MOLFETTA - “Non abbiamo paura del futuro. Siamo convinti che i cambiamenti rapidissimi e tumultuosi contengano anche delle opportunità, non solo dei problemi.
E siamo convinti che queste opportunità potremo raccoglierle solo con un atteggiamento curioso, aperto, intelligente. Noi abbiamo fiducia nel futuro.”
Comincia così il Manifesto per la Puglia con cui l'assessore regionale Guglielmo Minervini (nella foto) accende la discussione per la nascita del Partito Democratico.
E le prime adesioni lasciano immaginare un dialogo che potrà appassionare questi mesi estivi, vigilia delle primarie per l'elezione del segretario nazionale del nuovo soggetto politico riformista che, come noto, si svolgeranno il prossimo 14 ottobre.
Tra le prime firme del manifesto: i consiglieri regionali Vincenzo Montanaro, Donato Pentassuglia e Sergio Povia; l'on. Giusy Servodio; il capogruppo della Margherita nel Consiglio Comunale di Molfetta, Nino Sallustio, l'ex segretario locale dello stesso partito, Cosimo Altomare; ed ancora, Edoardo Winspeare, Roberto Ottaviano ed Elvira Zaccagnino del mondo dell'arte e della cultura; Giancarlo Piccinni, della fondazione don Tonino Bello, e Mario Dabbicco, Mimmo Guido e Raffaele Coniglio del mondo del volontariato; Nicola Martinelli, Giuseppe Moro ed Emilio Tafaro del mondo accademico pugliese; Lallo Aquilino, Ugo Patroni Griffi e Ada Bagnato Ranieri, del mondo delle professioni; Pasquale Guastamacchia, giovane rappresentante dell'imprenditoria; Pasquale Salvemini e Francesco Tarantini, ambientalisti del WWF e di Legambiente; Michele Lamacchia, presidente dell'Anci Puglia e altri ancora, tra sindaci e autorevoli espressioni della terra di Puglia.
E' stato anche attivato un sito Internet, www.manifestoperlapuglia.blogspot.com, dove è possibile leggere tutte le adesioni fino ad ora pervenute ed il dibattito che il manifesto sta già suscitando.
Molte, quindi, le ragioni per “unire le tante energie nello spazio di una politica che produca la decisione” e forte il richiamo ad un Partito Democratico come “strumento straordinario per traghettare la politica nel futuro”.
Chiaro, quindi, l'obiettivo di convincere profondamente e liberare “le energie bloccate, soprattutto quelle dei giovani, perché diventino una forza che incide nei cambiamenti”. Chiaro anche il richiamo a Walter Veltroni e alla sua candidatura.
E' il Manifesto per la Puglia che può offrirsi alle altre regioni del mezzogiorno e al paese come riferimento positivo di successo nel cambiamento. Una Puglia che tiene insieme in questa sfida cittadini, associazioni, imprese, istituzioni. Una Puglia laboratorio del centrosinistra pugliese.
E “le riforme non sono incompatibili con la radicalità”, ma al contrario, “il carattere strutturale e profondo dei cambiamenti che stanno avvenendo esige interventi incisivi, organici, radicali appunto” e così “nel confronto sui problemi concreti, si frantuma la rigida ripartizione tra i riformatori, che si vorrebbero moderati, e i radicali, che si vorrebbero più esigenti”.
Valutazioni che partono tutte dall'esperienza maturata in questi ultimi anni di lavoro per il governo della stessa terra di Puglia.
Ma non basta produrre buone politiche pubbliche e il Manifesto indica due fattori decisivi: la visione per integrare le azioni in un disegno chiaro, organico, comunicabile; liberare le energie perchè i cittadini si sentano veri e pieni protagonisti non comparse del racconto.
Si riparte cioè da una politica che è anche innovazione del rapporto tra partiti, istituzioni e cittadini, “sempre più autonomi, maturi e consapevoli”. E, se è vero che “il Partito Democratico è anche un'ottima occasione per rinnovare e qualificare la classe dirigente” è anche vero che occorrono persone che già profumano di futuro. “Noi vogliamo che anche qui in Puglia questo allargamento sia reale e non virtuale”.
Il Manifesto è una vera e propria agenda di lavoro e priorità.
• La politica della democrazia partecipata
che propone un governo comunicativo, dialogante, di rete e di sistema, di percorsi partecipativi, che hanno già “reso la Puglia laboratorio nazionale”. Significa “superare da parte della politica le manifestazioni di fastidio verso il metodo della decisione condivisa, della democrazia deliberativa”.
• La politica dei cicli
per “passare dalle politiche dell'emergenza” a governare le “sfide per il futuro di una Puglia fragile, dissestata e povera di acqua”. Anche con una “strategia riformatrice audace” che “agisca per ricomporre le competenze frammentate”.
• La politica della salute
perché “non basta curare la malattia, occorre promuovere la salute.”. E una pillola autocritica connota questo tema. “Non abbiamo ancora fatto una politica di “centrosinistra” investendo sulla promozione della salute, sul territorio e sulla medicina preventiva.” Pur avendo prodotto importanti strumenti normativi, la sanità pugliese è ancora “assorbita da troppa gestione e poco disegno strategico” e “consentire ancora a lungo questo scarto non è giusto, non è etico”.
• La politica del welfare generativo
perché occorre “immaginare una nuova strategia di azione” per sperimentare un nuovo modello di welfare generativo.
• La politica del fare innovativo
“che regoli la capacità di fare”. La sfida è nel nuovo ciclo economico 2007-2013, “occasione irripetibile per sconvolgere la Puglia con un trauma del fare, che liberi le energie di intrapresa, la voglia di scommettersi” e metta al centro i giovani per fare la differenza e “compiere lo scatto”.
• La politica dei server
per “immaginare amministrazioni locali non solo più efficienti ma anche come nodi intelligenti, come server, di una rete distribuita a servizio dei cittadini e dei processi di sviluppo del territorio.”
E, ancora, la politica della bellezza, la politica della sapienza, la politica della convivialità.
Tornando al titolo, il Manifesto chiude riprendendo il tema del “convincere” come processo lungo, forse lento e radicale: ma coinvolgente. Il senso più intimo è proprio nella sua radice etimologica del generare legami solidali.
“A noi – conclude Guglielmo Minervini - piace pensare il Partito Democratico come luogo di persone convinte”.
Pubblichiamo, di seguito, il testo completo del Manifesto:
"Il futuro ci convince
Non abbiamo paura del futuro.
Siamo convinti che i cambiamenti rapidissimi e tumultuosi contengano anche delle opportunità, non solo dei problemi.
E siamo convinti che queste opportunità potremo raccoglierle solo con un atteggiamento curioso, aperto, intelligente.
Noi abbiamo fiducia nel futuro.
Per questa ragione, vogliamo unire molte, tante energie nello spazio di una politica che produca la decisione.
Il Partito Democratico è uno strumento straordinario per traghettare la politica nel futuro.
Non ci interessa chiederci retoricamente dove stiamo andando ma come sperimentare forme nuove di partecipazione in grado di mettere al centro le persone, il loro valore, la loro domanda di senso.
Il Partito Democratico ha un senso se libera le energie bloccate, soprattutto quelle dei giovani, se sprigiona le idee, le speranze, le passioni perché diventino una forza che incide nei cambiamenti. Anche qui in Puglia il cambiamento deve riguardare il metodo. Il Partito democratico deve nascere da una discussione pubblica e quindi condivisa. piuttosto che dalla vecchia pratica oligarchica delle deleghe dall'alto.
Noi non vogliamo subire i cambiamenti, vogliamo cercarli, provocarli e governarli. Essere protagonisti della nostra vita e del nostro destino: questo vogliamo.
Walter Veltroni, con la sua candidatura, ha coraggiosamente lanciato la sfida di un partito che rinnovi la politica nelle forme e nei contenuti perché sia in grado di intendersi col futuro.
La Puglia può offrirsi alle altre regioni del mezzogiorno e al paese come un riferimento positivo di successo nel cambiamento, perché la Puglia dei cittadini e delle cittadine attive, dell'associazionismo, delle imprese, delle autonomie locali, ha già raccolto il guanto della sfida. Noi consideriamo il laboratorio del centrosinistra pugliese, al governo della regione e di gran parte degli enti locali, un patrimonio di valore.
Stiamo sperimentando come le riforme non siano incompatibili con la radicalità. Proprio il contrario: il carattere strutturale e profondo dei cambiamenti che stanno avvenendo esige interventi incisivi, organici, radicali appunto, non azioni approssimate e di superficie. Abbiamo verificato che nel confronto sui problemi concreti, si frantuma la rigida ripartizione tra i riformatori, che si vorrebbero moderati, e i radicali, che si vorrebbero più esigenti. Proprio il contrario: su molti temi abbiamo visto le culture invertirsi, mescolarsi, contaminarsi.
Piuttosto la linea di demarcazione spesso è un'altra: tra chi tiene fermo lo sguardo sui problemi e sulle soluzioni e chi utilizza i problemi per giocare altre partite, simboliche e di posizionamento.
Allora la parola perde densità, l'azione di governo s'indebolisce, i legami di coalizione si allentano. Insomma, la politica mette in evidenza la sua crisi.
Noi rivendichiamo il nostro patrimonio di esperienze e lo offriamo come contributo positivo alla coalizione nazionale: qui in Puglia il centrosinistra fa sintesi e decide. Il modello di riforma radicale, pur con inevitabili limiti, grande fatica e alcuni ritardi, si sta misurando concretamente con la sfida del cambiamento.
Siamo consapevoli che questo non è ancora sufficiente.
Non basta produrre buone politiche pubbliche. In una società complessa ed esigente come quella pugliese la produzione, anche intelligente, di singole politiche da sola non basta. Perché si radichi il consenso diffuso e la fiducia verso una nuova esperienza politica sono decisivi due fattori.
Il primo è la visione: avere una visione, significa integrare le azioni, tutte le azioni in un disegno chiaro, organico, comunicabile.
Disegnare un orizzonte condiviso verso cui ci si muove.
Assumere il governo come il racconto della costruzione del futuro, della Puglia di domani. Un racconto che si narri, in cui ci si identifichi, verso cui si converga.
Questo comporta un supplemento di elaborazione della politica ma anche una regia strategica salda, corale, di respiro largo e di sguardo lungo capace di dare cornice ai singoli gesti amministrativi.
Il secondo è liberare le energie: è importante che i cittadini si sentano veri e pieni protagonisti non comparse del racconto.
Solo sprigionando le energie sociali diverse diffuse nel tessuto della comunità e facendole interagire, la Puglia può farcela.
L'idea di una politica che governa dall'alto, gerarchica e di apparato è un'idea che non funziona più. Genera sfiducia, distacco.
La riforma della politica è anche innovazione del rapporto tra la politica, le istituzioni e i cittadini, sempre più autonomi, maturi e consapevoli.
Noi pensiamo che essere all'altezza delle responsabilità di governo non è facile. Non basta vincere le elezioni per riuscirci.
Nel meccanismo dell'alternanza, si può vincere. Ma, per non sprecare il favorevole ciclo aperto con la “primavera pugliese”, serve un ulteriore rinnovamento delle persone che s'impegnano nella politica.
Il Partito Democratico è anche un'ottima occasione per rinnovare e qualificare la classe dirigente.
Occorrono persone che già profumano di futuro, con un'adeguata e aderente idea di mondo, una coscienza morale di spessore, una solida competenza tecnica e un desiderio irrefrenabile di misurarsi con il domani.
Occorre una buona politica, senza steccati ideologici, che declini fantasia e innovazione, capace di provocare, muovere le coscienze, fare sognare.
Il Partito Democratico parte dalle primarie proprio per allargare le modalità di selezione di una nuova classe dirigente a tutta la società.
Noi vogliamo che anche qui in Puglia questo allargamento sia reale e non virtuale.
Dobbiamo evitare che il profilo del nuovo partito nasca già vecchio: segnato dalla contrapposizione e dalla gestione. Il partito dello scontro e del potere piuttosto che della responsabilità e dello slancio fresco, creativo. Il Partito Democratico deve darsi qui la missione ambiziosa di dilatare la stagione della “primavera pugliese”, ponendo le condizioni per un robusto radicamento delle culture riformatrici nel tessuto del territorio.
Per queste ragioni pensiamo indispensabile rendere il nostro cammino più sollecito e più agile.
In tal senso, suggeriamo un'agenda di lavoro e priorità, in cui gli obiettivi abbiano un nome.
• La politica della democrazia partecipata
Dobbiamo immaginare un governo comunicativo, dialogante, un governo “insieme”, di rete e di sistema, con gli enti locali, le organizzazioni sociali, i cittadini attivi. Le recenti sperimentazioni sui percorsi partecipativi, che hanno reso la Puglia laboratorio nazionale, non possono restare un'eccezione ma devono innovare il rapporto tra istituzione e cittadini fino a divenire la forma indispensabile, necessaria per rendere più efficaci le politiche pubbliche. Questo significa permeare la politica e l'azione di governo di una coerente cultura della comunicazione e della concertazione. Questo significa innanzi tutto superare da parte della politica le manifestazioni di fastidio verso il metodo della decisione condivisa, della democrazia deliberativa: i cittadini sono maturi, adulti.
• La politica dei cicli
Il ciclo è vita. Pensiamo occorra passare dalle politiche dell'emergenza alla politica dei cicli. Dall'acqua ai rifiuti fino all'energia. La prospettiva va, infatti, cambiata considerando i problemi del territorio non più emergenze ma vere sfide per il futuro di una Puglia fragile, dissestata e povera di acqua. La nostra terra è questa.
Bisogna riproporsi una strategia riformatrice audace che, sulla base di una visione chiara, moderna ed eco-sostenibile, agisca per ricomporre le competenze frammentate, per ottimizzare la selva degli enti, per produrre rapidamente un cambio di cultura dei cittadini fondata sulla responsabilità e sul senso del limite.
