La deregulation fruttarola si piega all'Asl, ma si espande a macchia d'olio
Un’invasione aliena. Le cassette della frutta sono dappertutto a Molfetta: una “perversione” tutta locale, impennata con l’invenzione azzolliniana del «mercato diffuso». In pratica, una forma inconsueta di libertinaggio amministrativo e normativo: chiunque, dovunque e comunque può vendere qualsiasi alimento o bene di prima necessità senza problema e in ogni angolo (di recente sono anche proliferati i venditori dei “cannolicchi di Barletta”). Molfetta, agli occhi di un visitatore esterno, appare come una periferia di Calcutta (tendopoli, cassette, venditori, sporcizia e fogna a cielo aperto), di contro a quanto strombazzato nei proclami ufficiali dai megafoni del regime della “repubblica dei meloni”. Infatti, la giunta Azzollini ha varato l’ennesimo atto d’indirizzo per individuare le aree da destinare ad altri due chioschi per la vendita di frutta e verdura, rimpiazzando le tendopoli di via Giuseppe Di Vittorio e via Mazzarella. Intanto, sono stati anche ultimati i chioschi posizionati in via Leoncavallo e in via Caduti sul Mare (realizzati dalla ditta Holzafanil). Anche se uno dei due chioschi ha continuato a invadere il suolo pubblico con ombrelloni e cassette della frutta, mentre l’altro pare abbia ceduto i suoi armeggi ad altri (forse dello stesso “circuito familiare”) - che avrebbero poi aperto una nuova postazione nel centro urbano (con autorizzazione scritta e ufficiale o con una semplice stretta di mano?). Insomma, il territorio è ormai terra di nessuno, strappato a tutti i suoi cittadini e controllato da pochi eletti per una depredazione gratuita e legalizzata. Sono evidenti le ragioni elettorali di questa “politica”, come più volte è stato denunciato in Consiglio comunale e in incontri pubblici dell’opposizione locale. Infatti, il Piano del commercio non è stato approvato a maggioranza nell’interesse dei cittadini, della legge e dell’igiene pubblica, ma probabilmente per soddisfare meri interessi personali, sfociando in una bassa cloaca elettoralistica costata alle casse comunali (dunque, ai contribuenti molfettesi) denaro pubblico e dignità socio-amministrativa. In effetti, questa rete commerciale violerebbe i principi di economicità, correttezza, libera concorrenza, parità di trattamento e trasparenza fissati dalla normativa nazionale. Basti pensare all’assenza di trasparenza pubblica nella pubblicazione del bando per l’affidamento dei due chioschi appena completati e nel successivo affidamento: sull’albo pretorio comunale online è stata pubblicata una anoressica graduatoria con soli due nomi, senza nemmeno una determina dirigenziale che spiegasse il numero dei partecipanti, la regolarità della documentazione ricevuta e i requisiti posseduti dai due vincitori. Tra l’altro, sono state calpestate le prescrizioni fissate dal Regolamento comunale di igiene e sanità pubblica con vistosa e libertina imprudenza: ad esempio, la frutta è continuamente esposta a smog e polveri sottili, oltre che alla presenza indiscreta dei topi. A giugno il distretto Asl Molfetta-Giovinazzo-Bitonto aveva inviato una comunicazione al sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, per adeguare i chioschi della frutta alla normativa sanitaria. Bocciatura da parte di Azzollini che aveva tacciato la legittima richiesta e il necessario provvedimento a norma di legge come pretesa «assurda e vessatoria». Tuttavia, per rimediare a un grossolano errore che avrebbe esposto i suoi chioschi a un eventuale sequestro con abbattimento, con le conseguenti lamentationes dei loro inquilini, la giunta Azzollini ha varato una variante per introdurre i wc nelle strutture, nonostante i maggiori oneri contrattuali (+41mila euro). Ma le lacune igienico- sanitarie sono ancora numerose e sanzionabili, se non sanate nel più breve tempo possibile: sarebbe una frenata alla pratica diffusa dell’accattonaggio elettorale, con possibili conseguenze a livello di ordine pubblico. Oltre ai chioschi della frutta, un altro adulterio normativo sono gli “ambulati con postazione fissa” (una contraddizione amministrativa) che occupano stabilmente suolo pubblico presso supermercati, piazze ed edifici pubblici (come le scuole). La stessa Magistratura è stata costretta a intervenire per ben tre volte di fronte all’anarchia fruttarola, forse azionata da qualche “promessa elettorale”, come denunciato dall’opposizione. A ottobre partiranno i primi processi (inevitabilmente il Comune si è costituito parte civile), ma per molti cittadini i risultati sono già scontati e, anche in caso di possibili condanne, sarà difficile estirpare questa ulcera socio-urbana che continua a diffondersi lungo strade e marciapiedi. Molfetta sembra essere l’unico Comune italiano ad aver abdicato dalla civiltà, dove il diritto è molle come un cream caramel, adattabile a ogni interesse particolare e personale. È la politica del “caudillo” locale, che ha trasformato Molfetta, in una enorme Piazza Paradiso anni ’90.