La settimana della memoria: per non dimenticare
MOLFETTA - Le scritte nere di odio e di arroganza che hanno sporcato negli ultimi tempi i muri della città, riportano alla mente gli orrori del nazifascismo. Tornano nitide le violenze, le persecuzioni, il razzismo, morte, follia. Molti cancellano in fretta quelle immagini spettrali, ormai cristallizzate e lasciate ad estinguersi fra i ricordi, fra le pagine di storia. Momenti ormai antiquari, un passato che è stato ed è ormai morto.
E invece è tutto lì, nell'essere dell'uomo, a far parte del suo presente, delle sue azioni, macchiate di quei delitti, dell'annientamento di se stesso. Vive nell'uomo la sua morte, ogni singolo atto, ognuno di quegli atroci delitti trovano le proprie radici in impulsi umani, intrecciati in relazioni delle più complesse, fino a sprigionare la “banalità del male” in ogni sua forma. Innescata da una giostra perversa in cui il sapore del potere, della ricchezza, paralizzò il pensiero condannandolo ad essere esclusivamente “calcolante”, abile a far di conto, ad eseguire gli ordini in maniera efficiente, a “fare” bene risparmiandosi dall' “agire”. Perché la responsabilità è un peso, è il pilastro della libertà, il principio regolatore di un uomo che non ignori i propri fini, che agisca senza farsi diventare parte di un apparato. “Eseguivo degli ordini”, sono le giustificazioni più comuni dei responsabili dell'olocausto.
L'etica della responsabilità è la sola risposta alla degradazione dell'uomo e del pensiero, l'unico modo per far rivivere ogni giorno “il giorno della memoria”
Autore: Giacomo Pisani