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“I fiori e la neve”
15 dicembre 2021

A due anni di distanza dalla personale presso l’Ex Molino, Gaetano Grillo, nello spazio della Galleria 54 Arte Contemporanea, offre alla città di Molfetta un nuovo suggestivo allestimento. Città che, nel suo essere crocevia di culture, rappresenta fertile humus per il grillico, sistema segnico elaborato dal pittoscrittore, in cui rivive, attraverso l’ibridazione di grafemi appartenenti a tradizioni differenti, la storia stessa dell’umanità. L’esposizione di 54 Arte Contemporanea si riconnette a quella mostra per il richiamo al concetto di Cultura torna Natura. Tale tematica ora trova espressione nei due emblemi chiave dei fiori e della neve, in coesistenza con la dimensione culturale della scrittura incarnata dall’alfabeto ideato dall’artista. L’atteggiamento predatorio dell’uomo verso la Natura ha posto a repentaglio l’esistenza stessa del genere umano, nella contaminazione o nella progressiva alterazione dei biomi in cui si perpetua la vita. S’impone la necessità di ristabilire un equilibrio, che solo uno sviluppo tecnologico e attività economiche in armonia con gli ecosistemi potranno garantire. Il fiore incarna quanto di più delicato e bello possa offrirci lo spettacolo della Natura nel suo pieno rigoglio. Da sempre gli sono stati associati significati simbolici: la rosa, già nell’allegoria medievale del Roman de la Rose, incarnava quella beltà che suscita il desiderio; il giglio ha suggerito scenari di candida purezza. Che dire poi della pascoliana digitale purpurea col suo “fiore di morte” o delle margherite che contornano l’equoreo sepolcro di Ofelia? L’artista però attiva la riflessione anche su un altro fattore: il fiore, effimero ornamento, può assurgere anche a “simbolo paradossale” degli sprechi della nostra civiltà. “Destinato a colture intensive, spesso esso è prodotto con gran consumo d’acqua, fosfati, anticrittogamici, per non parlare delle spese di trasporto sostenute per un elemento che dura poche ore”. Ecco l’intuizione di produrre fiori di terracotta, che introducono nei quadri un elemento scultoreo caro all’immaginario ibridante di Grillo, e in ceramica, artificiali ma duraturi. Questi ultimi, tutti pezzi unici, saranno oggetto di vendita nel corso della mostra (visitabile sino al 31 dicembre), accompagnati da messaggi legati al rispetto dell’ambiente; il ricavato sarà devoluto al FAI. Non casuale è stato la scelta di quest’ultimo come destinatario della donazione, perché il Fondo Ambiente Italiano è in prima linea per la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e monumentale italiano, a salvaguardia dei due poli della riflessione, Natura e Cultura. L’opzione della neve è legata all’elemento contingente (la realizzazione decembrina della mostra), ma vuole essere anche un omaggio a quell’elemento che, nel suo luminoso candore, finisce con l’assumere una valenza catartica. Del resto, questa valenza purificatrice era già nella tradizione biblica; si pensi al Salmo 51: “Purificami con issòpo e sarò mondato; / lavami e sarò bianco ancor più della neve”. Ne deriva questo prezioso allestimento, non a caso inaugurato all’insegna dell’oro, in omaggio alla tradizione bizantina, con l’immagine di una mano che dona, a significare quella “social catena” cara a Leopardi la quale sola potrà forse, se non è troppo tardi, ristabilire un difficile equilibrio a livello sistemico. Da rilevare la scelta della carta per gli strati di fondo; l’adozione di una “materia vissuta, storica, ingiallita nel e dal Tempo”, per un pittoscrittore che non crede nello zero assoluto, diviene declinazione di quel concetto che bene Rajna esprimeva quando sosteneva come il nuovo non sia che la metamorfosi del vecchio. Raffinati gli accostamenti cromatici, quella danza del candido floreale quasi metamorfosantesi in neve e dell’arancio segnico che sussume l’ebraico come l’arabo, il pittogramma come la scrittura fonetica. Culmine il tripudio di tinte azzurrate su ampio formato, in cui i pochi tocchi di giallo introducono una nota di solarità e i simboli sembrano gravitare in quello sfondo cosmico da cui sono stati generati al mistero. Proprio come quell’uomo che, scriveva Sofocle, “Padrone assoluto / dei sottili segreti della tecnica, / può fare il male / quanto il bene”. © Riproduzione riservata

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