Il dogma tedesco instaurato anche in Italia da Monti rimane inappellabile e ci impedisce di guardare in faccia alla realtà. Nessuno ha il coraggio di alzare il velo. Guai a mettere in dubbio la misura austera e ineluttabile dei professoroni di turno.
Si ha paura del fallimento, come della testa di Medusa, che non si può guardare in faccia per non rimanere pietrificati e si lascia che il “Clistere Monti” produca tutti i suoi effetti più nefasti: distruzione della piccola e media impresa, suicidi tra i piccoli imprenditori, commercianti e disoccupati, tracollo delle economie familiari, fame.
Ne avevamo effettivamente bisogno? Ma siamo sicuri che la cura non sia essa stessa la vera malattia? L'Italia non morirà per il male, ma per la medicina utilizzata per curarlo. Di questa cosa, oramai, siamo convinti in tanti. Ma qual è il “male”? Soprattutto, qual è la vera diagnosi?
Fermo restando la critica e le accuse, anche le più feroci, contro tutte le cricche e tutte le caste imperanti (compresa quella locale), che tra l'altro hanno ingigantito il nostro debito, chi ha provocato la crisi dell’euro? L'Italia, la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda? Forse è vero l'esatto contrario.
I tedeschi hanno imposto all'Europa lo stesso modello del 1929 fatto di «tempi rapidi e crollo economico». Tutti gli Stati a rischio di fallimento (oggi più di ieri, grazie alla disastrosa politica economica imposta dai tedeschi) saranno costretti a vendere tutta l'argenteria di famiglia, pur di sopravvivere (e non è detto che ci riescano vista la spirale recessiva messa in atto) per poi ritrovarsi con le economie disastrate e il debito pubblico inalterato.
Fino a tutto l’Ottocento e anche oltre, i medici erano circondati da un’aura di superstizione e terrore. Superstizione perché solo chi aveva fatto il Classico riusciva a capire qualcosa della loro terminologia. Terrore perché, di solito, il loro intervento terminava con la morte del paziente, indebolito da terapie come salassi, purghe e clisteri, e tenuto in un ambiente malsano: abitazioni fredde e umide, acque contaminate e latrine indecenti. In ospedale, poi, la morte certa arrivava per via delle infezioni dai batteri allora sconosciuti.
Siamo nelle stesse condizioni: la terapia di questi “economisti del clistere” poterà alla morte del paziente-Stato.
È vero, si sforzano di parlare chiaro, ma non quando si addentrano nelle spiegazioni e nei nomi degli indici ai cui livelli occorre votare una devozione religiosa e acritica. Si guarda al debito estero, al bilancio in pareggio, alla crescita del PIL, ma non c’è una valutazione della percentuale di disoccupati, di precari, di poveri che queste politiche provocano, non si preoccupano dei consumi della fascia più bassa della popolazione, della qualità dei servizi pubblici, della percentuale di soggetti cui è preclusa la possibilità oggi, ma anche domani, di produrre reddito.
Le terapie degli “economisti del clistere” potrebbero provocare collassi e stagnazione in tutti i Paesi, dove saranno rese esecutive. Tutti gli esempi concreti dell’applicazione di questa cura portano sempre al medesimo risultato: disastro. Ma queste tasse, queste manovre di aggiustamento (ma non si sa di cosa) chi le dovrà pagare, se questi “economisti del clistere” ci ridurranno tutti sul lastrico?
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