I misteri di casa Molfetta il pasticcio dei commissari prefettizi
Un avvicendamento anomalo, quanto mai raro. Lo scorso 21 dicembre il dott. Biagio De Girolamo, commissario prefettizio insediatosi al Comune di Molfetta a novembre, ha rassegnato le dimissioni per essere sostituito dal dott. Giacomo Barbato, nato nel 1956 ad Aversa, coniugato e con due figli. Ancora oggi non si conoscono le motivazioni delle dimissioni del dott. de Girolamo. Potrebbero essere di natura “personale” o “burocratica” (la nomina pare sia stata solo temporanea, perché non ratificata dal Ministero dell’Interno). O ancora “politica”, ovvero imposte dall’alto su presunte pressioni di alcune onorevoli personalità politiche di Molfetta, considerato che il dott. de Girolamo si era impegnato a riportare legalità e trasparenza nella macchina amministrativa comunale. Innanzitutto, la stipula con la Prefettura di Bari del protocollo per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata e per il rafforzamento della legalità e della trasparenza del settore dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, firmato lo scorso 7 dicembre, aveva fissato un nuovo percorso civico per il rafforzamento (o il ripristino, dipende dai punti di vista) dei principi fondamentali fissati dal Codice degli appalti e dei contratti pubblici (es. economicità, efficacia, tempestività e correttezza, libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, ecc.). Se le dimissioni sono dipese da alcuni fattori burocratici (e, in questo caso, si potrebbe parlare di revoca della carica), sarebbe opportuno capire se gli atti ratificati dal dott. de Girolamo abbiamo validità burocratica. Per ora, sulla vicenda è stato steso un velo di silenzio. Resta, però, il giallo sull’effettiva revoca dei dirigenti comunali nominati politicamente. Fino ad oggi, nessuna delibera o atto amministrativo è stato pubblicato sull’albo pretorio online del Comune di Molfetta. Nessun partito ne ha più parlato, nonostante i vari comunicati stampa che annunciavano soddisfazione e appoggio al dott. De Girolamo per le dichiarazioni rilasciate alla stampa in un incontro nella sala giunta del Comune. Dichiarazioni che si sarebbero dovute trasformare in un atto amministrativo. Ad oggi, le varie dirigenziali portano ancora la firma dei “vecchi” dirigenti. Cos’è successo? Esiste forse un atto interno mai pubblicato sull’albo pretorio online e, dunque, privo di efficacia e validità giuridico-amministrativa? È forse questa una delle motivazioni, se non la principale ragione, delle dimissioni del dott. De Girolamo? Insomma, è questo l’ennesimo mistero alla Conan Doyle per il Comune di Molfetta, ancora oggi ostaggio di un sistema e del suo massimo esponente. Tuttavia, considerando il curriculum del dott. Barbato, è probabile che l’arrivo del nuovo commissario sia stato invocato per usare la mano pesate su certe situazioni amministrative e burocratiche. Infatti, il dott. Barbato è stato nominato direttamente dal Ministero dell’Interno e dovrebbe essere (condizionale d’obbligo, perché non sono stati ancora pubblicati atti amministrativi a sua firma) una garante di tutti i principi di legittimità amministrativa sanciti dalla legge, senza limitarsi a vestire gli abiti di un semplice passacarte, traghettando nel silenzio il Comune alle prossime amministrative. Anzi, proprio la scorsa settimana è trapelato dagli uffici comunali un lungo colloquio tra il commissario e il senatore Antonio Azzollini. Sconosciuti gli argomenti, ma è molto probabile che l’ex sindaco di Molfetta abbia fatto valere le sue ragioni evidenziando tutte le “postazioni” da mantenere. A quanto pare, al Comune sarebbero ancora presenti uomini e donne azzolliniani che, secondo alcune voci interne, svolgerebbero il ruolo di “megafono” esterno. Una situazione che il dott. Barbato dovrebbe verificare e, nel caso fosse realmente accertata, sanarla nel più breve tempo possibile. Tra l’altro, le specifiche competenze del nuovo commissario lasciano supporre che l’intenzione sia quella di rafforzare ulteriormente la linea della legalità e della trasparenza, ponendo argini più robusti a qualsiasi tipo di “interferenza”.