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I problemi dell'asilo Filippetto di Gaetano Salvemini tra il 1921 e il 1924
15 novembre 2007

Il 28 ottobre 1921, presentando in Consiglio comunale la Relazione economica (pubblicata in opuscolo dalla Tip. Michele Conte di Molfetta) sul suo primo anno di attività, l'Amministrazione guidata dal Sindaco dott. Domenico Roselli – eletta il 17 ottobre 1920 con la sconfi tta del partito di Gaetano Salvemini – riferiva, a riguardo dell'assistenza infantile, che nella nostra città si aveva, su una popolazione di quasi 50.000 abitanti, un solo asilo infantile, che raccoglieva appena 180 bambini su un numero di 4.000, di gui sa che ce ne sarebbero voluti almeno quattro. E gli altri bambini, e propria mente quelli dei poveri, per tanto difetto, vivevano, anzi marcivano, in sulle pubbliche vie, perché le mamme, per gli altri gravi oneri che si avevano, non potevano attendervi; e quindi rimanevano esposti a tutti i pericoli che le vie offrivano e per la salute del corpo e dell'anima e per l'integrità fi sica. “Orbene – prosegue la Relazione – il nostro concittadino prof. Gaetano Salvemini, a cui pur da leali e civili avversari politici, vada nostro saluto, a memoria di un suo fi gliuoletto”, morto tra le rovine del terremoto di Messina (1908), “pensò far sorgere in Molfetta altro Asilo infantile, e donò per tanto lire 10.000, oltre il suolo per l'erigendo locale” (su cui v. “Quindici” di aprile, ottobre e dicembre 2006). Tale Asilo però non potè sino ad allora sorgere “per manco delle rendite a suo mantenimento”, per cui l'Amministrazione Roselli pensò “di destinare la straordinaria entrata dell'annona a formare, se possibile, il capitale occorrente a costituire le rendite necessarie a dare vita alla pregevole istituzione”. E il fi ne si sarebbe pienamente raggiunto “se l'annona aves se funzionato ancora per alcun altro poco tempo”. Così, per rendere possi bile la realizzazione “di un bisogno cittadino” con la funzione dell'annona, la sera del 28 ottobre 1921, l'Amministrazione comunale propose ancora in Consiglio “di assegnare all'Asilo infantile Filippetto, ad essere parte delle rendite occorrevoli a sua funzione, le L. 112.000 ricavate dall'annona, acquistandone rendita pubblica al 5%”. Tale proposta si attese appro vata principalmente dai Consiglieri della Maggioranza, “ad addimostrare che non il gretto e mortifero spirito di parte” animava l'Amministrazione comunale, “ma alta ed elevata concezione di vita e di bene” (pp.22-23). L'approvazione della proposta ingenerò una fi duciosa speranza di buon esito per l'Asilo Filippetto al punto che nel maggio 1922 Giuseppe Maggia letti, nell'assumere la Presidenza del Giardino d'Infanzia comunale, allogato nell'ex convento di San Domenico, dopo averne evidenziato le pessime condizioni dei locali, trovava conforto al miglioramento dell'assistenza infantile proprio nella istituzione di Salvemini, perchè – egli dice – “essendosi fi nalmente trovati sulla soglia del nostro Comune uomini, che, pur divisi da vicende politiche, seppero dirgli la più rispettosa parola di riconoscenza e dargli il più decisivo contributo”, si poteva senz'altro considerare “come compiuta la bella opera destinata a colmare il vuoto lasciatoci dalle accrescenti esigenze dei tempi e del luogo” (Per il Giardino d'Infanzia di Molfetta, Tip.Picca, Molfetta 1922, p.18). Nello stesso tempo, però, l'Amministrazionee comunale venne attaccata sull'Asilo Filippetto da Sergio Azzollini, il quale su “La Plebe” del 23 luglio 1922, uscita a Molfetta l'anno prima come organo della locale Camera del lavoro, denunciò il diverbio che era avvenuto tra il consigliere comunale, nonchè Presidente della Congregazione di Carità (destinataria del la donazione di Salvemini) notaio Berardino Rotondo e i suoi colleghi della maggioranza in Consiglio comunale, avvocati Domenico De Ruvo e Sergio Azzarita, per l'attribuzione al “Filippetto” degli utili ricavati dai servizi annonari, che si volevano invece destinare alla costituzione del fondo