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Il 15 e 16 settembre a Molfetta l’editrice “la meridiana” accoglie educatori, insegnanti, operatori del sociale, assistenti sociali al convegno "Ri-usciremo a riveder le stelle"
Riconoscere l’umano per educare. Il futuro dell’educazione si ritrova a Molfetta
10 settembre 2017
MOLFETTA
- Sembra un po’ una provocazione mettere al centro della formazione parole come umano, meraviglia, bellezza, immaginazione, speranza in un tempo dove si richiedono a chi educa competenze tecniche e valutative. Eppure a scavare fino in fondo la richiesta che sta dietro l’emergenza a scuola come nei servizi, in famiglia come nei contesti associativi, il bisogno forte ed estremo, ultimo e quindi inziale, è di riprendere in mano il senso di noi stessi e nella relazione profonda con gli altri. «Per questo – dice
Elvira Zaccagnino
direttrice della casa editrice “la meridiana” di Molfetta - quando con il comitato scientifico abbiamo messo a fuoco il tema su cui articolare le due giornate, ci è sembrato che proprio noi dovessimo, con convinzione, riportare il confronto da dove si tende a farlo sfuggire, dal bisogno di educare all’umano che è in noi. Se pensiamo alla scuola ad esempio, si fa fatica a immaginare alunni che non abbiamo una diagnosi. Protocolli, diagnosi e carte, obiettivi e competenze spostate sul saper fare di chi insegna e chi apprende, di chi si prende cura e di chi è curato, e non sull’essere. Ri-conoscere l’umano per educare tiene dentro la visione di un una educazione che non lavora sul mordi e fuggi del progetto nato sulla base dell’emergenza, ma avvia processi educativi che innescano circolarità virtuose dove insegnamento e apprendimento sono in costante dialettica. La modernità che viviamo, che è già per molti postmodernità, ci ha immersi in una realtà che ha ritenuto che si potesse abdicare alla sfida educativa nella scuola come nelle comunità educative, nelle famiglie come nei contesti associativi. Si è posto l’accento sul progetto piuttosto che sul processo. Eppure in maniera carsica esperienze e intuizioni, ricerche e sperimentazioni sono in atto e dicono che è possibile rimettere al centro la sfida educativa. Da sempre a queste diamo spazio nel nostro catalogo, ora ci sembra il momento di dare spinta per accendere luce sul futuro». Ben 27 tra relatori formatori provenienti da tutta Italia e con esperienze diverse: dal mondo dell’università (Piero Invidia, Antonia Chiara Scardicchio, Gabriella Falcicchio, Giuseppe Moro, Marco Ius), al mondo della scuola (Monica Filograno, Davide Tamagnini, Lucia Suriano, Elisabetta Romano e Anne Spinose, Lorenza Minervini), al sociale (Andrea Mori, Grazia Lomonaco, Melania Bigi), a competenze altre ma spostate nella loro pratica sull’attenzione educativa (Paola Scalari, Vittorio Palumbo, Massimo Melpignano, Mauro Caldera, Francesca Coddetta, Fedele Congedo, Paolo Paolicelli, Rosy Paparella), lo sguardo è volutamente vario. «C’è un errore – aggiunge Zaccagnino - dal quale bisogna assolutamente prendere le distanze, ed è ritenere che educare sia primato dell’insegnante e del pedagogista, non di chi si occupa di progettare da punto di vista urbanistico ad esempio gli spazi urbani o di chi svolge azioni di cura. Questo pensiero si è rivelato un vulnus alla crescita di ognuno e delle comunità». Il convegno è aperto ad educatori, assistenti sociali, insegnanti, animatori sociali. Si sono iscritti anche alcuni che hanno specificato di partecipare in quanto mamme o impegnate in attività culturali. Provenienza non solo regionale, ma nazionale. «L’obiettivo che avevamo – conclude la direttrice della casa editrice molfettese - era quello di continuare a portare nella città in cui siamo da trent’anni un ragionamento alto sul futuro, quello che incalziamo da sempre e che quando diventa presenta dà valore al percorso che abbiamo ogni volta avviato con coraggio». Le iscrizioni scadono il 12 settembre. Il programma è a questo link
http://www.edizionilameridiana.it/ri-usciremo-a-riveder-le-stelle-giornate-di-formazione/
Poi ci si vede il 15 alle 15,30 per #rivederlestelle Il coordinamento scientifico è formato da Antonia Chiara Scardicchio, Lazzaro Gigante, Rosy Paparella, Paola Scalari, Lucia Suriano.
