Recupero Password
La comunità a venire II
15 settembre 2012

 

Ieri notte ho visto Apocalypto, è la storia di comunità primitive dell’Amazzonia in lotta fra loro per il cibo e poiché era un periodo di carestia, la comunità dei violenti tenta di placare dio con vittime sacrificali della comunità dei buoni catturati dopo il massacro nel loro villaggio. La comunità dei buoni era basata sull’amore e sulla procreazione della specie, vivevano nella foresta e non avevano paura degli animali, ma degli altri uomini. Quello che emerge nel film nell’orrore del sangue, delle vittime sacrificali e delle stragi è l’amore di un uomo e una donna. Alla fine la caccia spietata dell’eroe fuggiasco che si era ribellato alla legge del sangue e della terra termina con l’arrivo dei galeoni spagnoli, un’altra comunità imperiale che viene ad imporre con armi più potenti la legge dell’ordine e del comando, la legge della morte e l’eroe ritorna di nuovo nella foresta, con la moglie e i due bambini ritorna nella foresta per poter costruire una nuova comunità. In questi giorni si celebra l’Olocausto, giorni che coincidono con i giorni della morte di mio padre, perché l’altra notte non ho dormito tutta la notte, era quel benedetto inconscio che mi ricordava che quindici anni fa avevo fatto la veglia accanto al letto di quel vecchietto che aveva vissuto amando i figli, la moglie, la campagna, la vita e mi diceva sempre che la cosa più bella è avere un lavoro libero, non come i lavori servili che molti sono costretti a svolgere nel mondo contemporaneo. Floriane si accorse che vagavo con la mente e mi invitò a tornare al tema. Il bateau che si chiamava il Maltese stava passando sotto il pont de l’Alma e cominciavano a servire la cena. Cenare sul bateau non è solo roba da turisti, è qualcosa di più e con 50 euro puoi ancora avere quel qualcosa di più. Floriane sosteneva che Bataille era stato il pensatore che più degli altri aveva vissuto l’esperienza del rapporto fra il soggetto e le comunità. Le due comunità che nel Novecento si erano imposte come comunità erano state lo stato nazista e lo stato sovietico. Entrambe erano fallite perché non avevano rispettato i soggetti. I soggetti sono il limite delle comunità, ma anche la comunità è al limite, non riesce a realizzarsi, non è mai all’opera, non può essere un’opera perché è un valore, l’escatologia dei fini. Nella tensione drammatica fra i soggetti e le comunità nasce l’esperienza interiore, questa dimensione meravigliosa donata all’uomo dagli dei che si realizza massimamente nell’estasi, nell’estasi dell’arte e dell’amore. Quell’io, l’io della esperienza interiore non è mai solitario, ma “ un luogo di comunicazione, di fusione del soggetto e dell’oggetto”. Il soggetto comunicante, un soggetto che comunica è sempre fuori di sé, nell’istante del godimento e della creazione è sé stesso e altri, è un altro da sé. Ma il momento dell’estasi a volte produce la tragica dimensione dell’isolamento, della partizione, della separazione dal mondo: quante volte gli amanti nella letteratura e nei romanzi muoiono, perché l’estasi è separazione dal mondo. Per Bataille l’estasi non è nel mondo. Il Dasein e l’operaio sovietico non sono stati la realizzazione dell’estasi perché l’estasi non è di questo mondo. Forse qualche traccia di estasi sarà possibile rinvenire nella ipseità, nella semelfattività ( l’essere se stessi), proposta da Jankélévitch, nella storia minore di questo pensatore ignorata dalla cultura e dalla storia, no l’estasi nel mondo dobbiamo realizzarla nei Giardini di Avalon perché quel giorno quella studentessa a lezione disse che voleva svegliarsi nei Giardini di Avalon e che era stanca di studiare in una università sempre più simile ad un ufficio comunale a imparare cose che non servono a nulla perché il mercato della laurea conseguita in una università periferica non sa che farsene. E Gad Lerner ha voglia a fare l’alternativo, ma presenta solo personaggi della Padania e della Bocconi, è parallelo alla Lega anche lui e non se ne vergogna. Non ha mai invitato in trasmissione una delle donne del Sud, una delle madri del Sud, o quell’altra cara amica che tanto tempo fa partì per Bergamo ad insegnare Italiano e Storia, anche se era laureata in Filosofia ed aveva già scritto un saggio in Metafore per una filosofia della carezza. Perché dobbiamo creare una nuova comunità delle lettere, una nuova koiné o come dice lei, ma poi lo faccio dire da lei, ah già il tìaso. “ E’ la questione del comunismo letterario ( la repubblica dei sapienti ) o almeno ciò che cerco di indicare con questa espressione inadeguata: qualcosa che sarebbe la partizione della comunità nella e attraverso la sua scrittura, la sua letteratura.”1 Una nuova Sebastopoli, Sébastopole, una città cinta d’assedio dalle truppe imperiali che non vogliono che si creino isole di comunismo e di pensiero perché il mercato delle menti richiede una rigida selezione, la meritocrazia e la forza-lavoro richiesta dal mercato è quella ad altissimi livelli di qualificazione (Oxford, London School, Yale, Harvard ) che quasi sempre proviene da famiglie con altissimi redditi. Il problema, tuttavia, sul piano mondiale, almeno nelle società opulente, è che si va delineando quella che Marcuse ipotizzava sarebbe stata la società del futuro. Una società liberata dalla necessità del lavoro materiale che può destinare quote maggiori di lavoro a dimensioni creative. Queste creatività sono nei fatti distrutte, vilipese, condannate ad una vita randagia, esposte al rischio della droga e dei farmaci e tutto questo viene espresso dal movimento degli indignati, dai giovani che hanno votato per il movimento delle Cinque Stelle. No non devo farmi catturare, dissi a Floriane, non devo di nuovo usare lo stile del saggio filosofico, non scrivo più così da dieci anni, la mia scrittura è diventata trasgressione della scrittura aulica e paludata. Perché i gendarmi di Sèvres Babylone, quelli della Serva Babilonia, li hanno mandati in tutte le scuole e le università del mondo per creare eserciti di persone addestrate al pensiero unico che non si sa bene che cosa è, ma mostra i suoi dispositivi nel pensiero scientifico, la scienza già fatta, la scienza paradigmatica che nei secoli ha dimostrato di essere produttiva e anche la filosofia, come sostengono i filosofi analitici deve allinearsi a questa tendenza. Le esperienze comunitarie che hai vissuto nel passato decennio – diceva Floriane – sono passate perché non sono più state comunità e la comunità è vita in comune. Con la morte dei tuoi genitori e la partenza delle tue figlie la famiglia si è disgregata. Il Buon Governo era concepito come una macchina elettorale in cui confluivano un po’ di garantiti e che i giovani rifiutavano perché non si creavano posti di lavoro ( nemmeno un giornale, un periodico, un’attività editoriale ). La Casa dei popoli fu la stessa cosa perché non si può proporre a masse di giovani sotto il ricatto del lavoro un’associazione basata sul tempo libero. Anche Linea 5 è fallita perché i ragazzi arrivati a trent’anni vogliono avere una vita propria, una famiglia, un lavoro e non solo trascorrere delle serate intorno a un film o un dibattito. Uno dei pochi momenti di vita comunitaria fu la realizzazione del corto I lavoratori del mare con quei ventimila euro finanziati dalla Regione Puglia. Del resto tu sei a Parigi per vedere come vanno le cose all’atelier di tua figlia, ma là può funzionare perché vi confluiscono persone che un lavoro ce l’hanno e dal Venerdì alla Domenica possono dedicarsi al tempo libero. La comunità dei letterati che hai lasciato per il momento in Puglia può andare, ma deve radicarsi, inserirsi nei meccanismi di mercato, creare forme di vita, utilizzare spazi sociali per attività che vanno dalla musica, alla cinematografia, al teatro alla produzione letteraria che rischia di non varcare i limiti, il perimetro di una città di provincia. Fra l’altro anche la tua forma di stile trasgressivo può degenerare in urlo solitario, in una voce che non riesce a diventare corale. Il cameriere portò il solito canard condito con la salsa dolce, eravamo verso la Tour Eiffel come sempre illuminata e dopo il canard arrivarono i formaggi. – Non penso di proporre un urlo solitario se da vent’anni tutto il movimento poststrutturalista si muove intorno al concetto di ecceità. L’ecceità, l’ipseità, la domanda sul senso dell’esistenza. – Gli uomini – riprese Floriane – devono ricredersi sulle domande che hanno posto nel corso dei secoli, anche sulla domanda fondamentale posta dalla metafisica come domanda, la domanda sulla finitezza che è una domanda fallocentrica e fallogocentrica. Per Bataille la lacerazione essenziale, il sesso, la lacerazione di una don- 1 Jean-Luc Nancy, op. cit., p.62  na non è una lacerazione. E’ nella sua piega più intima una esposizione al fuori. Essa tradisce anche un riferimento metafisico a un ordine dell’interiorità e dell’immanenza, del passaggio di un essere in un altro. 2 La lacerazione originaria, la donna come lacerazione originaria, infatti nacque dalla costola dell’uomo, la lacerazione come esposizione al mondo e agli esseri che ha generato nella quale tutti vogliono tornare. La lacerazione originaria che mi partorì, mi diceva che sono nato a mezzogiorno quando splendeva il sole, sono nato solare anche se la vita ha lasciato molte ombre e quella notte interminabile accanto al suo letto che avevano messo in un angolo perché non reagiva più ai farmaci e il pacemaker che continuava a stimolare il cuore e la trasectomia che le aveva deturpato la gola. Però quante urla mamma quando andavo a far l’amore con la figlia del sarto e non mi ero messo con la figlia del dottore! Quest’anno il 15 Febbraio ho sedute di laurea mattina e pomeriggio, per non pensare a quel giorno, per pensare ad altro, per non pensare agli otto anni trascorsi accanto al suo letto a consolarla della morte del marito e di un figlio. Del resto cara Floriane mangiamo questo dolce perché la comunità, la società che vogliamo costruire deve essere dolce e soave non come la società aperta di Popper che produce solitudine e indifferenza. La società che vogliamo costruire deve essere una passione, deve essere perseguita con passione, una prova del fuoco. “È per questo che la comunità non può appartenere alla sfera dell’opera. Non la si produce, se ne fa l’esperienza ( o meglio l’esperienza di essa ci fa) come 2 Jean-Luc Nancy, op. cit., p. 69 esperienza della finitezza.” 