La porta per la città di Dante: Inferno
Il testo è stato preparato in lingua italiana, inglese e tedesca e, assieme al Regolamento, trasmesso agli artisti che avevano chiesto un indirizzo di suggestioni e immagini per la loro creazione. Il saggio è ristampato nella: XI Biennale Internazionale Dantesca, Concorso Internazionale del Bronzetto e della Piccola Scultura organizzato dal Centro Dantesco sul tema: La porta per la città di Dante: Inferno, catalogo a cura di Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna, Ravenna, 1 aprile-30 settembre 1994, Edizioni del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, Ravenna 1994, s.p. Il tema della porta è suggestivo. La porta si apre e rivela. La porta si chiude e nasconde. Rivela un mondo inedito, pieno di meraviglie o di dolore. Nasconde l’intimità commovente di un mondo in creazione o la sofferenza di una gestazione che partorisce alla luce. Il credente Dante conosce nella fede la cattedrale luminosa del Paradiso, dove regna sovrana la Luce e dove si perde il “visibile parlare” (Purg. X, 95), nutrito dalla civiltà figurativa e in gara con la potenza della parola. Solo musica e danza, in un chiarore che è gaudio. L’inferno è un’altra esperienza. Ha le porte. Porte chiuse, che raccolgono e circondano i dannati, coloro i quali nella vita hanno amato solo se stessi e hanno chiuso le porte agli altri. Quelle della mente, che non va oltre la cinta delle mura della propria città, esaltata e difesa a mano armata. Quelle del cuore, che non si spalancano all’amore e non si commuovono davanti a chi tende la mano o chiede un giaciglio. Quelle della volontà, aperte per accaparrare e chiuse per nascondere. Il Poeta evoca e non descrive, suscita immagini e non definisce, lascia uno spazio immenso all’immaginazione. Perché l’uomo che immagina è all’inizio del pensiero e alle origini del vero uomo. Gli artisti scultori sono chiamati oggi, a somiglianza del poeta Dante, ad inverare in arte la poetica dolorosa della porta dell’Inferno. Non un Inferno creduto medioevale e di altri tempi, superato e vinto dal trionfo della liberazione; ma quello della nostra geografia spirituale, politica, economica. Porte che si chiudono, più che spalancarsi. Porte che nascondono nefandezze di uomini compiute su altri uomini. Volti sfigurati dalla mano assassina; dall’avidità del possesso; dal terribile male del potere, la fonte principe della brutalità. Solo l’arte sa comprendere con passione. Solo l’arte sa vedere in profondità. Solo l’arte sa fermare l’ineluttabile. Solo l’arte sa esprimere senza ferire. Solo l’arte restituisce la pace. Gli artisti sono invitati a parlare con l’unico strumento che posseggono in maniera unica e personale: la trasformazione della materia. Il vero artista è colui che presta i suoi occhi per vedere. Se qualcuno “vede”, hai messo al mondo una luce interiore, hai creato un uomo nuovo, pur passando attraverso la dolorosa porta dell’Inferno.