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Il Regio Liceo Ginnasio di Molfetta nell'anno scolastico 1922-1923
15 marzo 2012

Nell’Annuario, stampato nel 1924 dalla tipografia di Luca Gadaleta, si dava conto dell’attività didattica e culturale dell’anno scolastico 1922- 23 del Regio Liceo Ginnasio di Molfetta (vedasi la rara foto, che fu stampata per conto della Libreria Spadavecchia e qui viene pubblicata per concessione di Vittorio Valente). Ha affermato il compianto professor Giovanni De Gennaro che in quegli anni, a Molfetta, «il tono culturale, superato l’antipositivismo delle mode intuizionistiche e spiritualistiche del primo Novecento, sembra tornare, attraverso più Croce che Gentile, alla ideologia risorgimentale». Di quel clima culturale se ne intuisce la portata dalla lettura delle cronache di cui dava conto il fascicoletto e che si apriva con alcune pagine dedicate a fugaci notizie storiche sulla fondazione del Liceo, sui suoi celebri insegnanti (tra cui, nel 1922-23, il matematico Oreste Del Prete e la latinista Enrica Malcovati) ed alunni che diedero lustro alla cultura molfettese. Seguiva poi la cronaca delle attività organizzate nei mesi di scuola; alcune di quelle manifestazioni, allo scrivente sono apparse interessanti per vari motivi; il 4 novembre 1922, «per iniziativa di un Comitato di studenti universitari e col gratuito concorso dell’egregio scultore sig. Giulio Cozzoli», si inaugurò una lapide con i nomi degli studenti che diedero la vita alla Patria nella grande guerra del ‘15-‘18. Nei giorni vicino al Natale, il professore di Lettere Natale Addamiano commemorò il Canova, «illustrandone la vita e l’arte, rilevando l’importanza della riforma artistica canoviana, che illustra anche con alcuni dei molteplici ricordi letterari dell’epoca, come l’Elogio del Giordani e il Carme foscoliano delle Grazie». Nel marzo del 1923, durante il periodo della Quaresima, «a beneficio della Cassa scolastica» fu eseguito nella chiesa di S. Bernardino l’0ratorio sacro composto da Giuseppe Peruzzi, Le tre ore di agonia, con la direzione del figlio del compositore, Francesco Peruzzi (il concerto fu recensito sul Corriere delle Puglie). Nella primavera, tra aprile e maggio, furono organizzate tre conferenze, una dedicata a Victor Hugo (Le idee politiche, Natale Addamiano), l’altra a Molière ed infine la terza, tenuta dal professor Saverio La Sorsa, dedicata alla Poesia popolare d’amore nel barese. A fine maggio tornò la musica nel Teatro Fenice: l’Annuario attesta che vi fu un concerto organizzato da. Corrado Pansini, ben noto musicista molfettese, infatti appena l’anno prima aveva diretto « per l’erigenda chiesa del S. Cuore di Gesù» lo Stabat Mater di Pergolesi accompagnato da un pianoforte (suonato da Angelina Fontana e Rosa Pansini) e da un violino (suonato da Linda Peruzzi). I cantanti furono Lillina Paoloni e Antonietta Valente soprani, Antonietta Albanese contralto, Tommaso Cisternino (barese) tenore, Michele Iasparro baritono e Graziano Candida basso. Il mese di giugno vide la conferenza del maestro Mauro Poli sull’arte bizantina e il Duomo vecchio e quella del professor Luca Claudio sul poeta Mario Rapisardi; infine il ragionier Agodi parlò dell’Inno a Mazzini di Giovanni Pascoli. Ancora nel Teatro Fenice fu rappresentato il dramma patriottico Romanticismo scritto da Rovetta. Quel clima risorgimentale, ricordato da De Gennaro, si intravede anche nelle tracce dei compiti di italiano; se ne riporta qualcuna a testimoniare di una meravigliosa“estetica da libro Cuore deamicisiano” e, con molta amarezza, di un mondo perso per sempre: Rovistando nel cassetto ritrovai il mio giocattolo preferito. In quali condizioni. Quella vista ridestò nell’anima mia tanti ricordi; La vostra mamma è gravemente malata. Lettera ad un amico; Un giorno di neve. E’ inverno. Il cielo è grigio e l’aria gelida. Le piante rizzano i loro tronchi spogli; la terra anch’essa si mostra raggricchiata, squallida, nuda. Aspetto della città. Abitudini della vita. L’inverno per i ricchi. L’inverno per i poveri; I lumi delle case a tarda notte: pensieri e fantasie di un viandante; Vissi come la rosa, un sol mattino; Di tua madre, di tuo padre ti dev’essere santa ogni cosa: il nome, la parola, le ceneri.

Autore: Giovanni Antonio del Vescovo
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