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I tecnici accusano: speculazione e gestione arrogante del territorio Nasce “Città partecipata, oggi”, laboratorio di studio, ricerca e democrazia
15 dicembre 2004

“Coprire la distanza tra progetti, soluzioni tecniche e cittadino per fare in modo che il fruitore sia egli stesso l'artefice del proprio futuro”. Nasce con questo auspicio il laboratorio di ricerca “Città partecipata”, coordinato da alcuni ingegneri e architetti della città i quali, preoccupati dagli ultimi avvenimenti in materia ambientale ed urbanistica, hanno voluto denunciare alcuni casi significativi di partecipazione negata sia al semplice cittadino, sia alle associazioni, politiche e non. Lo smaltimento dei rifiuti Il caso più eclatante di partecipazione mancata riguarda lo smaltimento dei rifiuti, questione molto sentita dai molfettesi, che hanno fatto della propria città un'oasi felice all'interno della regione per quanto riguarda la raccolta differenziata. In particolare la nostra amministrazione comunale, con la disponibilità data per la costruzione di un impianto di CDR ed il contemporaneo scarso preavviso verso associazioni e cittadini (si parla di una quindicina di giorni), avrebbe disatteso le premesse del decreto Ronchi, (“la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse, disciplinata al fine di assicurare un'elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci”) e ignorato qualsiasi tipo di conseguenze. L'impianto, infatti, sarebbe dovuto sorgere nei pressi della Città della Moda, prossimo fiore all'occhiello della città. Il problema, secondo i tecnici Massari e Mancini, è lontanissimo da una soluzione, nonostante le ultime notizie non prevedano alcun tipo d'insediamento nel nostro territorio, visto che la stessa azienda assegnataria di un terreno per la costruzione dell'impianto CDR avrebbe presentato un progetto di costruzione di un impianto per la produzione di energia. A causa di norme che privilegiano l'iniziativa privata e che non regolano lo smaltimento del CDR, l'azienda potrebbe rientrare in gioco nel caso in cui i termovalorizzatori di Bari e Trani non riuscissero a smaltire la mole di rifiuti prodotta in Provincia. Piano delle coste Questione non dissimile è quella del “Piano delle Coste”, per il quale la partecipazione è stata negata anche alla classe politica. A dire il vero si tratta ancora di una bozza di proposta nonostante la Regione, nel maggio del 2001, avesse stabilito in 180 giorni i tempi di redazione. La bozza concede il massimo previsto, il 40%, alla privatizzazione coinvolgendo le zone di maggior pregio del nostro litorale come parte della Prima Cala e del Gavetone. Se approvato, il Piano andrebbe a penalizzare fortemente i cittadini, visto che non è stata stralciata la situazione del litorale di Ponente, zona dalla limitata balneabilità a causa della presenza di scarichi di acque reflue e di una zona di protezione avifaunistica. I cittadini si sono mobilitati raccogliendo circa 3.000 firme per la revisione dei parametri del Piano, ma la petizione, consegnata alcuni mesi fa, non ha ottenuto ancora risposta. Le zone di completamento urbano del Piano regolatore Molto grave è anche la situazione delle zone di completamento urbano del piano regolatore, aree molto vaste di cui fanno parte Maglia Mercato ortofrutticolo, lotto 10, lotto 2 e ultima zona della 167. Le nuove costruzioni godono dell'innalzamento dell'indice di edificabilità fondiaria dal 3 a 5mc/mq , previsto dai progettisti del PRGC (piano regolatore generale) per rendere coerenti i parametri urbanistici delle nuove edificazioni con quelle dell'edificato esistente. “I nuovi insediamenti, sottolineano gli ingegneri Vito Copertino e Gregorio Minervini, stanno venendo su nella noncuranza delle prescrizioni del PRGC e senza il calcolo della quota per le aree pubbliche richieste dalla legge e creeranno in futuro problemi di congestione automobilistica. E' palese una grave speculazione edilizia”. Bisogna considerare che su quei terreni sono già state demolite alcune preesistenze significative e si è cominciato ad elevare edifici imponenti, alcuni dei quali pressoché ultimati, per i quali, senza un piano particolareggiato, non dovrebbe essere sufficiente un semplice “permesso di costruire”. Democrazia partecipata Negli ultimi mesi gli abitanti della nostra città hanno rivendicato il diritto di ritornare padroni del proprio territorio e di partecipare all'amministrazione della cosa pubblica. Il comitato di Poggiofiorito, come riportato da QUINDICI, è riuscito a fermare la costruzione di un sottopasso lungo l'asse Via Berlinguer - Via Salvucci, sostenendo l'inutilità di una costruzione ad altissimo impatto ambientale e la pericolosità della costruzione per il futuro del quartiere. Il Laboratorio di progettazione partecipata di Piazza Paradiso è riuscito, invece, a stoppare l'operazione di riqualificazione della Piazza stessa, che avrebbe portato alla costruzione di un parcheggio interrato, cancellando a colpi di modernità l'identità di uno dei luoghi storici della città. E', dunque, possibile aprire una fase nuova, una prospettiva diversa del governo, della città e del territorio. Il laboratorio di studio e di ricerca può servire a questo scopo, la sfida è lanciata. La palla ai cittadini. Giuseppe Bruno
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