Il cronoformio dell’anima
La soppressione delle emozioni umane da parte delle tempistiche
Uomini che lasciano il lavoro per rincorrere amori di una vita, uomini che lasciano tutto per viaggiare e seguire un sogno che non ha nessuna garanzia di successo; sono due delle trame cinematografiche più in voga negli ultimi anni con folle di spettatori che sognano davanti a scene del genere, ciò che però riesce a trasportare così tanto le menti di chi fruisce di un simile spettacolo è la non praticabilità delle azioni avvenute nella pellicola all’interno di un contesto della vita reale. Vivere la vita alle sue più ampie latitudini, lasciare tutto per seguire i propri sogni e prendersi un po’ di tempo per sé; per conoscersi meglio e conoscere il mondo, sono diventate l’utopia della società moderna, una società figlia della globalizzazione e delle rivoluzioni industriali che con il tempo arriverà ad un capolinea irreversibile. Per tanto tempo si è parlato di macchine che nel futuro sarebbero state sempre più somiglianti agli uomini, ma ciò che passa sottobanco è che la realtà è ben diversa con un processo contrario che sembra crescere a dismisura e in maniera esponenziale rispettivamente ogni giorno, ogni mese, ogni anno che passa. Come già detto prima, il punto di svolta per questa parabola ascendente dello spirito umano la si è avuta all’alba della prima rivoluzione industriale con la classe proletaria succube delle macchine a cui lavorava e ai loro tempi di lavoro che permettevano agli operai di soddisfare solo i loro bisogni di sostentamento primari. Da quei tempi, l’alba delle società del produrre, molte cose sono cambiate: la società, gli attrezzi, le persone ma non necessariamente lo scopo ultimo delle grandi società che fin da allora determinavano l’andamento del mondo industrializzato: la produzione. Il produrre indiscriminato, il non pensare alle esigenze delle popolazioni con sovrapproduzioni e sfruttamenti di materiali in modo inutile, parametri che portarono alla grande crisi del 1929 e che in seguito ha fatto da apripista per le crisi finanziarie contemporanee. Tutto ciò ha prodotto la società moderna, una società schiava dei numeri e delle funzioni assoggettata ad una cosa labile come il denaro e che si tiene in piedi grazie a debiti astronomici che ogni nazione ha nei confronti dell’altra, basti pensare che il debito pubblico mondiale ammonta al momento a 2,7 volte il Pil mondiale annuale. Tutto ciò come si è detto ha avuto enormi conseguenze sulla società, con intere popolazioni sull’orlo della fame per rispettare parametri dettati da computer e grafici che non si rendono conto di aver a che fare con persone con spirito, sentimenti, coscienza che però vengono repressi attraverso organi burocratici consenzienti e accondiscendenti nel calpestare la dignità stessa di uomo. Tutto queste scadenze, tutte queste tempistiche costituiscono una sorta di cloroformio dell’animo umano che seda i suoi istinti e le sue passioni; un “cronoformio” che fa si che quei film con i protagonisti che lasciano tutto e decidono di vivere la loro vita vengano visti come una utopia, una sorta di fantasia non percorribile che dovrebbe essere però alla portata di qualunque individuo illimitatamente e a prescindere da qualunque limitazione. Bensì tutto questo sia una situazione drammatica che rende gli uomini dei derelitti ombre di se stessi, una leggera ripresa è visibile nell’ambito della ristorazione; una sorta di ribellione nei confronti dei ristoranti fast food con l’ascesa dei ristoranti slow food, che certificano, da parte della gente, una voglia di ritornare al passato, di gustare i sapori e i gusti che fino ad ora si erano persi nel fugace nutrirsi del cibo proposto dall’industria del waste food. Questo è di certo ancora un piccolo passo, ma un punto di partenza sostanziale dell’uomo nei confronti dell’antropico affinché il dio non governabile sia finalmente domato dalla mente. © Riproduzione riservata