Il cammino dell’Aneb in ricordo di Giuseppina Logoluso
Il concerto per Giuseppina Logoluso Spagnoletti, una delle fondatrici con il Direttore Didattico, prof. Angelantonio Altamura, dell’Aneb (associazione nazionale educatori benemeriti), sezione di Molfetta, mi offre la possibilità di ricordare e pensare. Per i soci Aneb, che vivono la realtà dell’Associazione nella sua attuale dimensione ricreativa e socio-culturale, è, certamente, motivo di non piccola soddisfazione vederla crescere, partecipare alle sue tante, diverse e qualificate attività, divenire consapevoli degli spazi sempre più ampi che si va conquistando nella vita culturale della nostra città. E’ una realtà innegabile che induce ad esprimere sinceri e vivi complimenti al Dirigente scolastico Michele Laudadio, che oggi presiede il sodalizio, per l’impegno quotidianamente profuso, per lo spirito organizzativo con cui svolge il suo compito. Ma viene da chiedersi, si può costruire una simile realtà nell’arco di un solo anno! Si sarebbe potuta accettare la Presidenza dell’Aneb, se questa avesse evidenziato delle carenze, se la sua esistenza fosse stata alle prime battute, insomma se non fosse stata una realtà già consolidata nel tessuto socio-culturale della nostra città? Quei soci Aneb che non sono dell’ultima ora, sanno bene che quella realtà non è venuta su dal nulla, che la dimensione oggi raggiunta è un prosieguo di quella ereditata dal Presidente Michele Laudadio un anno fa, una dimensione che è frutto di un cammino lungo, duro, tutto in salita, un cammino che poteva pervenire agli esiti odierni solo con l’ostinazione della mente, la fede del cuore, la fiducia fraterna in chi condivideva il disegno di creare una comunità di educatori decisi a mettere in comune le proprie esperienze di vita e di lavoro, a proseguire, nei limiti del possibile, nel coltivare i propri interessi onde poter vivere serenamente i propri anni di argento. Questi erano gli intenti dei fondatori dell’Aneb Roma e dei Presidenti che hanno guidato i suoi primi passi, a Molfetta, contando su un esiguo numero di adepti, che non erano interessati ad inserire l’Associazione tra le comunità ricreative a carattere culturale operanti nell’ambito cittadino. A questi va, comunque, riconosciuto il merito di aver posto le fondamenta del sodalizio Aneb, a questi è dovuta la riconoscenza di tutti i soci odierni e futuri. Quei primi passi col passar del tempo evidenziavano sempre più il rischio di riuscire sterili. L’Aneb non aveva una sede, poteva contare su pochissimi soci e le attività svolte nei loro sporadici incontri, conservano poche tracce. Quindi non è errato affermare che l’Associazione fu rifondata con l’allestimento di una sede, con l’impianto di tutti i registri necessari, con la valorizzazione dell’Acronimo e del Logo (a proposito, perché è stato ridotto nelle sue dimensioni sui manifesti, tanto da essere appena visibile?), con l’avvio di una politica di accoglienza ispirata ad un largo e profondo senso di umanità, allo spirito di amicizia e collaborazione, alla voglia di stare insieme in piena armonia, al desiderio di sentirsi partecipi della vita cittadina e di conoscere quanto è accaduto e accade nel mondo sotto tutti i punti di vista. E’ stata dura in ogni senso, ma tutti i sacrifici sono stati ampiamenti ricompensati da soddisfazioni grandissime, prima fra tutte la constatazione della dimensione sempre più significativa che il sodalizio Aneb andava assumendo nella realtà socio-culturale di Molfetta, operando in piena libertà e autonomia, mantenendosi sempre aliena da ogni ideologizzazione e distante dai centri di potere. Delle attività svolte da quando l’Associazione ha avuto una sede fa fede un grosso volume lasciato in dotazione dall’ex Presidente da cui quella sede fu fortemente voluta, ovvero da Annetta la Candia Minervini, del cui impegno ultradecennale non è possibile parlare senza il timore di essere tacciati di esagerazione. Molti oggetti dell’odierna sede sono donazioni dei soci di allora, come due splendidi quadri a mosaico, tra cui “la Madonna” che protegge l’Aneb Molfetta. Per amore di verità, per dare “a Cesare ciò che è di Cesare”. (p.s. a quando un inventario di quanto è stato lasciato nella sede?). Grazie Giuseppina, anebina vera!
Annetta la Candia Minervini