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I dolori della pace in un mondo in crisi di civiltà, confronto a Molfetta Guglielmo Minervini ha presentato alla libreria “Il Ghigno” l'ultimo libro di Giuseppe Goffredo
27 giugno 2009

MOLFETTA - Una vita vissuta tra impegno civile, sociale e politico, una personalità poliedrica, dalla biografia interessante, che si è misurato tanto con la poesia che con la narrativa; uno dei protagonisti della riflessione sul pensiero mediterraneo e sulla necessità di affermare con forza l'identità mediterranea, consapevole delle proprie caratteristiche e differenze. Con queste parole, alla libreria “il Ghigno” è stato introdotto Giuseppe Goffredo, in questi giorni in tour per presentare il suo ultimo libro: “I dolori della pace. Scontro o crisi di civiltà nel Mediterraneo dal darwinismo geopolitico al disarmo culturale del passato”. Si tratta di un libro decisamente attuale, che tratta tematiche entrate ormai nelle abitazioni di tutti, ma che non vengono affrontate con la freddezza di un giornalista o di un saggista, ma con il coinvolgimento e la passione di un poeta. «E' un saggio militante, appassionato, la scrittura è molto inquieta. E' un testo scritto in prosa ma intinto di poesia, con tutta la forza visionaria che la poesia può avere», così Guglielmo Minervini, che ha vivacemente animato la discussione con l'autore, ha letto questo saggio. E lo stesso Minervini ne offre la chiave di lettura rintracciabile sin dal titolo “I dolori della pace”: il dolore è inteso come contrazione, come uno sforzo breve ma lacerante che partorirà qualcosa di inedito, è la tensione del passaggio da una civiltà della guerra ad una della pace, da una civiltà del dominio a una della convivenza e della convivialità. Il punto di svolta dal quale il libro parte è l'11 settembre, data in cui il mondo come lo conoscevamo, con i suoi equilibri, cambia, e viene percepito come un momento di rottura col passato non solo da politici e statisti, ma anche dalla gente comune, da tutti noi. Dall'11 settembre la guerra comincia a diventare un pensiero unico, dominante, non solo come guerra pratica, non solo come combattimento, ma come eliminazione dell'altro, della cultura dell'altro e del suo diritto ad esistere in quanto essere umano. La politica di Bush dopo il crollo delle torri gemelle ha seguito senza esitazioni o ripensamenti questa strada e per convincere non solo l'America, ma tutto il mondo, che l'altro fosse da eliminare ha effettuato due operazioni: in primo luogo quella di semplificare, indicando come causa di un problema un capro espiatorio e come soluzione l'eliminazione di quest'ultimo; in secondo luogo stereotipizzare, indicando l'altro non più come una persona ma come una categoria. Purtroppo queste operazioni, con un minimo di senso critico, sono rintracciabili anche all'interno dei nostri confini nazionali: e allora la mancanza di sicurezza nelle nostre città è dovuta alla presenza di extracomunitari che devono essere cacciati, extracomunitari, clandestini senza un volto, senza una storia, senza passione, senza sentimenti. La lotta alla guerra diventa pertanto una lotta contro l'assottigliamento delle coscienze che stiamo vivendo, la pace non è altro che una parte inesplorata della storia che possiamo vedere, se lo vogliamo, perché esistono strade alternative alla guerra. Bisognerebbe riconoscere l'altro come parte di noi stessi ed avere la consapevolezza di condividerne il destino. Secondo Guglielmo Minervini il libro lascia aperte tre questioni che possono farci vedere al futuro con maggiore ottimismo: in primo luogo l'insediamento di Obama alla Casa Bianca e il discorso rivoluzionario pronunciato il 4 giugno rappresentano un nuovo punto di partenza per la politica estera americana e non solo che fanno intravedere quella strada possibile alternativa alla guerra; la crisi che stiamo vivendo segna la nascita di un nuovo mondo nel quale bisognerà rifare la misura di tutto e nel quale, probabilmente, le cose materiali verranno finalmente subordinate alle persone; il Sud all'interno di questa crisi ha la possibilità di creare un nuovo futuro senza dover rincorrere il Nord, potrà essere padrone del suo destino. Sono queste le sfide che probabilmente ci aspettano e che Giovanni Goffredo propone di affrontare attraverso la poesia: «La sostanza del mondo e della nostra esistenza è poesia, la poesia è un modo per trovare noi stessi per intero, senza scissioni, in comunione con gli altri».
Autore: Ilia Micelli
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