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Italia della Cultura, la rete in funzione degli eventi dei Comuni
27 febbraio 2012
MOLFETTA
- Spesso l'informazione cittadina, come cita un comunicato, è sommersa da notizie dei più svariati generi, e lo spazio della cultura viene sempre più invaso dalla cronaca, fino a perdersi nelle pagine più nascoste dei giornali. In tal senso, proprio gli eventi culturali, i luoghi in cui nascono gli strumenti del confronto e dell'orientamento all'interno del marasma delle notizie quotidiane, restano introvabili, e l'offerta culturale si smarrisce nell'orizzonte dispersivo della comunicazione.
E' proprio questo il settore in cui investe "Italia della Cultura" (
http://molfetta.italiadellacultura.it/
), il primo portale nazionale impegnato nella raccolta e nella segnalazione di tutti gli eventi culturali organizzati nei Comuni d'Italia. "Italia della Cultura" (IdC) restituisce la cultura ai cittadini, pubblicizzando ciascun evento, e divenendo l'unico spazio per la ricerca di eventi culturali a livello nazionale.
Sul portale di Italia della Cultura, basta cercare la propria città di appartenenza per essere informati su tutti gli eventi culturali presenti, suddivisi in dieci categorie: musei, eventi, cinema, teatro, musica, mostre, incontri, corsi, natura, ragazzi.
"Italia della cultura" interviene nel circuito complesso che collega l'operatore culturale alla ricezione da parte della gente, alla diffusione e alla pubblicizzazione dell'evento organizzato, offrendo un canale privilegiato in cui egli può raggiungere direttamente, senza interferenze, i propri fruitori. Gli utenti del portale potranno inoltre essere informati e aggiornati sull'offerta culturale del territorio nel raggio di 50 chilometri.
"Italia della Cultura" supera la frammentarietà dell'informazione contemporanea, sempre più dispersa negli ambiti più disparati e, per quel che riguarda la cultura, rimessa agli sforzi, spesso isolati, degli operatori, che diventano adesso una figura chiave nel nuovo processo di promozione. Gli operatori culturali, infatti, possono adesso lavorare in stretto contatto col coordinatore del proprio comune di appartenenza, il quale gestisce una newsletter settimanale e la pagina culturale del comune, promuovendo tutti gli eventi in programma.
Gli eventi promossi da enti, associazioni, operatori ecc. possono adesso raggiungere immediatamente la gente che, al contempo, viene resa partecipe della vita culturale della propria città, fino a diventarne protagonista, entrando a far parte di un progetto che tesse la rete dell'orizzonte culturale del proprio territorio. Da spettatore occasionale, passivo rispetto alla cultura che procede, sempre più estranea e indifferente, IdC rimette in gioco il cittadino nella partita con la cultura che, così, può tornare a dar senso alla comunità, a ricomporla, insieme ai suoi fruitori, nella stoffa della sua identità.
Il tutto in maniera assolutamente gratuita, sia per gli operatori culturali che per gli utenti del portale. Contemporaneamente, il progetto porta alla nascita di opportunità lavorative per i coordinatori dei comuni di appartenenza.
Italia della Cultura costituisce una cassa di risonanza per la cultura dei comuni italiani, che mette capo ad un progetto fondamentale: quello di portare la cultura a radicarsi sul territorio, costruendo un terreno comune di coscienza, confronto ed elaborazione, che rimette in gioco il cittadino nella sfida con la città, con il suo spirito, con la sua identità. Perché, come scrisse Gadamer, "La cultura è l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande".
