Il disprezzo: come il centrodestra di Azzollini ha degradato Molfetta
Speciale elezioni
Pubblichiamo il testo di un video su Youtube (http://youtu.be/tm54Mor9WS4) di Domi Bufi che racconta come l’amministrazione di centrodestra dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini ha ridotto Molfetta. L’hanno trasformata Molfetta, sei anni di amministrazione Azzollini, consegnandocela diversa. E non è una diversità nobile, di quelle che abbelliscono e rendono funzionale il territorio: la trasformazione è stata vastasa, sguaiata ed impietosa. Molti i simboli di questa violenza visiva: le bancarelle del mercato diffuso, becere pattumiere a cielo aperto autorizzate; le auto parcheggiate sulle piazze d’arte, vittorie della comodità cafona e triviale sulla bellezza; il progettone del mega porto come i lustrini e le paillettes di una vecchia puttana. Il perché di tanto disamore per la città, di tanto livore verso Molfetta è da ascriversi ad un solo sentimento: il disprezzo. Chi si adopera, per sei lunghi anni, meticolosamente, a ferire la memoria storica di un paese, a squarciarne i confini con il mare, violandone l’orizzonte; chi si impegna delibera su delibera a mortificare la dignità di una comunità negando e cancellando dal proprio vocabolario amministrativo la parola “cultura” deve davvero disprezzare la propria terra. C e m e n - to dagli ulivi, cemento dal mare, oscuri incentivi dall’arte, foraggio per bestie il piano del commercio. L’avidità di trasformare in quattrini o tornaconti le macerie di ciò che si è distrutto, è una tecnica lugubre che va bel oltre l’oltraggio. Eccoli lì, con le loro facce da campagna elettorale, i ghigni beffardi come aborti di sorrisi ed i rivoli bavosi a rigarne il mento. Io me li ricordo tutti, questi, da adolescenti: noi si iniziava ad interrogarci e discutere su come migliorare la fruizione dello spiazzale del nostro quartiere e loro, coetanei, a disquisire sulla marca migliore dei calzini da tennis. E poi, l’ultima ferita, l’ultimo sfregio: quella parola “amo” nel loro simbolo elettorale. L’amore è un’altra cosa.