Riportiamo di seguito l’intensa e accorata rifl essione di don Tonino sul grande dono della vocazione, rivolta a coloro che si apprestano a un percorso vocazionale o che sono in ricerca vocazionale. Una risposta concreta alle attuali diffi coltà della Chiesa Cattolica: don Tonino esorta alla libertà e povertà del cuore, ad accarezzare il volto di Gesù, rinunciando alla tentazione, alla convivialità, all’amore illimitato e incontrastato per Gesù Cristo, all’umanità del cuore, alla compassione e alla mortifi cazione, all’ascolto del popolo di Dio, alla dignità della soff erenza alla sequela di Cristo. Si tratta di un video che pochi conoscono, che ritrae Mons. Bello in una delle ultime uscite prima della morte: la sua voce stanca e dimessa, ma pur sempre viva nell’annuncio evangelico, non tradisce mai il suo dinamismo pastorale. «Guardate ragazzi, non impressionatevi per i problemi che ci sono nel mondo, per tante cose che vedete, per le diffi coltà che dovete incontrare per arrivare alla meta del sacerdozio, perché è diffi cile oggi che dei giovani scelgano di seguire Gesù Cristo con totalità, libertà, con amore, lusingati come sono da tante seduzioni. Le seduzioni della strada, della piazza, del successo, non dico del denaro che, forse, grazie a Dio, nonostante la promessa di povertà, di fame non morrete nella chiesa. Però, dovete rimanere poveri, poveri, nella condizione di dipendenza da Dio, sentirvi poveri davanti a Lui. Ci sono lusinghe, le lusinghe della ricchezza che vi attraggono, che attraggono tanti giovani: voi resistete a queste lusinghe, andate avanti con gioia, perché volete seguire il Signore. Ma è diffi cile oggi. Le lusinghe bellissime, dolcissime, nella cui trama di rugiada, carica di luce, che sa di cancelli che immettono nell’aldilà, nell’ulteriorità, la lusinga dell’amore, dell’amore per una donna, per una ragazza, perché pure dentro di voi batte il cuore per queste cose pure, sante e nobili. Eppure voi, con grazia, con garbo, accantonate, mettete da parte con delicatezza, con la stessa delicatezza con cui abbracciate, accarezzate il volto di Gesù Cristo. Mettete da parte tutto questo, tutta questa esperienza potenziale che potete avere per dire “Signore, io seguo te più da vicino, in modo più stretto, voglio vivere in un legame più forte, per poter essere più pronto a darti una mano, più agile perché i miei piedi che annunciano la pace possano essere salutati con gioia da chi sta a valle”. Beati i piedi di coloro che sui monti annunciano la pace. Coraggio fi gli! Non lasciatevi lusingare, tirar dietro … no, guardate avanti, sempre con grande fi erezza, con grande gioia perché il Signore è vicino, vicino a chi ha bisogno. Il tempo si è fatto breve. Tantissimi ragazzi hanno bisogno di Lui, hanno bisogno di sentir parlare di Lui. I fi gli chiedono il pane e non c’è chi lo spezza per loro, dice un salmo. E, quindi, voi fate questa prova di gettarvi a capo fi tto in questo abisso di luce che è Gesù Cristo, il quale poi vi da la forza, vi sostiene, vi da l’entusiasmo, il gusto di vivere in mezzo a loro [i giovani, ndr], non lontano, non astratti dal mondo, di vivere con loro, in mezzo al popolo. Io vi auguro che non stiate mai in testa e neppure in coda, ma possiate stare sempre in mezzo al popolo, come Gesù, seduto in mezzo ai dottori. Gesù all’oasi sedeva in mezzo, aprì la bocca e disse … si sedette in mezzo, Gesù che si siede in mezzo. Anche voi sedetevi in mezzo alla gente, sentite il sapore del popolo, il profumo del popolo, inebriatevi di questo grande ideale che è Gesù Cristo. È splendido, dà signifi cato alla propria vita, parola di uomo. Ve lo dico, anche se non so fi no a che punto può valere la mia parola. Però [don Tonino si ferma, commosso, ndr] in questo momento io penso di vedere le cose della vita anche con maggiore lucidità e, quindi, voglio dire una parola avvalorata per lo meno da una lucentezza di sguardo più limpida di quanto potessi averla prima. Ecco, così è, è così: il Signore Gesù è in grado di rendervi felici al punto tale che questa felicità sentite il bisogno di trasferirla agli altri, a tutti coloro che vi accostano. Quindi, è bellissimo [don Tonino sorride, ndr]. Una giornata, quella di oggi, che voi non dovete dimenticare [don Tonino si sta rivolgendo a due candidati accolti nell’ordine minore, ndr], che avete vissuto in questa sinassi, in questa liturgia, in questa eucarestia, insieme a tanta gente che vi vuol bene, sostenuti alle spalle, ma anche davanti. Sostenuti dalla gente, dal popolo e dal vescovo che è straordinariamente gioioso, gaudioso oggi di vedere trasformata in cattedrale questa stanza [la stanza ritratta nella foto, in cui è stato realizzato il video, ndr]. A nome di tutti quanti vi faccio l’augurio che possiate essere dei ragazzi generosi, umani. Chiedete ogni giorno a Dio, al Signore che vi dia un cuore umano che batta secondo i suoi ritmi. A me ogni giorno mi misurano tante volte i battiti del cuore e dico tante volte tra di me, quando dice il medico 70, 60, 52, quanti saranno i battiti di Gesù Cristo, quali erano. Come vorrei che il mio cuore battesse come il suo, in sintonia col suo, per trascinare tutti quanti in un vortice di amore, di tenerezza, di bontà. Questo, chiedetelo al Signore, che vi dia un cuore umano, che possiate essere capaci di capire la povertà della gente, la povertà morale prima che quella materiale, [con un tono colmo di mortifi cazione e compassione, ndr], il peccato della gente, la paura della gente, la tristezza della gente, il pianto della gente, che non legge nessuno perché oggi ci sono pochi lettori di questi audiovisivi, che sono degli audiovisivi, quelli del pianto, quelli della sofferenza e quelli del dolore. Ho sentito una frase, ma non so se l’ho capita bene [il riferimento dev’essere alla celebrazione che si sarà svolta in precedenza, ndr], “il Signore si prende gioco della morte”. L’avete cantata all’inizio. È bellissima, mi ha colpito molto. [Gli porgono il foglietto dei canti e don Tonino recita il verso, ndr] “Perché della morte Lui si prende gioco”. Cos’è la morte davanti a Lui. Cos’è la malattia davanti a Lui. Cos’è un tumore davanti a Lui. Come facciamo a non vivere nella gioia, nel gaudio, nella speranza del Signore. Della morte Lui si prende gioco. Il signore non ci abbandona mai. Il signore vi dà la mano, ve la tiene sempre invisibilmente stretta. A meno che non siate voi a dichiarare il divorzio, state tranquilli che Lui non si allontanerà mai più».
Autore: Marcello la Forgia