Recupero Password
I giovani precari pagano gli errori del passato
15 novembre 2008

Costruire una idea univoca e precisa del problema del lavoro è, decisamente, impresa ardua: c'è sempre il rischio di dimenticare qualche categoria o ci si ritrova a discutere di soluzioni poco concrete. Il confronto è l'unico terreno fertile in cui ragionare, esporre le proprie esperienze e i propri punti di vista, per trovare punti in comune su cui lavorare. Protagonisti del nuovo Forum di Quindici i diversi punti di vista di questa tematica (di cui la nostra rivista si è già occupata due numeri fa raccogliendo testimonianze dirette): l'imprenditore, il sacerdote e il consigliere comunale entrambi impegnati da anni sul fronte lavoro, i laureandi e i laureati, l'insegnante, tutti con una precisa e personale peculiarità, ma con la stessa voglia di creare e mettersi in discussione seguendo sempre i propri principi di vita. L'imprenditore è Enzo Mastropasqua, giovinazzese di nascita, ma da più di 15 anni itinerante per ragioni di lavoro; direttore tecnico dell'Axception, azienda di 25 persone con sede legale a Molfetta, ma con altre sedi a Milano, Roma e Palermo, che si occupa di consulenze informatiche e processi di business per le grosse aziende delle più grandi aree economiche italiane. Enzo ha un parlare deciso, anni di esperienza e sacrifici sulle spalle, ma di questo ha già raccolto i primi frutti; porta con sé una verità che lascia tutti perplessi e che scopre un punto vivo della discussione. In controtendenza con il luogo comune della mancanza cronica di lavoro, si scopre che la sua azienda, nella zona di Molfetta, trova con molta difficoltà giovani neolaureati disposti a cominciare la cosiddetta gavetta e riscontra la poca disponibilità a trasferirsi, anche per piccoli periodi, al di fuori della città e cominciare a formare la propria professionalità. E' un paradosso dei nostri tempi incoerenti: quando c'è una realtà imprenditoriale disposta a investire nei giovani laureati ecco che manca la materia prima. A quanto pare i neolaureati dell'area scientifica, preferiscono aspettare il grande impiego, quello sognato da sempre e ben retribuito, invece che cominciare a costruirsi una professionalità come sarebbe più giusto per i primi anni di lavoro. Emerge la verità più grande: a 25, 27, 30 anni partire già con l'idea del lavoro fisso è deleterio, piuttosto si dovrebbe mirare ad una maggiore mobilità ed elasticità mentale, una sorta di investimento su se stessi per l'acquisizione di competenze che, altrimenti, sarebbe difficile ottenere. Addirittura emerge la fatica immane, nel mese di settembre di quest'anno, nel cercare 12 neolaureati da formare tramite un corso gestito dalla Oracle, importante azienda di software, retribuito e precursore di una sicura assunzione nei mesi successivi, grazie alle politiche di agevolazioni per le aziende del Sud. Il miraggio del primo lavoro di responsabilità e ben pagato pare sia un vero e proprio flagello di questi neolaureati vittime, ancora, dell'antica credenza laurea = lavoro. D'istinto vengono fuori le obiezioni e i racconti di chi ha avuto, sì, proposte di lavoro che implicavano un trasferimento, contratti a tempo determinato e formazione continua, ma che faticavano ad arrivare a fine del mese. Cosa è meglio allora: continuare a cercare da nullafacenti a casa o spendere 700 euro di affitto a Milano con uno stipendio che di euro te ne porta solo 800, nei casi migliori? Si sta ancora cercando una risposta dignitosa. Davide De Palma porta nella discussione la sua esperienza nel campo della gestione delle risorse umane, difende l'università di Bari dall'idea che si è paventata, quella di un presunto fallimento a livello di formazione che ha creato il falso mito del tutto e subito nel lavoro. Sostiene, a gran voce, che il problema sta in tutta la sovrastruttura, nelle politiche economiche applicate da trent'anni a questa parte sulla tematica del lavoro, nei difetti del sistema salariale e l'incompetenza di alcune aziende, che han contribuito a creare più di 14.000 posti a rischio solo nella provincia di Bari. Un dato allarmante. Si ritorna alla litania di questi giorni di protesta e disagio sociale: la colpa sta nelle generazioni precedenti che han tolto ai giovani la facoltà di credere ancora nel futuro. Michele La Grasta è un laureato in ingegneria edile, anche lui col proprio bagaglio di esperienze lavorative al di fuori di Molfetta, passi fondamentali per la costruzione delle proprie competenze lavorative, e un progetto con altri 3 amici laureati, un avvocato, un medico e un architetto, nel campo della sicurezza sul lavoro. Sì dichiara “felicemente precario” e sorride, rivendicando la possibilità sacrosanta di poter scegliere, di poter preferire un lavoro precario, ma soddisfacente, piuttosto che entrare in certe ottiche aziendali e far morire i desideri di realizzazione personale. Vengono fuori le prime verità, subito incalzate