lo spettacolo si è fatto apprezzare; ci piace segnalare soprattutto il crescendo in parossismo delirante del finale del primo atto (Mi par d’esser con la testa) e la bella vocalità della Rosina di Carmen Lopez, in grado di delineare con grazia e acume un personaggio rappresentativo dell’eterno femminino da commedia. All’elemento biografico si è ricondotta la presentazione del romanzo di Simona Baldelli, L’ultimo spartito di Rossini, a cura dell’Associazione MusicaInsieme, con la moderazione di Livio Costarella. L’opera indaga “il lungo e doloroso silenzio lavorativo” del musicista, inseguendo le ragioni dell’anima e pennellando un ritratto non ‘filologico’, ma di certo affascinante di Rossini. Momenti di grande valore evocativo i recital. Rossini e dintorni, recital per voce e pianoforte a cura dell’Associazione MusicArte, “un concerto all’insegna del puro belcanto”, teso a rievocare quel brulicante, straordinario, Ottocento musicale italiano, in cui sbocciarono, per spegnersi purtroppo troppo presto, anche il divino catanese, Vincenzo Bellini, e il geniale e tormentato Gaetano Donizetti. Sempre la medesima associazione ha curato il recital per voce e pianoforte dedicato alle Soirées musicales, deliziosi gioielli del periodo parigino, tratti da componimenti di Carlo Pepoli e Pietro Metastasio. Tra questi, la popolare tarantella e l’irresistibile regata in dialetto veneziano, capolavori di freschezza. A concludere la serata, il celeberrimo Duetto buffo di due gatti, un pastiche assemblato da “Berthold” sulla base di musiche di Weyse e dell’Otello di Rossini, momento di brillante autoironia sugli aspetti di seriosità che connotano il belcanto. L’Orchestra Filarmonica Pugliese ha accompagnato il Gran galà rossiniano, curato dall’associazione Legni Pregiati, con scelta di brani, tratti da opere del compositore e abilmente eseguiti da orchestrali e interpreti, tra cui la splendida sinfonia dell’Italiana in Algeri. Momento di grande emozione, anche per ragioni legate alle tradizioni della nostra città, l’esecuzione del Cuius animam gementem dallo Stabat mater, struggente declinazione del dolore di Maria al cospetto della pena dell’inclito figlio. Una sarabanda di emozioni, dal sorriso al riso alla commozione, per una rassegna che resterà nella memoria e nel cuore di tanti molfettesi. © Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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