L'ex sindaco Paola Natalicchio: resto in politica da protagonista a Molfetta, per non fermare il cambiamento
MOLFETTA – L’ex sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, conferma di voler restare in politica e soprattutto di voler svolgere un ruolo da protagonista nella politica molfettese. E questo mentre diversi aspiranti candidati sindaci riscaldano i muscoli per una competizione che si annuncia senza esclusione di colpi e che “Quindici” racconterà e commenterà come sempre con grande libertà e spirito critico al servizio dei suoi lettori e della città.
La scelta di restare in campo è confermata dalla stessa Natalicchio, quasi in risposta a chi parla di lei come “archeologia politica”, dimenticando da dove egli stesso viene, dove va e soprattutto con chi va. Proprio lui uomo di Neanderth, politico furbo, ma non di grande spessore, abituato solo al piccolo cabotaggio politico (anche di sopravvivenza), che finora ha prodotto più disastri che risultati positivi, uno che non aggrega, ma divide, riuscendo perfino a distruggere il suo partito, il Pd, il centrosinistra e un’alleanza di governo.
Indovinate di chi parliamo? Non facciamo il nome (è facile individuarlo), perché daremmo troppa importanza a un soggetto politico antidemocratico, autoritario e narcisista, che appare interessato più alle sue fortune politiche personali che al futuro politico-amministrativo della città. Un perfetto camaleonte politico che fugge davanti ai giornalisti che non pubblicano le sue veline e le sue interviste sotto dettatura o compiacenti che gli fanno gli altri.
E così la Natalicchio spiazza tutti. Ecco quello che scrive:
« “Ma che fai, resti in politica?". Mentre trascorro le vacanze nella città in cui sono nata, cresciuta e di cui ho avuto il privilegio assoluto di essere il sindaco per tre anni, amici e cittadini mi fermano per strada e, in moltissimi, mi fanno questa domanda, che mi fa un po' impressione.
E' vero: ho smesso di fare l'amministratore, mi sono dimessa dalla carica di sindaco dopo tre anni, a seguito di una crisi politica feroce e destabilizzante. L'amarezza di quanto accaduto brucia, è ancora difficile da lavare via.
Ma la mia passione per la politica non è scaduta con il mio mandato da sindaco. E non intendo chiudermi nella delusione, nella rassegnazione e nel disincanto. Sto tirando il fiato, da settimane, è vero. Sono tornata al mio lavoro da giornalista, perché al di là delle tante cattiverie che ho letto in questi giorni, io non vivo di politica ma, come tutti, vivo del mio lavoro e ho la fortuna di fare un lavoro appassionante, da oltre 15 anni, che amo immensamente perché mi consente di restare immersa nella realtà, scavarla, conoscerla, abitarla e poi raccontarla.
Però rispondo: certo che "resto in politica". In una fase politica confusa, opaca, molto poco appassionante: ma è un mio preciso dovere restare. Restare all'erta, restare a disposizione, restare in servizio e al servizio. Sono impegnata a capire se esiste uno spazio tra il Pd e il Movimento 5 stelle, da chiamare ancora sinistra e da cui promuovere percorsi di impegno per la riduzione delle diseguaglianze e la moltiplicazione dei diritti. E sono al fianco, soprattutto, dei tanti militanti che dal basso, nelle associazioni e nei movimenti, cercano ancora strade per promuovere il cambiamento dei loro territori».
Nel lungo articolo pubblicato sulla rivista mensile “Quindici” in edicola (Paola è tornata a fare la giornalista anche scrivendo sul suo primo giornale), l’ex sindaco affronta vari temi che vi proporremo per stralci, per animare il dibattito politico che dopo la pausa agostana, sicuramente tornerà vivace.
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