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Il cronoformio dell’anima La soppressione delle emozioni umane da parte delle tempistiche
15 novembre 2017

Uomini che lasciano il lavoro per rincorrere amori di una vita, uomini che lasciano tutto per viaggiare e seguire un sogno che non ha nessuna garanzia di successo; sono due delle trame cinematografiche più in voga negli ultimi anni con folle di spettatori che sognano davanti a scene del genere, ciò che però riesce a trasportare così tanto le menti di chi fruisce di un simile spettacolo è la non praticabilità delle azioni avvenute nella pellicola all’interno di un contesto della vita reale. Vivere la vita alle sue più ampie latitudini, lasciare tutto per seguire i propri sogni e prendersi un po’ di tempo per sé; per conoscersi meglio e conoscere il mondo, sono diventate l’utopia della società moderna, una società figlia della globalizzazione e delle rivoluzioni industriali che con il tempo arriverà ad un capolinea irreversibile. Per tanto tempo si è parlato di macchine che nel futuro sarebbero state sempre più somiglianti agli uomini, ma ciò che passa sottobanco è che la realtà è ben diversa con un processo contrario che sembra crescere a dismisura e in maniera esponenziale rispettivamente ogni giorno, ogni mese, ogni anno che passa. Come già detto prima, il punto di svolta per questa parabola ascendente dello spirito umano la si è avuta all’alba della prima rivoluzione industriale con la classe proletaria succube delle macchine a cui lavorava e ai loro tempi di lavoro che permettevano agli operai di soddisfare solo i loro bisogni di sostentamento primari. Da quei tempi, l’alba delle società del produrre, molte cose sono cambiate: la società, gli attrezzi, le persone ma non necessariamente lo scopo ultimo delle grandi società che fin da allora determinavano l’andamento del mondo industrializzato: la produzione. Il produrre indiscriminato, il non pensare alle esigenze delle popolazioni con sovrapproduzioni e sfruttamenti di materiali in modo inutile, parametri che portarono alla grande crisi del 1929 e che in seguito ha fatto da apripista per le crisi finanziarie contemporanee. Tutto ciò ha prodotto la società moderna, una società schiava dei numeri e delle funzioni assoggettata ad una cosa labile come il denaro e che si tiene in piedi grazie a debiti astronomici che ogni nazione ha nei confronti dell’altra, basti pensare che il debito pubblico mondiale ammonta al momento a 2,7 volte il Pil mondiale annuale. Tutto ciò come si è detto ha avuto enormi conseguenze sulla società, con intere popolazioni sull’orlo della fame per rispettare parametri dettati da computer e grafici che non si rendono conto di aver a che fare con persone con spirito, sentimenti, coscienza che però vengono repressi attraverso organi burocratici consenzienti e accondiscendenti nel calpestare la dignità stessa di uomo. Tutto queste scadenze, tutte queste tempistiche costituiscono una sorta di cloroformio dell’animo umano che seda i suoi istinti e le sue passioni; un “cronoformio” che fa si che quei film con i protagonisti che lasciano tutto e decidono di vivere la loro vita vengano visti come una utopia, una sorta di fantasia non percorribile che dovrebbe essere però alla portata di qualunque individuo illimitatamente e a prescindere da qualunque limitazione. Bensì tutto questo sia una situazione drammatica che rende gli uomini dei derelitti ombre di se stessi, una leggera ripresa è visibile nell’ambito della ristorazione; una sorta di ribellione nei confronti dei ristoranti fast food con l’ascesa dei ristoranti slow food, che certificano, da parte della gente, una voglia di ritornare al passato, di gustare i sapori e i gusti che fino ad ora si erano persi nel fugace nutrirsi del cibo proposto dall’industria del waste food. Questo è di certo ancora un piccolo passo, ma un punto di partenza sostanziale dell’uomo nei confronti dell’antropico affinché il dio non governabile sia finalmente domato dalla mente. © Riproduzione riservata

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