Il commissario: affronterò il problema dell’art. 51 e del Prg
Intervista alla dott.ssa Bellomo: “Sì a tutti i provvedimenti di interesse pubblico”
di Felice de Sanctis
Non ha il physique du role, ma volontà e determinazione sì. Esile ma preparata con un pizzico di pignoleria, donna di carattere ma simpatica, disponibile al dialogo ma rigida nell’applicazione delle norme nel rispetto dell’interesse pubblico, tenace soprattutto nel controbattere. E’ questa l’impressione che offre al suo primo approccio con il cronista, la “commissaria” prefettizia dott.ssa Antonella Bellomo.
Barese, 44 anni circa, 2 figli, laureata in giurisprudenza, col sogno di fare il magistrato rimasto nel cassetto, la Bellomo, chiamata a reggere le sorti della città dopo le dimissioni di 17 consiglieri comunali e la conseguente caduta del sindaco Guglielmo Minervini, è da 18 anni nell’amministrazione dello Stato. Ha presto servizio ad Ancona e Chieti, poi ha partecipato a Roma a un corso di qualificazione professionale. A Bari dall’86, dopo un anno all’ufficio di gabinetto a fine ’87 assunse l’incarico di vice capo gabinetto e da gennaio ’97 quello di capo gabinetto. Ha svolto le funzioni di commissario prefettizio a Sannicandro (9 mesi), Canosa (40 giorni), Capurso (3 mesi) e Monopoli (4 mesi). Ora a Molfetta la sua permanenza sarà di circa 7 mesi, fino alle elezioni di primavera.
Dott.ssa Bellomo, lei ufficialmente viene a Molfetta due volte la settimana, martedì e giovedì pomeriggio, pensa che sia un tempo sufficiente per gestire una città come questa?
“Lei ha usato il termine ‘ufficialmente’, in realtà vengo più spesso, quando se ne presenta la necessità: la scorsa settimana sono venuta anche di mattina per altri tre giorni. Lei che orienta l’opinione pubblica dovrebbe spiegare ai cittadini che il ruolo del commissario prefettizio è diverso da quello del sindaco, ed è giusto che sia così. Il sindaco cerca il consenso durante e dopo la sua gestione e quindi ha necessità di avere più visibilità, di incontrare la gente, di partecipare alle cerimonie, ecc., il commissario non deve cercare il consenso, ma solo provvedere alla gestione amministrativa, non ha bisogno di farsi vedere spesso. Il commissario deve interpretare l’interesse pubblico per cui più che di quantità di tempo, parlerei di qualità, di come si impiega il tempo. E’ più utile che mi occupi di trovare la soluzione al problema della casa e del lavoro, piuttosto che ricevere gente che vuole la casa o il lavoro”.
Intende occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione?
“Il problema non è ordinaria o straordinaria amministrazione è di scelte nell’interesse pubblico. Se alcuni problemi li riterrò di tale interesse, li affronterò, anche se rientrano nella cosiddetta straordinaria amministrazione”.
Ma quando si sceglie, si fa comunque politica.
“E’ vero, nel momento in cui fai scelte amministrative, fai scelte politiche, ma se per politica si intende la gestione della città, della cosa pubblica”.
Quale sarà il suo ruolo: burocrate, notaio o protagonista? Nel corso di oltre 30 anni di esperienza giornalistica abbiamo conosciuto due commissari, Rinaldi e Iannelli, uno burocrate, l’altro protagonista. A chi ritiene di somigliare di più?
“Non mi piace fare confronti. Ma l’idea del commissario burocrate è falsata, perché mi rendo conto che l’opinione pubblica pensa al commissario come ad un soggetto che vuole sostituire il sindaco. Io non voglio fare il sindaco, che è eletto dal popolo. Altrimenti si eleggerebbero i commissari. Come procedere? Non ho preclusione verso nessun problema se risponde all’interesse generale. Poi dipende dai singoli casi. Ad esempio, a Monopoli avrei voluto affrontare il problema del personale, ma i sindacati non hanno voluto trattare con me: ecco un esempio del diverso ruolo del sindaco e del commissario”.