3 Bataille attribuiva alla comunità la dimensione del sacro perché è nel sacro che si scatenano le passioni. La passione non è un fatto solitario, ma anch’essa è intimamente una esposizione. Nel sacro i due soggetti diventano sovrani. “La presenza dell’altro non costituisce una barriera che limita lo scatenarsi delle ‘mie’ passioni: al contrario soltanto l’esposizione all’altro scatena le mie passioni.”4 A volte ci chiediamo perché resistono nei secoli alcuni riti collettivi come le processioni pasquali nel Sud dell’Italia e in Spagna. Perché sono una esposizione all’altro e al sacro, mentre i riti laici come possono essere i concerti rock sono stati deturpati dal mercato. Le cose finiscono, passano – riprese Floriane – ed acquistano un maggior valore quando non ci sono più. Per questo Bataille attribuiva un valore immenso al piano di immanenza, all’essere – per la morte. “Nessuno pensa più che la realtà di una vita in comune – il che equivale a dire dell’esistenza umana - dipenda dalla messa in comune di territori notturni e di questa specie di contrazione estatica che la morte diffonde (….) L’ELEMENTO EMOTIVO CHE CONFERISCE UN VALORE OSSESSIVO ALL’ESISTENZA COMUNE E’ LA MORTE.” 5 Perché la notte appartiene agli amanti ( Patty Smith ). Perchè la comunità è un compito infinito nel cuore della finitezza.6 Hai voglia il Rospo a ridere, vi ho fregati tutti perché i miei figli non sono emigrati e i vostri sì, hai voglia i baroni baresi a gongolarsi che i loro figli sono rimasti vicino casa, mentre i nostri sparsi per l’Europa. E quel cretino del Rospo in quella seduta di laurea rideva, come uno scemo rideva, mentre io pensavo a Selvina, a Vuka Selvina, una ragazza albanese che pur in elenco non si era presentata perché aveva avuto un parto prematuro e stava in sala travaglio. E speriamo che il 15 Febbraio si laurea perché deve ancora superare l’esame di Storia della Filosofia antica e io con la docente non ci parlo. Del resto con chi ho parlato, ho comunicato in tutti questi anni! Con i ragazzi, con Nicola de Feo, con Ottavio Marzocca, con Massimiliano, con gli amici che vengono ad Avalon. 3 Jean-Luc Nancy, op. cit., p. 71 4 Jean-Luc Nancy, op. cit., p. 73 5 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 76-77 6 Jean-Luc Nancy, op. cit., p.79 “Per Bataille la comunità fu innanzitutto e soprattutto quella degli amanti. Perché gli amanti parlano e le loro parole sconvolte riducono ed esaltano al tempo stesso il sentimento che le anima. Giacché essi trasferiscono nella durata ciò la cui verità non resta che il tempo di un lampo.” 7 Nelle città, invece, gli uomini non si baciano, mentre gli amanti si baciano ed è come se preservassero questo motivo, salvandolo in extremis dall’immenso fallimento del politico-religioso e offrissero l’amore come un rifugio o un sostituto della comunità perduta.8 La comunione degli amanti si oppone al fallimento del politico- religioso, lo stato, la comunità degli indifferenti, ma oggi quel fallimento sta investendo anche la comunione degli amanti, perché gli esclusi non hanno il tempo, la voglia, la gioia di gioire e non è solo un dato sociologico che molte unioni falliscono, che i giovani non riescono a sposarsi, che abbiamo messo su una società malata e per favore non invitate più a Ballarò Rutelli, Ga- 7 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 80-81 8 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 82 sparri, o Letta, letta, letta, l’ho scritto altre volte ma lo riferivo a quello di Forza Italia, ora lo riferisco a quello del Pd. E fra l’altro parla male anche di Vendola che rischia di rimanere il grande escluso. Nell’indifferenza del mondo tutti gli amanti di questo mondo devono imparare a scrivere, a comunicare. Bataille non aveva nessuna fiducia nell’intellettuale collettivo, l’Icaro castrato, il partito. La comunità degli amanti, il comunismo letterario, il materialismo dell’incontro sono un’altra cosa. Sono un’altra cosa perché “ non bisogna mai cessare di scrivere, non si deve rinunciare a scrivere un libro, al desiderio di modificare i rapporti che esistono fra gli uomini, fra un uomo e i suoi simili. Questi rapporti giudicati inaccettabili e percepiti come un’atroce miseria.” 9 2 – fine ————— Le note si riferiscono all’opera di Jean-Luc Nancy, La comunità inoperosa, Napoli 1992. 9 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 89 ————————— 7 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 80-81 8 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 82 ————————— 9 Jean-Luc Nancy, op. cit., pp. 89  

Autore: Marino Centrone
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet