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Guglielmo Minervini: "Ho il cancro, ma continuo il mio impegno politico al servizio della Puglia" Il coraggioso messaggio postato su facebook sta girando in rete sul social network raccogliendo centinaia di commenti e attestati di solidarietà
01 febbraio 2013

«E così la malattia, un subdolo cancro, mi riconvoca in trincea.
Ci ritorno, certo malvolentieri, ma ancora una volta carico di tutte le energie e senza alcun dubbio sostenuto da una fortissima voglia di farcela».
 
Con questo messaggio l’assessore regionale alla mobilità Guglielmo Minervini (foto) ha deciso di violare il pudore che spesso caratterizza questa malattia chiamando le cose con il loro nome. Ha scelto di farlo su facebook con una lettera che è una testimonianza di coraggio, ma anche una lezione di vita. Ma va sottolineata anche la scelta di non abbandonare l’impegno politico, di servizio alla Puglia e alla città di Molfetta: un esempio di impegno civico per tutti.
Ecco il resto del messaggio di Guglielmo, che ha ricevuto oltre centinaia di commenti e attestati di solidarietà:

«Non è la prima volta che la vita mi sbatte prove difficili a muso duro.
Ho imparato che l'unico modo per affrontarle è attraversarle di petto.
Anche quando con l'arroganza di un violento despota, la malattia irrompe fino a travolgere ogni certezza e sconquassare ogni ragione. 
In quel momento, devi solo resistere e prendere tempo e capire dove il ciottolo di Davide può beffare il temibile Golia.
Non c'è una buona ragione, infatti, nella malattia. Al massimo può esserci un senso, quasi sempre sfuggente e inafferrabile.
E il senso lo puoi acciuffare davvero solo nel corpo a corpo. Ad esempio, scopri che la tua volontà non è più sovrana ma deve più umilmente mediare con la precarietà dei limiti. E avverti che la fragilità che ti conduce a dipendere dagli altri non è una perdita ma un guadagno: dischiude alla bellezza del dono, che è imparare a ricevere più che a dare.
Soprattutto, ho capito che, anche dinanzi a lei, alla malattia, resta salda una certezza: può spogliarti di tutto ma non di quello che hai vissuto e vivi con pienezza. Quello resta e niente può portarlo via.

Ecco perché proseguo il mio impegno nell'amministrazione e nella politica. Perché agire per il cambiamento è il mio modo di sentirmi vivo. Perché partecipare alla sfida per rendere più giusta e vivibile la realtà, a partire dalla sua parte esclusa e più vulnerabile, è il mio modo per non perdere il filo del senso dell'esistenza.
Perché nemmeno la malattia del potere è riuscita a sedurre la voglia di rendere testimonianza che è possibile praticare una politica così, proprio così con spirito di servizio alla comunità. 
Il mio unico obiettivo è trasmettere un suono, uno solo, che evochi la politica come indispensabile spartito con cui creativamente imbastire il nostro comune destino. Uno spartito nobile e pregiato, perché riguarda la vita di tutti, che richiede estro ma anche una solidissima tensione morale.

Non so quale ruolo, quali responsabilità e quali tempi saranno riservati dal mio destino. Non lo so e, in fondo, ora non interessa. So, però, che ci sono, voglio esserci. Che prenderò parte, in un qualche modo, all'impegno che insieme abbiamo assunto per non interrompere questa straordinaria stagione di speranza. So, però, che non rinuncio affatto a dare il mio contributo, con ogni sforzo, per impedire che questo patrimonio di esperienze passi dalle mani dei tanti che l'hanno costruito, con fatica e tenacia, alle mani di pochi. So, però, che serve il contributo di ciascuno, anche del mio, per affermare definitivamente che la Puglia, come il paese, può farcela solo se si convince che c'è bisogno di una società che cresca nella consapevolezza piuttosto che del solitario che occupa solitario gli spazi sconfinati del potere. So che ce la faremo solo con un noi più esteso e diffuso e condiviso e partecipato. Mi sento solo un io in questo noi.

Ci sono, come cittadino innamorato della vita e della propria terra. Con l'esclusivo scopo di lasciare un buon profumo. Di autentico.
Ne abbiamo bisogno. Disperatamente, per non smarrire il bandolo della matassa.
Con affetto 

Guglielmo Minervini»
 
Questo il link dell’intervista rilasciata a Francesco Strippoli del “Corriere del Mezzogiorno”:
 
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MALEDETTA CAMPAGNA ELETTORALE! Impregna tutto e tutti! Ci rende sospettosi, ci rende irrazionali, a volte anche meschini. C'è chi avanza il dubbio che l'"outing" del sig. Minervini sia stato fatto funzionalmente ad un fine ...elettorale? Ma quando impareremo a dare rispetto, visto che siamo i primi a rivendicarlo come nostro diritto sovrano? Il cancro: una malattia che è capace di fare di un uomo una larva, di piegare corpo e spirito, ancorché indomiti e coraggiosi, quando si arriva alla fine. Chi la affronta ha di solito (esperienza personale) due atteggiamenti. Quello di piangersi addosso, invocando la sorte ria che ha fatto sì che fosse colpita una persona che non lo meritava. Quello che invece, conscio del rischio di non farcela, cerca di affrontare l'evento con coraggio, voglia di farcela, determinazione nel soffrire ma nella prospettiva di riuscire a sfangarla, RISCALDATO DALL'AFFETTO DI CHI GLI STA INTORNO. Vorrei tanto che quando ci capitano certe notizie pensassimo, prima di tutto, a cosa si prova quando il Dottore, abbandonando gli eufemismi, ti dà la "bella" notizia. Che cosa prova il "condannato" (che poi, condannato può anche non esserlo, proprio grazie al pensiero soprastante), quando l'apprende, pur con tutte le cautele che un Dottore ha nel dare l'infausta notizia. La vita viene stravolta. Sarebbe bastato, caro amico, la solidarietà e l'augurio da te fatti al sig. Minervini. Potevi risparmiarti l'ultima frase. Spero proprio che sia il medesimo a darti la spiegazione del momento in cui ha fatto "outing", come dici. Tra parentesi, era da un pò che c'era la voce che il sig. Minervini avesse qualche problema. Poi sembrava tutto fosse rientrato. Ha avuto una recidiva? E se sì, quando avrebbe dovuto comunicarlo? A URNE CHIUSE?????


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