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La meglio gioventù: occupazione e conoscenza in una società libera
15 gennaio 2012

Occupazione come obiettivo conoscitivo, il leit motiv dell’incontro «La meglio gioventù: occupazione e conoscenza in una società libera», tenutosi alla sala Finocchiaro e organizzato dal Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta. «Le nostre mani sono il prolungamento del nostro cervello e nelle cose che facciamo poniamo ogni volta delle porzioni di tempo». È con la citazione di Mc Luan che il prof. Vito Copertino, ordinario di Idrologia Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente dell’Università della Basilicata e editore della rivista locale Terre Libere, ha illustrato la situazione statica europea, in cui la conoscenza è solo percepita nell’ottica della mera occupazione, incentivando così una tipologia di pensiero a carattere fortemente meccanicistico. Nella concezione europea manca la nozione di cosa sia la mera conoscenza se alla base sta il fine manuale della conoscenza. Dunque, c’è ancora spazio per la filosofia e per l’arte oratoria? Possono entrambe produrre nuove strategie di pensiero, migliorando le decisioni degli apparati burocratici interessati alla politica, quindi alla vita così detta concreta? Un utile strumento di confronto è, secondo il prof. Copertino, il volume «La conoscenza in una società libera», presentato a Molfetta lo scorso marzo 2011. Citato anche l’articolo di Giacomo Pisani, direttore della rivista Terre Libere e apprezzato redattore di Quindici, che illustra come decisioni umane circoscritte da interessi politici e meramente economici non solo possano nuocere l‘ambiente, ma trasformino in negativo economia e occupazione. Il reale non è ciò che è presentato in programmi politici o in ciò che si traspira attraverso la comunicazione politicamente scorretta di chi ha in mano “la parola”: il reale è ciò che è, non ciò che è rappresentato è non si può nascondere. Dunque, quale potrebbe essere il paradigma dell’oratore? Un miglioramento possibile deve favorire la crescita, non infondere dinamiche a circuito chiuso in cui si realizza il motto vichiano dei “corsi e ricorsi storici”. È necessario capire sul piano politico, ma in particolare economico, quanto le risorse planetarie siano finite e da qui innescare una tipologia di pensiero che vada incontro a tale politica. Rosanna De Gennaro, docente del Liceo Scientifico di Bisceglie, ha basato il suo intervento sulla logica dell’occupazione e sulle riforme scolastiche e universitarie del governo italiano. È l’adeguamento errato alle condotte europee senza la minima considerazione delle risorse nazionali l’aspetto maggiormente critico. Si sta consumando una politica di smantellamento del “sapere pubblico” con il nascere di nuovi corsi universitari, considerati all’avanguardia e forse “adeguati” all’andamento Nord Europa. Il principale provvedimento per il sistema scolastico italiano è stato quello delle cosiddette “3 I”, ossia inglese, informatica e imprese. Tale sistema è da considerarsi, filosoficamente parlando, di tipo raziofascista lì dove la scienza è qualcosa da produrre, lì dove il pensiero cardine è che la scienza produce qualcosa di materiale e ciò conduce alla creazione di uomini-vittime, componenti di una società fondata sul mito della ricchezza, in cui manca lo spazio alla creatività e tutti gli uomini sono uguali e soddisfano il bisogno della società (il consumo) per riprodurre ricchezza. Mano calcata sulla manovra di governo nell’ambito scolastico- universitario da parte di Marino Centrone, dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Infatti, il problema vero e concreto per i giovani è la scelta del dopo scuola media superiore, se seguire le proprie inclinazioni o le richieste di mercato. Strettamente legato l’intervento di Massimiliano di Modugno dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, che ha discusso il tema dell’occupazione inteso come rappresentazione dello spazio pubblico. Secondo di Modugno, il potere di governo ha tre elementi fondanti: ha come bersaglio le popolazioni, considerate un insieme statistico con esigenze di carattere statistico; l’unico sapere che tale potere rispetta è il sapere economico come baricentro; la tecnologia è strumento di controllo e deve soddisfare le esigenze economiche dell’insieme statistico. L’unica libertà è una vera democrazia in cui il ruolo della plebe non è solo il dare l’opportunità a una specifica cerchia rappresentazionale, ma fornire a ciascun cittadino il voto diretto: questo sarebbe un primo livello democratico per garantire «l’occupazione dell’ uomo come essere pensante e protagonista della sua realtà». Infine, Giacomo Pisani ha illustrato illustra come la crisi economica riduca il lavoro dell’individuo a un lavoro altamente meccanicistico. Anche a livello locale l’occupazione giovanile si consuma in lavori a contratto part time, in cui la mansione massima è essere operatori call center e in cui anche la qualifica o il titolo di studio, elemento che “fa la differenza” nell’essere assunti, si rivela “asso nella manica”.

Autore: Mariagrazia Petruzzella
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