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Dottor Stranamore
27 Febbraio 2012 alle ore 21:45:00
Quale cultura in una società consumistica e di eccessi? Appoggiata dal mercato come istituzione chiave della società occidentale contemporanea – una istituzione che rende la propria posizione inattaccabile mediante la sua capacità di produrre e riprodurre una dipendenza totale da se stessa- la “cultura consumistica” diventa, secondo la maggior parte degli osservatori, un attributo immutabile della nostra epoca. La cultura consumistica è una cultura di uomini e donne integrati nella società in quanto, soprattutto, consumatori. Aspetti della cultura consumistica spiegabili solo in termini della logica di mercato, ove essi hanno origine, si riversano su tutti gli altri aspetti della vita contemporanei; ammesso che siano rimasti altri aspetti, non toccati dal meccanismo di mercato. In tal modo, ogni oggetto di cultura diventa una merce e diventa subordinato alla logica di mercato sia direttamente, attraverso un meccanismo economico, sia indirettamente, attraverso un meccanismo psicologico. Tutte le percezioni e le aspettative, nonché il ritmo della vita, la qualità della memoria, l'attenzione, le rilevanze motivazionali e topiche sono addestrate e plasmate all'interno della nuova istituzione “fondante”: quella del mercato. Secondo gli stessi osservatori, bisogna quindi far riferimento a quella logica di mercato per capire l'arte o la politica contemporanea. La cultura consumistica crea il proprio mondo autonomo e autosufficiente, completo di propri eroi e battistrada<. Persone alla ribalta, giunte lì vendendo molti nastri, battendo tutti i primati d'incassi, vincendo al totocalcio, indovinando il “prezzo giusto” di una merce attualmente di moda e altrimenti eccellendo nelle virtù consumistiche, incontaminati da ricordi imbarazzanti di duro lavoro e abnegazione puritani. Il mondo affollato dagli eroi consumistici lascia poco spazio agli altri; in un notiziario, il tempo dedicato allo sport, agli spettacoli e alla “gente” (una colonna di pettegolezzi considerevolmente ampliata) occupa la maggior parte dell'attenzione dei telespettatori o dei lettori. Quel che lega gli individui alla società di oggi è la loro attività di consumatori. La cultura consumistica significa un tipo di società molto diversa da quella in cui era nata e per la quale era predisposta la tradizione dei philosophes, la fondazione storica della memoria vivente della legislazione intellettuale. Questa è l'epoca “delle folle” (Gustave Le Bon), definendo la folla come un contesto sociale in cui l'individualità, definita a sua volta come la capacità di giudizio razionale, è cancellata. Il dominio della “folla”, delle “masse”, è la fine della civiltà, della cultura, poiché ogni tipo di vita civile e culturale deve essere fondato su forze morali che assicurino una spinta verso l'autoperfezionamento e una vita regolata dalla ragione……….. (Z. Bauman)
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Professor Occultis
27 Febbraio 2012 alle ore 15:56:00
Senza alcun ponte con la realtà della vita quotidiana, senza alcuna presa sui corpi o sugli animi degli uomini e delle donne comuni, le ambizioni legislative lasciate in eredità dai philosophes e istituzionalizzate come memoria collettiva costitutiva degli intellettuali sembrano essere irrimediabilmente chiuse nella torre d'avorio della teoria e della critica inefficace; nel migliore dei casi, esse possono servire come una formula per una delle tante (sia pure nobili ed estremamente gratificanti) attività intellettuali specializzate e compartimentalizzate; un'attività che ha come unico scopo la propria continuazione. Un tempo le speranze erano invero tali da mozzare il fiato. I portatori di Lumi, i dotti, gli intellettuali credevano di avere qualcosa di grande importanza da offrire a una umanità malata e in attesa; credevano che gli studi umanistici, una volta seguiti e assimilati, avrebbero reso le persone più umane; che avrebbero riplasmato la vita degli esseri umani, i loro rapporti, la loro società. La cultura, prodotto collettivo e proprietà cara agli intellettuali, era vista come l'unica possibilità che l'umanità aveva di respingere i pericolo congiunti dell'anarchia sociale, dell'egoismo individuale, dell'unilaterale, mutilante e sviluppo del sé. La cultura doveva essere uno sforzo guidato, ma entusiasticamente e universalmente condiviso, per raggiungere la perfezione. Nessuno ha espresso questa speranza più acutamente di Matthew Arnold: “La cultura, che è lo studio della perfezione, ci conduce a concepire la vera perfezione umana come una perfezione armoniosa, che sviluppa tutti i lati della nostra umanità; e come una perfezione generale che sviluppa tutte le parti della nostra società. L'idea della perfezione come di una condizione interiore della mente e dello spirito urta contro la civiltà meccanica e materiale che è apprezzata da noi. L'idea della perfezione come di una espansione generale della famiglia umana urta col nostro forte individualismo, col nostro odio per ogni limitazione al disfrenarsi della personalità individuale, con la nostra massima del “ciascun per sé”. Soprattutto l'idea della perfezione come armoniosa espansione della nostra natura umana è in contrasto con la nostra mancanza di flessibilità, con la nostra inettitudine a vedere più lati di una stessa cosa, col nostro concentrato, attivo assorbimento nella particolare ricerca che ci troviamo a perseguire...... Ma la cultura indefessamente si studia, non di erigere a norma su cui modellarsi ciò che possa piacere a qualsiasi persona incolta; ma di avvicinarsi sempre più a un senso di ciò che è veramente bello, grazioso e decoroso, e di far sì che esso piaccia alla persona incolta”. (Tratto da: LA DECADENZA DEGLI INTELLETTUALI - Da legislatori a interpreti – Z. BAUMAN)
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In Vino Veritas
27 Febbraio 2012 alle ore 15:07:00
.......prestando molta, molta attenzione, perchè molti confondono la cultura con la coltura, nobile arte, ma tutt'altra cosa. La bilancia sta forse pendendo verso il fallimento della prima a favore della seconda?
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