Come ha trovato la città e l’apparato comunale?
“La città è molto piacevole, ho visitato tutti i posti più significativi dal Duomo al Pulo, dalla città vecchia ai nuovi quartieri. E’ soprattutto una città tranquilla dal punto di vista della sicurezza. L’apparato comunale è ben organizzato e funziona, la Bassanini (la legge che punta a sburocratizzare e a snellire l’attività comunale, ndr) è applicata integralmente, i dirigenti si assumono le responsabilità. Insomma, la gestione amministrativa va avanti indipendentemente dalla presenza o meno del capo dell’amministrazione. E’ stato fatto un buon lavoro. Per questo sono tranquilla, perché so che anche quando non sono presente, la macchina va avanti”.
Il lotto 10, l’art.51 e il Piano regolatore, rappresentano tre punti scottanti di questa città e proprio sull’edilizia è caduta l’amministrazione Minervini. Il rischio è quello che resti tutto congelato in attesa, e con la speranza da parte di qualcuno, di tornare alle speculazioni del passato che hanno distrutto l’economia di Molfetta. L’amministrazione uscente ha avviato l’iter dei tre provvedimenti, che ora sono in fase molto avanzata, lei intende portarlo avanti o lascerà tutto al nuovo sindaco?
“Intendo affrontarli, conoscerli, capirli, non so oggi se sarò in grado di risolverli. Qualcuno mi ha fatto dire che sono favorevole all’adozione del Piano regolatore: evidentemente ha capito male. Non ho mai fatto questa affermazione, ho detto solo che ho preso atto della volontà unanime (anche per l’approvazione dell’o.d.g. dell’ultimo consiglio comunale), sia della maggioranza che dell’opposizione, di approvarlo. Non ho detto, perciò, che sono favorevole all’adozione, ma potrò dirlo solo quando avrò esaminato gli atti”.
Ma il famoso ordine del giorno, secondo lei è tecnicamente valido?
“Non sono giudice amministrativo, non spetta a me valutare la validità tecnico-giuridica del documento, per me significa solo volontà convergente di tutto il consiglio all’adozione del piano. Ho cominciato a svolgere un’indagine a tappeto sulla volontà di avere questo importante strumento urbanistico e le risposte finora sono state positive. Del resto mi sembra che l’amministrazione abbia già predisposto tutti gli strumenti perché l’iter si concluda. Tecnicamente il piano può andare avanti. Poi si dovrà trovare lo strumento giuridico per arrivare all’eventuale adozione”.
Ultima nota dolente: le cooperative. Il nostro giornale QUINDICI è stato l’unico a denunciare la presenza di cooperative fasulle (ci sono soci che non possiedono i requisiti necessari, anzi sono proprietari di più appartamenti e rischiano di togliere la casa a chi ne ha effettivamente bisogno) e a dichiarare che vigilerà, per conto dell’opinione pubblica, sulle assegnazioni, perché in passato sono state fatte grandi speculazioni, che noi abbiamo denunciato fin dal primo numero con un dossier sulla casa. Crediamo che questo debba essere il compito della stampa in un paese democratico. Quale sarà il suo orientamento? Verranno fatte le necessarie e rigorose verifiche sui requisiti?
“Certamente, anche perché le speculazioni e i prezzi alti degli immobili sono stati possibili solo perché per tanti anni non si sono costruite case. L’ufficio tecnico sta già lavorando in tale senso”.
Una raccomandazione: controlli anche lei, non è sufficiente l’ufficio.
Prima di lasciarci la commissaria prefettizia quasi a rimarcare il suo ruolo afferma: “diceva un mio vecchio maestro prefetto: è sempre preferibile un cattivo sindaco, che un ottimo commissario”.