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I campi di internamento degli ebrei in Puglia
15 febbraio 2016

E non è solo un giorno da ricordare, non solo un giorno in cui si susseguono commemorazioni, manifestazioni. Non solo vessillo per reduci e sopravvissuti! Il 27 gennaio 1945 venivano aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz dalle truppe sovietiche, scoprendo l’orrore, la brutalità con la quali uomini avevano trucidato altri uomini. Se ne contano diversi milioni tra ebrei, zingari, disabili, omosessuali, oppositori politici. Il 1° novembre 2005, l’ONU adotta la risoluzione con la quali viene stabilito, il 27 gennaio, giorno della memoria delle vittime della Shoah. Ma cosa succedeva in Italia? Cosa succedeva in Puglia? Quale è stato l’atteggiamento dei cittadini pugliesi di fronte a questa barbarie che ha sterminato i due terzi degli ebrei in Europa? La Fidapa, sezione di Molfetta, ha organizzato l’incontro “Ebrei in Puglia 1940-43, la realtà dei campi di internamento nel nostro territorio”. In una Sala Finocchiaro gremita soprattutto da studenti, il prof. Pasquale Gallo, docente di Letteratura tedesca all’Università degli studi di Bari, introdotto dalla Presidente della Fidapa di Molfetta Caterina Roselli, ha illustrato il frutto di recenti ricerche sul transito degli ebrei in Puglia tra il 1940 ed il 1943. L’inizio delle persecuzioni contro la popolazione ebraica, in Germania, è datata 10 maggio 1933, quando un gruppo di studenti tedeschi, bruciarono nella Piazza del Teatro dell’Opera, opere di letterati rei, secondo il regime hitleriano, di aver corrotto e giudaizzato la cultura tedesca. Come previsto da Hermann Hesse (“Là dove si bruciano libri, prima o poi si bruciano uomini”), questo atto anticipava l’adozione di leggi razziali che sarebbe culminata con la decisione, il 20 gennaio 1942 della cosiddetta soluzione finale, ovvero lo sterminio del popolo ebraico. Il 1938 è l’anno infausto per l’Italia, anno durante il quale entrano in vigore le leggi razziali e resa la Dichiarazione sulla razza da parte del Gran Consiglio, mente nel 1940 Mussolini istituisce i primi 43 campi di internamento. Gli ebrei europei, videro nell’Italia, fino all’entrata in vigore delle leggi razziali, il Paese in cui rifugiarsi. Entrati da Trieste, quando l’Europa filonazista dava loro la caccia, furono ristretti in campo di internamento all’indomani dell’adozione delle leggi razziali. In Puglia i campi di internamento furono individuati all’Isola di San Domino, nell’arcipelago delle isole Tremiti, nell’edificio del macello comunale a Manfredonia, in quello di un mulino inutilizzato a Gioia del Colle ed in quello dell’ex Masseria Gigante ad Alberobello, la cosiddetta Casa Rossa, così denominata per le mura di colore rosso. Inizialmente destinata ad ospitare una scuola di agraria, a pochi chilometri dal centro del paese, sulla strada per Noci, l’allocazione del campo di internamento nella masseria Gigante fu una scelta mirata. Giunti ad Alberobello, i prigionieri ebrei, attraversavano il paese sotto lo sguardo sbigottito della popolazione, meravigliata dal loro aspetto “umano”. Occorre ribadire che sin dall’inizio del regime hitleriano, gli ebrei furono sottoposti a campagne denigratorie che portavano alla raffigurazione di un popolo avido, desideroso di sottomettere l’Europa alla propria religione ed alla ideologia comunista. Alcune testimonianze giurate lo confermano: “Dalla stazione tornammo delusi. Non ci aspettavamo che avessero un aspetto umano ed invece scoprimmo che erano cristiani come noi”. La Casa Rossa ospitò ebrei e cittadini perseguitati di tutte le estrazioni sociali: operai, letterati, musicisti, giovani e meno giovani, che hanno lasciato un patrimonio artistico e umano di indicibile valore. Ed è nella Casa Rossa che la massima secondo la quale la Storia non è fatta solo da grandi eventi ma da piccole storie individuali, trova conferma. La storia del pittore lituano Victor Cernon ne è testimonianza. Cernon realizzò, con gessetti, nella Cappella della Casa Rossa, uno splendido affresco, tuttora in ottime condizioni, sulla vita di San Francesco. Come emblematica fu l’esperienza vissuta dal musicista Charles Abeles il quale diventò insegnante di musica della famiglia del Podestà Nardone e si convertì al Cristianesimo. E non poteva non essere ricordata la storia di Hermann Hakel, uno dei più grandi tra gli scrittori e i poeti della letteratura tedesca contemporanea, il quale scrisse un diario nel periodo di internamento nella Casa Rossa nel quale usò solo parole di gratitudine verso gli Italiani: “Facevamo tutti la fame, come gli Italiani. Eravamo trattati con umanità. I Tedeschi e gli Austriaci non ci avrebbero trattati così”. Il prof. Gallo ha inoltre ricordato lo stato di grande incertezza e confusione all’indomani dell’8 settembre 1943, nonostante i quali da Bari, grazie all’unica emittente libera, Radio Bari, venivano trasmesse importanti notizie. Come fondamentale, sin d’allora, è stato il ruolo svolto da La Gazzetta del Mezzogiorno. Gli ebrei a Bari, come in tutta la Puglia, furono accolti con umanità. A Bari nel Palazzo De Risi, si offrivano assistenza e si svolgevano lezioni per i cittadini di religione ebraica, come del resto in tutta la Puglia nei campi di internamento durante la guerra e nei campi di transito al termine della stessa, sentimenti di solidarietà hanno accompagnato il transito verso il futuro Stato di Israele. Là dove ora sorge l’Ospedale San Paolo nel territorio di Modugno, sorgeva il campo di transito di Torre Tresca, ma altri ebrei furono accolti nel campo di transito del Monastero di Colonna a Trani o a Nardò, cittadina Medaglia d’oro al valore civile per l’accoglienza e l’assistenza fornita ai cittadini ebrei in transito. L’incontro è stato arricchito dalla lettura di testimonianze di ebrei e cittadini italiani ad opera di Caterina Roselli e dall’accompagnamento musicale di Emanuele Petruzzella che ha eseguito brani di musicisti ebrei internati. E certamente non sarà mai vano ricordare le persecuzioni, l’intolleranza, affinché rimanga impresso a caratteri indelebili che non bisogna dimenticare e per trasmettere ai ragazzi, alle generazioni future, quei sentimenti di solidarietà, di tolleranza e fratellanza che hanno avuto i nostri avi.

Autore: Beatrice Trogu
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