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Il dott. Garofoli e il sindaco Natalicchio, discutono a Molfetta del futuro della cultura umanistica Questa sera durante la Notte Nazionale del Liceo Classico, presso il “Leonardo da Vinci” a Corso Umberto
16 gennaio 2015

MOLFETTA - “Quale futuro per il Liceo Classico e per la cultura umanistica?”. Ne parleranno questa sera alle ore 20, il dott. Roberto Garofoli (Capo gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze) e il Sindaco di Molfetta, dott.ssa Paola Natalicchio, entrambi ex alunni dell’istituto molfettese.

La tavola rotonda, con la presenza della Dirigente, prof.ssa Margherita Anna Bufi, coordinata dal prof. Emmanuele Colonna, sarà un momento importante della Notte nazionale del Liceo Classico, evento che si svolgerà il 16 gennaio, dalle 18 alle 24, in contemporanea in 104 Licei Classici italiani.

Un’iniziativa nata sull’onda delle polemiche che negli ultimi tempi hanno investito lo storico indirizzo di studi del nostro sistema scolastico, fra proposte di abolizione, “processi” pubblici e appassionate discussioni sulla stampa e sul web.

Sarà anche l’occasione per esporre, sia pure in sintesi, i risultati di un’indagine condotta durante la “settimana de la buona scuola”, tramite somministrazione di un questionario a studenti, genitori e docenti, volto a verificare cosa “dal basso” si pensi circa l’efficacia dell’insegnamento scolastico e la formazione delle competenze negli studenti, anche in vista dell’ingresso nel mondo del lavoro.

Simposio con le stelle” è il tema scelto per la Notte nazionale del Liceo Classico, a questo tema faranno riferimento tutte le numerose iniziative previste dalle 18 alle 24 per questa “notte bianca” della cultura classica, ad accogliere nell'atrio una grande stella icosaedro, e poi: osservazione diretta del cielo d'inverno a cura della Società astronomica pugliese; musica dal vivo, coro greco, "comete parlanti", esibizione ginnica, letture poetiche di autori greci, latini, italiani e inglesi, visita al museo degli strumenti antichi, dove sarà possibile incontrare Galileo in persona, lettura di una quadro, esperienza teorico pratica di orientamento nel Planetario, arricchita dall’attività in lingua inglese.

La cittadinanza è invitata.

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Necessitiamo più che mai di un “nuovo umanesimo”, di scuole e studi umanistiche. -Per effetto dell'immigrazione massiccia, stiamo avviandoci, ultimi in Europa, a diventare una nazione multietnica, per vivere nella quale è necessario ampliare, e di molto, il concetto di “uomo”, e imparare quella prima virtù della convivenza che si chiama “tolleranza”. E' questo, un concetto laico, messo in circolazione dai filosofi dell'Età dei lumi, contro la mentalità religiosa, che nei secoli aveva scatenato le più tremende guerre per la difesa delle reciproche verità assolute, di cui ogni religione è per sua natura portatrice. Questa virtù aveva trovato una formulazione in una delle parole simbolo della Rivoluzione francese: “fraternitè”, che ha avuto decisamente meno fortuna delle altre due: ègalitè e lìbertè. Sull'uguaglianza e sulla libertà sono nati comunismo e capitalismo, sulla fraternità non è nato ancora un bel niente. Ma senza fraternità il capitalismo non può che ritornare a essere selvaggio, e il comunismo non può trovare altra espressione di quella che storicamente ha avuto. Per la cultura della fraternità, le religioni non servono granchè. Per quanto amore del prossimo esse predicano, non riescono mai a essere credibili, perché chi ritiene di possedere la verità assoluta non può considerare gli altri diversamente che come erranti. Le varie encicliche dei pontefici che si succedono non fanno che ribadire questo concetto. Tra religione, famiglia e scuola, una lezione sulla “fraternità” può venire solo dalla scuola, e per scuola s'intende la “scuola pubblica”, che per il solo fatto di accogliere sia gli italiani sia quelli provenienti da altri paesi, i ricchi e insieme i poveri, i bianchi e quelli di colore, gli abili e i disabili, è la più idonea a diventare quel “laboratorio” in cui può nascere efiorire quella “cultura della fraternità” a cui solamente gli uomini possono riferirsi, non solo per un loro salto di qualità nel regime della convivenza, ma addirittura per scorgere la condizione stessa della loro convivenza, in un mondo che i mezzi di comunicazione e di trasporto hanno trasformato in unico vicinato. (Tratto da: I miti del nostro tempo – Umberto Galimberti)


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