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Io, uno tra i centomila all'udienza di Papa Francesco in Piazza San Pietro
15 luglio 2013

C’ero anch’io tra i centomila al pellegrinaggio diocesano per assistere all’udienza di Papa Francesco del 29 maggio scorso. Io credente un po’ vacillante e che spesso osservo le cose da un’ottica laica. E’ stata un’esperienza straordinaria della quale mi sono rimasti impressi alcuni fotogrammi. La prima scena che mi colpito, è stata la moltitudine di persone che, a passo svelto, si dirigeva in Piazza San Pietro. Tutti insieme verso un’unica meta e sentivo la leggerezza di lasciarmi trascinare da un fiume che scorreva verso il suo approdo naturale. Nella concitazione del momento, ora ci si perdeva, ora ci si ritrovava. Anche quando io e mia moglie abbiamo perso i contatti con il gruppo, mi era chiaro un concetto: “In piazza San Pietro ci si ritrova non ci si perde mai”. Chissà come, ci siamo ritrovati nel settore occupato da una comitiva di genovesi ed abbiamo anche occupato due sedie a pochi metri da una transenna, proprio sul percorso della papamobile (che fortuna!). Mentre si attendeva l’inizio dell’udienza, osservavo la moltitudine di gente. In tanti avevano trascorso la notte in autobus. Alcuni raccontavano la disavventura di essere rimasti in panne per strada, altri con il telefonino cercavano i loro compagni di viaggio. Un miscuglio di cadenze che identificavano le varie provenienze. I più fieri erano quelli attrezzati con striscioni e bandierine. Un popolo colorato gioioso più che festante. Quando poi la pioggia ha cominciato ad essere insistente, il colpo d’occhio è stato più suggestivo. Con la comparsa degli ombrelli, i colori dei vari settori non erano più omogenei, ma ancor più variopinti, per l’ovvia ragione che ogni ombrello era di colore diverso. Era bello godersi l’attesa. Senza la solita fretta ci si poteva soffermare su alcuni particolari architettonici: la facciata della basilica, l’obelisco egiziano, la cupola maestosa, il colonnato del Bernini con le cento statue. Un luogo affascinante ma che incute timore, perché ogni persona si sente quasi schiacciata da quell’imponenza. Quando è scattata l’ora X, con l’ingresso della papamobile in piazza con le immagini che apparivano su due maxi schermi, è partito un boato tra sventolii di cappellini, bandiere e striscioni che prendevano il posto degli ombrelli. Nonostante la pioggia, il Pontefice percorreva il solito tragitto. La papamobile talvolta accelerava talatra si fermava, per permettere al Papa di accarezzare ora un bambino, ora un ammalato. L’immagine di quest’uomo vestito di bianco, in piedi su un cavallo d’acciaio, che sfida l’inclemenza del tempo, non era quella di un guerriero temerario, ma di un Pastore in mezzo al suo gregge. Ho avuto la fortuna di vedere il Papa a pochi metri di distanza. Il desiderio di tutti era di incrociare la figura, il volto, lo sguardo del Papa. Un incontro unico e intimo. E quando quel momento, per fortuna o per caso arriva, non ti rimane altro che affidargli i tuoi pensieri, il tuo cuore, il tuo modo di essere credente spesso incerto e pensare a un semplice “Grazie”. Dopo lo choc iniziale, mi ha colpito un’immagine, mentre la papamobile si allontanava. Era visibile la pioggia incensante. Sembrava che il Papa assorbisse l’acqua del cielo, metafora della gioia, delle inquietudini, delle sofferenze, dei dispiaceri, delle le lacrime e delle speranze del suo popolo. Quando poi ha preso la parola, ha esordito nel modo che tutti abbiamo imparato a conoscere: “Buon giorno” e tutta la piazza rispondeva “Buon giorno”. Il Pontefice ricordando la parabola del “Figliol prodigo” ha parlato della Chiesa dono di Dio che accoglie tutti, anche e soprattutto chi sbaglia e ha affermato il concetto di peccato come un’opportunità per avvicinarsi a Dio. Rivedendo questo film, ho capito il gran seguito popolare e il carisma di questo Papa. All’indomani della sua elezione a successore di Pietro, un giornale romano intitolò a nove colonne: UNO DI NOI.

Autore: Francesco Del Rosso
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