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La catena dei condannati
15 febbraio 2016

Nei tempi passati, quando non esistevano gli odierni mezzi di trasporto singoli o di massa, era normalissimo spostarsi, da un luogo all’altro anche ad una certa lontananza, a piedi o, chi se lo poteva permettere, a cavallo. Molfetta per essere situata sulla via normale tra Lecce e Napoli era frequentatissima da numerosi viaggiatori. Un viaggio molto frequente era il trasferimento dei condannati alla Regia Corte di Trani oppure, da Lecce a Napoli, per essere giudicati dalla Gran Corte della Vicaria di Napoli. Erano legati con catene fra loro: era la cosiddetta catena dei carcerati o condannati. A condurre la catena vi era un graduato coadiuvato da un gruppo di armati per scorta. Il capo comitiva era munito di un lasciapassare rilasciato in genere dal viceré provinciale, essendo questo un compito di servizio reso al re. Il lasciapassare era in pratica la richiesta di assistenza di alloggio e custodia per la notte da fornire gratis alla scorta e ai condannati, nelle città in cui si sostava. Nella documentazione comunale dal XVI al XVIII sec. vi sono numerose richieste di assistenza alla catena dei carcerati; ne abbiamo stralciate alcune per dar modo di conoscere anche questo risvolto della nostra storia. Verso la fine di febbraio del 1615 nelle carceri di Bari erano incarcerati cinque armeni che dovevano essere trasferiti a Napoli, per cui il 21 febbraio transitò da Molfetta la catena dei cinque armeni con la scorta; il sindaco di allora li fece alloggiare in un’osteria. Il 1 marzo 1662 partì da Lecce la catena dei condannati per Napoli, scortata da un tenente e da 20 soldati; il 14 marzo 1662 passò da Molfetta e si spesero 15 ducati per alloggiarli nella taverna di Francesco de Ninno. Il 9 dicembre 1686 partì da Lecce la catena dei condannati per Napoli. Nella lettera di accompagnamento sono riportate le località del percorso. Erano 18 soldati di scorta, 40 carcerati e 2 donne condannate alla penitenza. Leonardo Antonio Mele si interessò ad alloggiarli e fornire di olio per le lampade, legna per il fuoco, stalla e paglia per i cavalli e si spesero 10 ducati e 35 grana. Il Regno di Napoli nel secondo Decennio del XVIII sec. apparteneva alla corona d’Austria. A Linz in Austria il 15 luglio 1717 un suddito austriaco, tale Michele Zauner, fu condannato a 5 anni di carcere da scontare come rematore sulle regie galere di Napoli. Portato a Fiume, fu imbarcato sulla nave del capitano Giuseppe Maria Garanich per sbarcarlo a Manfredonia o altro porto; sbarcò a Molfetta. I sindaci dell’epoca, Onofrio Tattoli e Giacomo Radivano, curarono il trasferimento del condannato fino a Trani. Essendo un compito fastidioso e oneroso quello di dare assistenza alla catena, i suddetti sindaci dettero un obolo di 5 carlini ai frati di S. Bernardino per celebrare cinque messe alle Anime del Purgatorio, per non far sostare la catena dei condannati che veniva da Lecce. Il 10 giugno 1769 Giuseppe Basuan, cavaliere del Reale Ordine Costantiniano di S. Giorgio e Preside della Provincia di Terra d’Otranto, autorizzò la partenza della catena dei condannati da Lecce a Napoli sotto la sorveglianza del caporale Giacomo Fiocca con l’itinerario e le tappe da fare: da Lecce a Squinzano con sosta la notte; da Squinzano a Cellino con sosta per il riposo poi si raggiunge Mesagne la sera; da Mesagne e si riposa a S. Vito e a Ostuni la sera; da Ostuni con riposo a Cisternino e la sera a Fasano; da Fasano con riposo a Monopoli e la sera a Putignano; da Putignano e riposo a Mola e la sera a Noia; da Noia a Bari riposo e sera; da Bari a Giovinazzo per il riposo e la sera a Molfetta; da Molfetta con riposo a Bisceglie e la sera a Barletta; da qui a Canosa dove si riposa e la sera si raggiunge Cerignola; da qui a Ordona poi si riposa e la sera si raggiunge Castelluccia; da qui a Bovino, si riposa e la sera a Salignano; da qui a Ariano, si riposa e la sera a Grottaminarda; la mattina si riparte per Mirabella dove si riposa e la sera a Torre delle Nocelle; da qui a Gratola dove si riposa e la sera si raggiunge Avellino; da qui a Monteforte, si riposa e la sera a Cardinale; la mattina si va a Cimmendino, si riposa e la sera si raggiunge Mariliano; da qui si tira dritto per Taverna nuova, si sosta la notte e il pomeriggio si raggiunge Napoli. La catena dei condannati raggiunse Molfetta il 19 giugno. Furono alloggiati nella taverna di Antonio Spano; si somministrò ai condannati sale e aceto per lenire i dolori ai piedi e alle spalle, olio per le lucerne la notte, per due persone di guardia la notte alla catena, per traini occorsi per trasportare fino a Bisceglie 6 condannati ammalati più il bagaglio, si fornirono di letti i soldati della scorta e altre spese minute e si spesero 9 ducati e 97,5 grana. Il 28 maggio 1770 fece tappa a Molfetta la catena dei condannati alla galera e come al solito fu data l’assistenza dovuta, si somministrò del sale e dell’aceto per bagnare i piedi e le spalle dei condannati per essersi scaldati lungo il cammino. Per l’alloggio furono spesi 9 ducati 97,5 grana per olio alle lucerne, letti, guardie aggiunte per la notte e per traini serviti per trasportare fino a Bisceglie i bagagli e alcuni carcerati ammalati. Il 25 novembre 1773 il cavaliere di Malta, Tommaso Ruffo duca di Baranello e preside della provincia di Terra d’Otranto, autorizzò la partenza della catena dei condannati da Lecce sotto la sorveglianza del caporale Giacomo Fiocca con l’itinerario e le soste notturne. La catena dei condannati raggiunse Molfetta il 4 dicembre; i sindaci dell’epoca Leonardo Fragiacomo e Vincenzo Gaeta dettero incarico all’oste Nicola Allegretti di provvedere all’alloggiamento della comitiva per la notte e si spesero 9 ducati, grana 68 e 3 cavalli per olio e lucerne, legna per scaldare, aceto e sale per alleviare i piedi, i letti per le 26 guardie e la paglia per i giacigli ai 20 condannati, orzo e fieno per i cavalli. Una delle ultime catena dei condannati alla galera sostò a Molfetta il 31 maggio del 1788.

Autore: Corrado Pappagallo
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