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La sentenza Eternit emessa da tribunale di Torino: il grande ritardo a danno dei lavoratori
22 giugno 2013

La esemplare sentenza emessa il 3 giugno u.s. nel processo contro l’industriale S. Schmidleiny con ben 18 anni di carcere per “disastro ambientale doloso e omissione di cautele antinfortunistiche”, arriva con enorme ritardo, senza chiudere il problema ambientale, pesantissimo, perché diffuso su tutto il territorio. L’amianto è ancora presente e continuerà a mietere vittime, considerando i lunghi tempi della incubazione che vanno dai 30 ai 35 anni per arrivare anche a 50 per alcune forme di tumori. I costi della bonifica saranno decisamente salati, quasi insopportabili, considerando la crisi in corso.
Eppure tutti i responsabili erano a perfetta conoscenza della pericolosità dell’amianto e dei danni che potevano arrecare ai lavoratori. Anche perché della pericolosità dell’amianto si parlava già alla fine dell’ottocento (1898) in Inghilterra che definì l’amianto EVIL (diabolico) Eppure si è continuato a lavorare e a diffonderlo nel solo interesse dei padroni, attenti solo ai profitti e non alla salute dei lavoratori.
 
 
Lo sviluppo dell’amianto non si fermò neppure quando alcune compagnie assicurative coma la Prudental e la Metropolitan Life, decisero di non fornire la copertura assicurativa ai lavoratori dell’amianto “a causa della probabile alta nocività per la salute.” Doveva esser quello un grande campanello d’allarme per i responsabili della salute pubblica e per i politici, per una maggiore attenzione al problema. Solo gli industriali, intimoriti, si coalizzarono e continuarono a sfornare informazioni rassicuranti, negando che l’amianto potesse causare il tumore ai polmoni, minimizzando così la pericolosità. Una posizione opposta della medicina ufficiale.
 
L’Italia al secondo posto in Europa per la lavorazione dell’amianto ha cessato la sua attività solo alla fine degli anni ottanta. Intanto il Registro Nazionale dei Mesotelioni stimava che dal 1993 al 2004 sono stati diagnosticati in Italia oltre 9000 casi di tumori. Purtroppo il picco si avrà fra qualche anno, anche se oggi i morti per l’amianto sono circa tre mila all’anno. Per rimanere solo in Italia. Morti che si sarebbero potute evitare se fossero state applicate le più elementari norme di sicurezza sul lavoro. I responsabili della salute pubblica, i politici e gli amministratori del territorio, hanno ignorato anche la Dichiarazione di Wingspread sul principio di precauzione, che recita: “Quando una determinata attività minaccia la salute umana o l’ambiente si dovrebbero intraprendere misure precauzionali anche quando i rapporti causa-effetto non siano stati del tutto stabiliti scientificamente.”
Nel caso dell’amianto la pericolosità era sufficientemente dimostrata, ma ignorata, solo per consentire l’arricchimento degli industriali del settore. Oggi a pagare sono i lavoratori e tutti noi contribuenti.
 
Vitangelo Solimini
Cittadinanzattiva
 
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