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La memoria dell'io rassegna di poesia e arti figurative
15 ottobre 2014

Alberto Moravia definiva la memoria una “sacca piena di cianfrusaglie che rotolano fuori per caso e finiscono col meravigliarti, come se non fossi stato tu a raccoglierle e a trasformarle in oggetti preziosi”, un’immagine con cui non possiamo che concordare e che ben esprime l’idea di quel caleidoscopico crogiuolo che coltiviamo in noi come un fiore dal dolceamaro profumo. “La memoria dell’Io” è stata il Leitmotiv della rassegna “Riempi/Menti Personal Reload”, curata dalla Società di Cultura Europea “A. Caracciolo”, con l’attenta opera del professor Domenico Facchini, in collaborazione con il Comune di Molfetta. L’allestimento è stato ospitato dal 16 al 30 settembre presso l’Ospedaletto dei Crociati, nel complesso della Basilica Madonna dei Martiri. Il vernissage è stato tenuto a battesimo dal prof. Mauro Spagnoletti, storico dell’arte. La serata, unitamente a quella di sabato 27 settembre, è stata suggellata da un reading di poesia, che ha veduto protagonisti i bravi lettori, Michela Annese, Luigi Giuseppe Baronchelli e Chiara Ragno, e l’apprezzata musicista Emilia Vetrano, al flauto. Caratteristica della Memoria dell’io la proficua interazione tra poesia e arti figurative. Le creazioni artistiche, che spaziano dal dominio della pittura alla scultura, dalla fotografia alla videoinstallazione, dialogano con i versi di poeti pugliesi, in una simbiosi che, a tratti, dischiude accattivanti vie interpretative per molte delle opere esposte. Il visitatore si è imbattuto così nell’intensa riflessione dei versi di Mauro Luigi Albanese, nell’auscultazione intimista di Maria De Gioia Pomponio, nella grazia nostalgica di Anna Grazia Di Bari, nella tensione comunicativa di Antonio Vernile, nella forza malinconica, incline al frammento, di Domenico Facchini (curatore dell’allestimento), nella profonda meditazione esistenziale di Natale Buonarota, nell’incanto sognante di Mimmo Amato, nelle liriche di Gianni Antonio Palumbo. Si è confrontato con l’affascinante mondo interiore di poetesse di lungo corso, pluripremiate, come Ada De Judicibus Lisena, col suo neocrepuscolarismo (ma anche neoromanticismo) aereo e universale, Jole de Pinto, permeata di doctrina e di nobile energia di sentire, e Gianna Sallustio, passionale scardinatrice del compromesso ipocrita. Sono state esposte e lette anche poesie (bellissimi i versi a Enrico sul dileguare della festa) di Giacinto Panunzio (Molfetta, 1889-1976), “professore di francese, seguace e corrispondente di Gaetano Salvemini”, come l’ha definito Marco Ignazio de Santis nella sua “Piccola antologia ‘provinciale’”. Il percorso della memoria si snoda con il fascino di un’immersione nell’intimo, da cui forse riemergere con un vago sentore di apnea, ma anche con profondo senso di appagamento. Passi nella memoria come tempi di danza per Maria de Gennaro e come esplosioni di colore sulla tela, non di rado con il gusto del trompe l’oeil. Come inganno perpetrato ai danni del tempo per Clelia Antonia Facchini, con la sua stimolante videoinstallazione, prima che sia il Tempo stesso a presentarci il conto. Ancipite filo d’Arianna che può divenire ragnatela per Rosangela Polito o autoironica meditazione sul disinganno del cuore per Valentina Capurso. La memoria conduce Domenico Angione in una dimensione tra incanto e realtà, che nell’ampio formato si esprime con eleganza e verità; in quei solchi sulla neve, ciascuno può riconoscere il fresco tepore di un ricordo lontano e indefinito e, proprio per questo, caro all’anima. Corrado Befo attraverso l’espressionismo e un’estetica del brutto, persino del satanico, prosegue nella propria ricerca; in Mauro Domenico Bufi recupero anche citazionale della tradizione e slancio modernista coesistono. Francesco Iannone si esprime con pregio formale, recuperando il motivo delle marine; possenti e crucciose appaiono le belle e intense rappresentazioni dell’Adriatico di Domenico Lasorsa. Vito Nicola Ragno sperimenta preziose soluzioni che, attraverso l’astrazione e l’informale, rapiscono l’osservatore e l’inducono a meditare. Anche la fotografia offre interessanti prospettive, con la moltiplicazione e al contempo distinzione delle immagini in piccolo formato di Pasquale Magarelli e il neoromanticismo delicato e pregnante di Anna Farinola, che indugia su sentieri di donna e sulla vitalità adolescente, in esuberante conquista del mondo. Marisa Carabellese ci conduce per mano nel suo mondo misterioso, tra i principi architettonici ed estetici vitruviani e un universo materiato di vergini savie e depositarie di chissà quale cosmico segreto. Il volo di gabbiano, sua sphragìs, assurge a ipostasi degli straordinari itinerari attraverso i quali la memoria ci sospinge, inducendoci, senza superegotiche censure, a un più autentico incontro con l’Io.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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