per la costruzione del nuovo teatro comunale. L'impegno del Rotondo per il “Filippetto” portò Salvemini a scrivergli una lettera, con la quale concedeva una ulteriore proroga al termine di scadenza della donazione del suolo per la costruzione dell'Asilo. Di questa lettera il Presidente Rotondo rimase “tanto contento e fi ero – scrive Fran cesco Picca a Salvemini il 21 marzo 1924 – che volle conservarla presso di sé” (v. lettera in G. Salvemini, Corrispondenze pugliesi, Mezzina, Molfetta 1989). Caduta l'Amministrazione comunale nel febbraio 1923, ci fu un susseguirsi di Commissari alla guida del Comune di Molfetta fi no al maggio 1925, nell'alternarsi dei quali, il 7 settembre 1923 assunse la Presidenza della Congregazione di Carità il prof. Leonardo de Sanctis, al quale scrisse il 12 gennaio 1924 Gaetano Salvemini, per sapere a che punto fosse la “risoluzione dell'ormai annoso problema” del Filippetto. Nella sua lettera Salvemini prospettava anche l'opportunità che si fer masse a Molfetta Gaetano Piacentini, che si prodigava in quegli anni per la costruzione delle scuole dei bambini nel Mezzogiorno d'Italia, il quale era anche consigliere-segretario dell'ANIMI (Associazione Nazionale per gl'Interessi del Mezzogiorno d'Italia), di cui anche Salvemini era membro del Consiglio. In data 19 gennaio il de Sanctis scrive a Salvemini una lettera (trascritta allegata a una Relazione sull'Asilo Filippetto, del 1958, in Archivio G. Salvemini, Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Firenze, fattami conoscere dall'amico prof. Ernesto Ricci), nella quale dice: “Mi domanda se io creda opportuno che si fermi a Molfetta il Comm. Piacentini. Rispondo subito che bene che venga innanzi tutto perché Comm. Piacentini osservi de visu lo stato delle cose e si convinca che io ho fatto tutto il mio dovere, in secondo luogo perché possa in seguito spie gare tutta la sua effi cace ed autorevole infl uenza per affrettare l'appro vazione del mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti” (Il brano è omesso nella lettera pubblicata in C. Spadavecchia, G. Salvemini e il “Filippetto”, 1987, p.52-54). Nell'aprile 1924 ci furono le votazioni politiche che videro eletto alla Camera dei Deputati il concittadino prof. Sergio Panunzio, il quale, nominato il 3 luglio successivo Sottosegretario di Stato alle Comunicazioni, fu subito interessato dal fratello Giacinto, amico di Salvemini, a far ottene re dal Ministero della pubblica Istruzione il mutuo richiesto dalla Con gregazione per la costruzione dell'Asilo Filippetto, dopo il nulla osta dato in precedenza. Appunto il 14 novembre seguente, Francesco Picca, procuratore legale di Salvemini per il Filippetto, gli scriveva a Firenze di aver saputo da Giacinto Panunzio che il fratello onorevole, “a richiesta di una Commissione della Congregazione di Carità aveva ottenuto che il Ministero accantonasse tutti i residui delle economie per destinarli al Filippetto”. Dubitando però del buon esito di questa procedura, “per conto mio – scrive ancora il Picca a Salvemini – gli risposi (a G. Panunzio) che alla scadenza dell'ultima proroga da te concessa, se non si fosse messo mano alla costru zione di fatto (dell'Asilo), ti avrei consigliato ad avvalerti dei tuoi diritti per revocare la donazione del suolo, col cominciare a spedire un primo atto di diffi da e continuare il giudizio”. Perciò, nella stessa lettera, prospettava a Salvemini la possibilità di vendere il suolo dell'asilo, di 2.300 metriquadrati, “molto richiesto” dai costruttori, che “si potrebbe averne anche a 50 lire a metroquadro” (lettera inedita in Archivio Salvemini cit.). Salvemini, s'intende, non fece seguire alcuna revoca della donazione del suolo per il Filippetto, in favore del quale, per altro, lo stesso Picca, dal 1921 e fi no al 1926 non mancò di fare una elargizione volontaria del tutto personale di complessive lire 525(come dalla documentazione allegata alla Relazione sul Filippetto citata).
Autore: Pasquale Minervini
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