La questione meridionale: incontro propedeutico all’edizione 2018 del concorso “Gaetano Salvemini e i giovani” al Professionale “Mons. Bello” di Molfetta
L'intervento di Marco Ignazio de Santis, accanto a lui il prof. Giovanni Pappagallo
MOLFETTA - Dotare la futura classe dirigente degli strumenti giusti per capire e cambiare la realtà è uno dei compiti cui l’istituzione scolastica si propone di adempiere. Un obiettivo piuttosto ambizioso, per conseguire il quale ci si serve spesso della “magistra vitae”, che insegna come gli eventi non appartengano ad un passato che viene consegnato alle nuove generazioni come un pacchetto sigillato ermeticamente, ma ad un futuro da analizzare con le lenti della storia.
Ne è dimostrazione il concorso “Gaetano Salvemini e i giovani”, che vede come tema dell’anno la questione meridionale, sul quale il prof. Giovanni Pappagallo e il prof. Marco Ignazio de Santis, introdotti da Maddalena de Fazio, hanno tenuto un incontro all’Istituto Professionale “Mons. Antonio Bello” volto a fornire le stesse basi di conoscenza a studenti di indirizzi ed età differenti.
Il dibattito sulla nascita del divario fra Settentrione e Meridione è ancora aperto: ma che sia un fenomeno nato post Unità d’Italia, o che si respirassero dinamiche di anacronismo già prima del 1861 ha importanza relativa dal momento che preme livellare le condizioni di due macroaree di fatto appartenenti alla stesso Stato. L’esigenza di uguaglianza, espressa dalla corrente del meridionalismo nata intorno al 1970, si avverte già da più di un secolo, al punto che intellettuali tra cui lo stesso Salvemini si sono interrogati su cause ed effetti.
Una volta illustrate le tre “malattie” individuate dallo storico molfettese, quella dello Stato accentratore, dell’oppressione economica di cui è vittima il Sud e della condizione semifeudale che ha da sempre arrestato l’ascesa della borghesia e di nuovi ideali nel Mezzogiorno, il prof. Marco de Santis ha citato gli storici che hanno trattato il fenomeno nel tentativo di offrire ai presenti una conoscenza su più fronti.
Dall’esempio di Giustino Fortunato, che individuò nella borghesia negligente e privilegiata le cause dell’arretratezza del Sud, a quello di Napoleone Colajanni, il quale fece leva sulla distinzione tra “Nordici” e “Sudici”, e quindi sul razzismo dei primi nei confronti di questi ultimi, gli studenti hanno compreso quante ipotesi siano state affermate nel corso degli anni. E chissà quante ne verranno scandagliate in futuro: tocca a loro, in vista della realizzazione del prodotto con cui partecipare al concorso indetto, dire la propria su un divario che riscontra sicuramente ancora ripercussioni nell’attualità. Basti pensare alle opportunità di lavoro, agli accordi iniqui stipulati fra i contadini del Meridione e gli operai del Nord: tutti punti su cui i ragazzi e docenti si sono confrontati al termine della conferenza.
Gettate le fondamenta storiche, che si consolideranno anche nel successivo incontro, in cui meglio si approfondirà la figura di Gaetano Salvemini, non resta che aspettare che siano i giovani, nella modalità loro più consona, a far propri determinati concetti.
© Riproduzione riservata