da obiezioni e correzioni, ma del resto è questo lo scopo del confronto. Enzo Mastropasqua individua due tipologie di precariato: c'è il precariato consapevole di chi mira ad esperienze continue e limitate, in vari campi, per costruirsi la cosiddetta professionalità, con quell'investimento su stessi tanto auspicato; e poi c'è il dramma di chi, invece, non può costruirsi un mestiere e salta tra i vari call center, fa le radici nelle agenzie interinali e aspetta un aiuto dagli enti preposti che non arriverà mai. Mariachiara Pisani è una laureanda in scienze dell'educazione, una lunga esperienza nel servizio civile presso la Caritas, e una passione in quello che dice che traspare dal bel viso. Corregge un po' il tiro della discussione, a suo avviso troppo lontana dai problemi reali, cioè quelli di chi non è laureato, non ha un'alta formazione e si barcamena fra proposte più o meno convenienti per cercare di costruire la propria vita, i propri spazi. A tale proposito interviene il consigliere comunale di Forza Italia, Angelo Marzano, da anni coinvolto nelle politiche giovanili del Comune di Molfetta e convinto che l'obiezione di Mariachiara sia il vero nocciolo della questione: il precariato non sarà mai un problema dei neolaureati, loro in tempi più o meno brevi hanno la possibilità di trovare il primo impiego. Esiste, invece, una quantità di giovani senza specializzazione, che non sono eccellenti e che hanno una problematicità più forte, vittime, a suo dire, di una scuola che non prepara adeguatamente al mondo del lavoro, vittime della mancanza cronica di volontà e di opportunità. Non ci sono più i mestieri di una volta, c'è solo il volere tutto e subito, senza un minimo di razionalità nelle scelte lavorative: si cerca solo di far soldi per questo o quel bisogno, il resto è meno importante. Don Francesco De Lucia porta il ragionamento della serata su una nuova sponda: rappresenta quella parte della Chiesa che si occupa del discorso educativo nelle tematiche del lavoro, che guida i giovani verso il primo impiego, sottolineando, anche nel lavoro, il proprio essere testimoni cristiani. Il marchio della precarietà sempiterna è avvilente, spegne ogni fuoco interiore e il compito della chiesa è proprio quello di dare nuovo ossigeno a questi fuochi, aiutando i lavoratori a districarsi in una disciplina poco chiara e lacunosa. Con l'aiuto di Tommaso Amato, illustra il Progetto Policoro, una iniziativa della Chiesa italiana che mira proprio ad educare ad una nuova cultura del lavoro, per dare risposte concrete al problema della disoccupazione giovanile al Sud. Privi di capitali da investire, gli attivisti del progetto Policoro han costruito una rete fra enti locali, aziende, cooperative, che ha come scopo quello di informare la comunità delle opportunità di lavoro esistenti, di aiutare e guidare i progetti imprenditoriali dei giovani, fornendo strumenti concreti di formazione e assistenza. Un esempio concreto è dato dai cinque nuovi progetti imprenditoriali presentati nell'ambito del bando regionale Principi attivi, nonché la proposta di accompagnare per un anno una rosa di cinque idee imprenditoriali, che verranno valutate da un team di esperti. [Per info www.progettopolicoro.it. Mail: policoro@ diocesimolfetta.com] Si arriva ad un punto critico della discussione e si riconosce, da ogni punto di vista, che la situazione attuale è figlia degli errori di una classe dirigente ancor più banale della pochezza che ha prodotto, di coloro che, dai posti di responsabilità, han tarpato le ali ai ragazzi che volevano crescere, togliendo loro la possibilità di un futuro solido. E' curiosa la frase a tal proposito che propone Davide De Palma: “Io non vedo il futuro perché poi scado”, riferendosi al mare di contratti e contrattini a tempo determinato che impediscono ai trentenni di oggi di avere un mutuo, di poter anche solo aspirare a comprarsi casa o a cambiare la macchina. Come si può vivere mettendo da parte la prospettiva di una casa? Conviene mettere al corrente mamma e papà che si starà con loro per sempre? C'è tempo anche per un rimpianto personale del consigliere Marzano, che ritiene la Molfetta alternativa, leggi Ipercoop e Outlet e tutti i centri commerciali che son seguiti, una occasione persa per la città, che in quei luoghi avrebbe potuto costruire centri di eccellenza nella formazione professionale, nuove imprese e offrire, di conseguenza, posti di lavoro a volontà. Rimpianto lecito che fa assai male, a pensarci prima chissà se la situazione sarebbe stata davvero diversa, nel frattempo dare una occhiata a quello che già c'è non è peccato, e l'esempio della Axception è una brillante eccezione. A novembre e dicembre ci sarà possibilità di assumere nuovi neolaureati, ma con due condizioni imprescindibili: voglia di rischiare e forte impegno. Pare che queste due condizioni premino sempre.
Autore: Alessia Ragno
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet