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Industria 4.0, ecco la quarta rivoluzione industriale: così cambia il lavoro e il modo di vivere. Un convegno del Rotary a Molfetta
04 maggio 2017

MOLFETTA - Il termine “Industria 4.0” compare per la prima volta nel 2011 in Germania, presso la Fiera di Hannover, ed indica il processo che porterà alla completa automazione e digitalizzazione industriale, al miglioramento delle condizioni di lavoro e ad un incremento del tasso di produzione, mediante l’impiego di nuove tecnologie.

Nella quarta rivoluzione industriale nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Alcuni stanno influenzando le dinamiche già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni, si parla pertanto di una quarta rivoluzione industriale, che è ancora in corso e coinvolge i sistemi economici di molti paesi fra cui l’Italia. I Rotary Club di Molfetta, Corato, Bisceglie, Bitonto Terre dell’olio hanno pertanto tenuto un seminario presso l’Associazione Imprenditori Molfetta, al fine di sensibilizzare riguardo alle dinamiche e i vantaggi dell’Industria 4.0.

Sono intervenuti i relatori:  Giuseppe Di Liddo (membro della Fondazione “Il Rotary per lo sviluppo dell’imprenditoria nell’Italia Meridionale), Domenico De Bartolomeo, presidente Confindustria Bari e BAT, Vito Albino, Docente di Economia e Gestione dell’innovazione al Politecnico di Bari, Vito Cozzoli, docente di diritto industriale alla Link University di Roma,  Adriana Agrimi, dirigente Assessorato Attività Produttive della Regione Puglia, Luca Gallo, Governatore del Distretto 2120 del Rotary, Ugo Patroni Griffi presidente della Fondazione Rotary per lo sviluppo dell’imprenditoria meridionale (nella foto: Di Liddo, Armenio, Gallo, Patroni Griffi, De Pinto, Squeo).

Ad aprire i lavori è stato Mauro Leonardo de Pinto, presidente del Rotary di Molfetta, insieme a Francesco Squeo, presidente dell’Associazione imprenditori coratini e Gaetano Armenio, presidente dell’Associazione Imprenditori Molfetta che ha fatto luce sul ruolo ricoperto dalle aziende molfettesi e biscegliesi, che negli ultimi 20 anni hanno consentito lo sviluppo di oltre 40 attività merceologiche, e rappresentano il cuore pulsante dell’economia dell’Italia meridionale.

Così De Bartolomeo ritiene che il ritardo nell’affermazione dell’industria 4.0 in Italia sia riconducibile alla scarsa informazione delle industrie italiane, solo un terzo di esse comprendono infatti le potenzialità dello “smart manifacturing” (utilizzo di tecnologie avanzate per la produzione) mentre Confindustria Bari e Bat da tempo di adopera per colmare tale lacuna culturale e far decollare il progetto Match-up, che favorisce partnership d’affari e collaborazione fra le varie aziende del territorio. Nasce così una rete di imprese che mettono in campo diversi sistemi produttivi in chiave 4.0, in modo tale che economia e tecnologia vadano di pari passo: digitalizzare il made in Italy è indispensabile per non ritrovarsi esclusi dalla competizione internazionale.

Un tale livello di innovazione, come quello fornito dell’industria 4.0, consente diverse applicazioni, nuovi processi di produzione ed azione, ciò costituisce un vantaggio per l’impresa che dovrebbe capitalizzare meglio, cambia la questione lavoro e molti temono il rischio di perdere regole e valori. Esiste dunque un modo per cogliere le potenzialità del processo in atto? Ovviamente no; tuttavia parte del lavoro di un imprenditore è proprio rischiare, ed in tal caso, investire su una rivoluzione culturale prima ancora che economica (quest’ultima infatti non avviene se non vi è prima un cambio nella mentalità). In passato le piccole e medie imprese (PMI) utilizzavano internet esclusivamente come vetrina, senza alcun tipo di interazione con il mercato; ora invece tutto è informatizzato, dal modo di progettare a quello di distribuire il prodotto, mediante nuove sofisticate soluzioni digitali è possibile persino limitare o prevenire eventuali difetti nella produzione.

Sebbene una tale rivoluzione a livello industriale comporti la nascita di imprenditori 4.0 e anche di domanda 4.0, alcuni preferiscono il termine evoluzione, anziché rivoluzione, a favore di un impatto meno violento sul sistema produttivo, in modo da non stravolgere quanto fatto finora, con la consapevolezza di poter agire risolvendo problemi con costi meno elevati e in maniera più intelligente. Una rivoluzione anche culturale che cambierà il nostro modo di lavorare e vivere, per questo la strada della formazione diventa indispensabile e strategica.

© Riproduzione riservata

Autore: Ivana Silvestri
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