• La politica della salute
Non basta curare la malattia, occorre promuovere la salute. Non abbiamo ancora fatto una politica di “centrosinistra” investendo sulla promozione della salute, sul territorio e sulla medicina preventiva. Abbiamo approvato leggi importanti, ma si fatica ad attuarle. Abbiamo redatto un innovativo “Piano della Salute” che ci consente di segnare la svolta, ma ancora la “sanità” è assorbita da troppa gestione e poco disegno strategico. Lo scarto che ci permette di intervenire nei luoghi e negli spazi e nei modi in cui si aiutano le persone a prevenire, vivere e superare la malattia è ancora enorme. Occorre un impulso forte, chiaro, deciso, una volontà riformatrice audace.
Consentire ancora a lungo questo scarto non è giusto, non è etico.
• La politica del welfare generativo
Non basta più intensificare la rete dei servizi verso le fragilità sociali e redistribuire le risorse, perché questo modello non è sufficiente a colmare il vuoto e non scalfisce una società divaricata da profonde lacerazioni sociali, da vecchie e nuove esclusioni e solitudini. Occorre, per non perdere la partita con il futuro, immaginare una nuova strategia di azione che sia anche in grado di attivare le persone, di moltiplicare le energie solidali, di estendere la rete di cura e di solidarietà.
Il vecchio welfare, con le sole istituzioni al centro, non regge più. E' tempo che un nuovo modello di welfare generativo venga sperimentato.
• La politica del fare innovativo
Non basta una politica tuttofare, occorre una politica che regoli la capacità di fare. Sta partendo il nuovo ciclo, l'ultimo, di programmazione strategica che ricopre il periodo 2007-2013. Replicare le precedenti edizioni con una partenza lenta, farraginosa, burocratica sarebbe un errore imperdonabile. Al contrario, è un'occasione irripetibile per sconvolgere la Puglia con un trauma del fare, che liberi le energie di intrapresa, la voglia di scommettersi, di investire in ricerca e innovazione, in idee e creatività. I giovani possono fare la vera differenza, possono dare alla Puglia il valore aggiunto in termini di conoscenza ed energia di cui abbiamo bisogno per compiere lo scatto.
• La politica dei server
Aggredire il nodo delle pubbliche amministrazioni locali. Della loro qualità ma anche dell'architettura delle loro relazioni. Immaginare amministrazioni locali non solo più efficienti ma anche come nodi intelligenti, come server, di una rete distribuita a servizio dei cittadini e dei processi di sviluppo del territorio. Una rete agile che reagisca continuamente alle sollecitazioni del contesto. Una rete che veda nella regione non un ente chiuso e inaccessibile ma una comunità open source, in cui basta avere un'idea per entrare. Una rete di autonomie locali, una rete che connetta e stimoli le molteplici reti di rappresentanza sociale.
• La politica della bellezza
Dobbiamo recuperare un rapporto positivo con la risorsa produttiva principale della nostra terra che è la bellezza. Abbiamo fermato l'aggressione alle porzioni più pregiate del nostro territorio, dai parchi alle coste, introducendo un rigoroso sistema di vincoli di tutela e di salvaguardia, è ora il momento di rilanciare in positivo, investendo in riqualificazioni e valorizzazioni del paesaggio, dell'immenso giacimento di beni naturali, culturali, architettonici, storici. La Puglia deve scegliere di fare della bellezza e della qualità il suo principale fattore produttivo, non solo il suo prevalente elemento d'identità.
• La politica della sapienza
La Puglia è in realtà le Puglie. Una regione plurale, di culture, saperi, identità locali che non si sono liquefatte nella modernità. Molte realtà locali stanno compiendo un cammino coraggioso e innovativo per rielaborare la propria diversità, senza smarrirla e senza nemmeno imbalsamarla. C'è una saggezza antica in tutto questo, . Una politica della saggezza si ripropone di proteggere i comuni, specie i piccoli, di stimolare l'emersione delle tipicità, la ricerca culturale, la circolazione delle esperienze, la tutela dei simboli come fattori di una economia e di uno sviluppo centrati sulla propria specifica vocazione.
• La politica della convivialità
Siamo una terra di incontri. Un crocevia di culture. Una regione di attraversamenti. Mettere a valore il nostro genius loci meridiano significa moltiplicare non solo i luoghi ma anche i simboli del dialogo, dell'incontro, della relazione positiva e nonviolenta con l'altro. Significa accentuare la vocazione di pace come strategica missione per il futuro, investendo in progetti di respiro lungo che caratterizzino l'azione di governo.
Il futuro della politica chiede persone convinte.
Convincere è un processo più lungo, più lento, più radicale: ma coinvolge, rende protagonisti, crea partecipazione quindi genera legami solidali.
Incide radicalmente nelle storie delle persone al punto che le persone incidono radicalmente nella Storia di un luogo e di un tempo.
A noi piace pensare il Partito Democratico come luogo di persone convinte".
Guglielmo Minervini