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L'Affaire Majorana, una pregevole prestazione degli studenti dello Scientifico di Molfetta
29 maggio 2008

MOLFETTA - Una pregevole prestazione quella dei ragazzi del Liceo Scientifico, ieri sera, presso il cinema Odeon. Con una originale interpretazione degli affanni e degli “incroci” che hanno attraversato chi ha percorso la scomparsa di Majorana, i ragazzi hanno svelato la posizione di una scienza asservita, di una incoscienza che fece da sfondo all' affaire Majorana. Il dramma della seconda guerra mondiale e della bomba atomica, frutto di una scienza che si muove entro i confini del denaro e del potere, costituisce il movente di una storia che affascina. La ricostruzione della polizia si perde inevitabilmente nella profondità degli scritti dello scienziato, la riflessione scientifica scavalca i confini dei numeri per confrontarsi con l'umanità, con la conoscenza vera, e non settoriale. Così il percorso della ricerca dei personaggi si sofferma su stralci della vita dello scienziato, si confronta con frammenti della sua genialità, mai totalmente compresa, come la vastità dei suoi appunti. I ruoli dei personaggi si muovono fra la storia quasi incompiuta della scomparsa, e i richiami che certe azioni, certe frasi, pongono al mondo, interrogandolo sulle sue mancanze. Sulle mancanze che hanno favorito l'esplosione delle bombe nucleari, sul vuoto di una scienza che non pone domande, sul divario che la scomparsa di Majorana ha aperto fra politica e morale. Un compito non facile, quello di entrare nel foro aperto da Majorana all'interno della facciata statica della storia, paradossalmente proprio con la rinuncia alla sua vita usuale. Con le sue dimissioni dal ruolo di funzionario che le condizioni gli avrebbero attribuito. Una scelta troppo strana, troppo lontana dalle biografie che siamo abituati a leggere, e che vede nel sen. Bocchini, capo della polizia, l'esempio lampante di un cinismo che cerca di redimersi. Ma che la testimonianza degli eventi e degli scritti, le parole del poliziotto più “curioso”, imprigionano nella via del dubbio. Gli attori si immedesimano al meglio in questa strada di incertezza, di riflessione e nello stesso tempo di ammirazione. Per quello che è stato, a detta di Fermi, uno dei più grandi geni insieme a Galilei e Newton, e che inebriava, con l'immensità dei suoi risvolti scientifici e umani, tanti scienziati ma anche la stessa moglie di Enrico Fermi, Laura. I fatti successivi al '38 ci fanno dire che tutto ciò che Majorana aveva intuito è accaduto, l'uomo ha distrutto se stesso, grazie a certa scienza. Lo spettacolo offerto dai ragazzi si chiude con i complimenti della preside e l'entusiasmo degli studenti, grati alla regia. Con la sicurezza di aver trasmesso parte di quella responsabilità umana che farebbe dire ad ognuno, di Majorana, che ”non capivo che quell'uomo era il mio volto, era il mio specchio, finché non verrà il tempo, in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo” come scrisse F. Guccini, citato dal regista.
Autore: Giacomo Pisani
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