Il “Giorno della Memoria” con Elisa Springer
Il dramma dell’Olocausto raccontato agli studenti
“La Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, , al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1, Legge 20 luglio 2000, n.211).
così cominciano le favole, così, esattamente come un bel sogno, è cominciato il calvario, la persecuzione, il tormento per Elisa Springer – ora una anziana signora dallo sguardo penetrante, lo sguardo di chi nella vita ha già visto e sofferto tutto – il 2 agosto 1944, giorno in cui da Verona è stata deportata ad Auschwitz con un convoglio traboccante di altri ebrei, di uomini e donne trattati alla stregua di oggetti, considerati dei numeri, numeri da eliminare in un mondo già troppo affollato. Eppure la deportazione è solo l’acme di una persecuzione cominciata anni prima.
Già nel 1938 il padre della signora Springer era stato uno dei primi uomini ad essere deportato prima a Dachau e poi nel campo di Buchenwald, luoghi da cui non tornò mai vivo. Poi il trasferimento da Vienna, capitale della cultura e città natale ormai divenuta centro nevralgico del Reich, a Budapest; la tremenda separazione da sua madre. Un iter doloroso alla ricerca di una zona franca, di un luogo non ancora in mano ai tedeschi, un viaggio terribile per tentare di sopravvivere.
Nel 1940 la signora Springer arriva in Italia, a Milano, dove per 4 anni riesce a trovare sistemazioni di fortuna e lavora come traduttrice per mantenersi. Le sue speranze si infrangono, i suoi sogni vengono spazzati via nel giugno del ’44 quando due SS bussano alla sua porta. A nulla sono valsi i suoi documenti falsi, pagati a caro prezzo, nulla possono i suoi amici, qualcuno ha tradito.
E’ stata una ragazza distinta, una donna dai modi gentili, una persona dalla splendida apparenza: la “banalità del male” in fondo non è nient’altro che tutto questo. I meticolosi funzionari che facevano girare quell’intricato meccanismo di deportazioni, stermini, crudeltà inaudite, altri non erano che piccoli e meschini borghesucci, gente che conduce una vita normale, scialba, gente sempre pronta ad obbedire al comandante di turno, che “esegue gli ordini” (come ha affermato Eichmann durante il suo processo) senza prendersi neppure la briga di pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Gente cinica, spietata e, paradossalmente, ancora a piede libero nell’America meridionale, in Sud Africa – vecchietti, ormai, dall’aria bonacciona e spaurita intenti a coltivare il proprio giardino. La signora Springer, allora ventiseienne, si ritrova a dover sopravvivere ad Auschwitz, a sopportare gli abusi, a patire la fame ed il freddo, a guardare la morte e la crudeltà con i propri occhi.
Invitata il 16 gennaio scorso presso l’Istituto Tecnico Commerciale a Molfetta, in occasione della , per raccontare la sua straziante storia, la sua voce dolce colpisce al cuore, incanta e zittisce l’uditorio. E la sua terribile esperienza si fonde con quella vissuta dalla famiglia del signor Bernald Kelz, la storia di una fuga verso la libertà attraverso tutta l’Europa in piena guerra, la storia di un uomo strappato alla famiglia ed agli affetti che giunge in Italia per ricominciare a vivere, un uomo (il padre del signor Keltz) che a Bari ritorna ad amare e forma una nuova famiglia.
Ascoltare la signora Springer, incrociare il suo sguardo, è come ricevere uno schiaffo in pieno viso. L’Olocausto e la Shoah sono realmente avvenuti, sono qui, ora e sempre, e non tra le pagine dei libri di storia. Il Nazismo, sebbene ufficialmente bandito, e la sua terrificante ideologia, sono ancora vivi e presenti. Basta ascoltare i deliranti discorsi di Haider, basta guardare i cortei dei neofascisti di “Forza Nuova” con tanto di svastica e testa rasata, basta pensare al recente attentato al “Manifesto”. Hitler e le sue folli teorie sono più vivi che mai, dopo cinquant’anni. Non passeranno.
(Elisa Springer – “Il Silenzio dei Vivi”).
Serena Adesso