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O' zappatore(quello che si scorda a mamma)
14 Settembre 2017 alle ore 08:33:13
Condivido l''Ortolano. Addavenì baffone! La terra ai contadini e non ai cementari o cementificatori come volete chiamarli. Basta con il cemento, coltiviamola la terra. Ortolani, contadini e proletari unitevi!
Rispondi
L'Ortolano
14 Settembre 2017 alle ore 05:37:25
"Q", direttore de Sanctis, cercate di mettere a posto l''orologio. Alle 03:38:37, io dormo profondamente, di preciso erano le 15:38:38. E'' da tempo che questo vostro orologio è matto........che sia questo l''"orologio matto"? ......Su venite qui ad ascoltar l''orologio matto che vi sa far, scandisce il tempo a ritmo di fox trot, è un mago dello swing il vecchio clock, col rock ''n'' roll, rock ''n'' roll è matto il vecchio clock.
Rispondi
L'Ortolano
14 Settembre 2017 alle ore 03:38:37
Ho capito "Q", gli "ortolani" non sono graditi, nemmeno accolti al convegno. Lasciatemi dire e scrivere un'' ultima cosa: io le stelle, già le vedo! Addavenì baffone!
Rispondi
Greatest Generations - Tink Tank
11 Settembre 2017 alle ore 10:35:10
Così scriveva P.P.Pasolini: "Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco." - “Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.......”
Rispondi
Professor Occultis
11 Settembre 2017 alle ore 03:49:00
Un dubbio mi assale: chi non è educato non riconosce l''umano, solo chi è educato riconosce l''umano, quindi dovrebbe essere "Educare per riconoscere l''umano", non è la stessa cosa di "riconoscere l''umano per educare". Ripeto è un mio dubbio, mi sbaglierò! Vedi tanti casi di violenza oggi in giro e in largo, accadono perchè non si è educati a "riconoscere l''umano". Ripeto quanto già stato scritto tempo fa: all''alba del 12 ottobre 1492, Colombo incontrò i primi indigeni nella piccola isola dei Caraibi da lui battezzata San Salvador, avvenne che l''uomo non riconobbe se stesso e non si riconobbe. In questo fallimento è il senso di quell''evento grandioso e tragico. L''europeo davanti all''indiano vide uno "schiavo", e l''indiano davanti all''europeo vide un "dio". Lo stesso fallimento tragico avviene ai nostri giorni. Non siamo educati a riconoscere l''umano, perchè nessuno sa accogliere la diversità e l''alterità come dei valori, per cui si continua a vedere le stalle, le stelle sono ancora lontane anni luce.
Rispondi
Jonathan Livingston - Volo Libero
10 Settembre 2017 alle ore 03:57:20
Togliete la "speranza", aggiungete "Tolleranza", "Amore" e "Carità". I due messaggi di Bertrand Russell alle future generazioni, prima di lasciare questo mondo. Uno intellettuale, l''altro morale. - "Mi piacerebbe dire due cose, una intellettuale ed una morale. Quella intellettuale che vorrei dire è questa: quando stai studiando un qualunque argomento o considerando una filosofia, chiedi a te stesso soltanto: quali sono i fatti? qual''è la verità che sostengono? Non lasciarti nè sviare nè da ciò che vorresti credere, nè da ciò che potrebbe produrre vantaggi se fosse creduto. Ma osserva solo ed unicamente quali sono i fatti. Questo è il messaggio intellettuale che vorrei dire. Il messaggio morale che vorrei dire loro è molto semplice. L''AMORE è saggio, l''odio è folle. In questo mondo, che sta diventando via via più interconnesso, dobbiamo apprendere di tollerare l''un l''altro, dobbiamo apprendere ed accettare il fatto che qualcuno dirà cose che a noi non piacciono. Possiamo vivere insieme solo in questo modo. Se vogliamo vivere insieme e non morire insieme, dobbiamo imparare una qualche forma di carità e di tolleranza, che sono assolutamente vitali per la sopravvivenza della vita su questo pianeta."
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