«E così la malattia, un subdolo cancro, mi riconvoca in trincea.
Ci ritorno, certo malvolentieri, ma ancora una volta carico di tutte le energie e senza alcun dubbio sostenuto da una fortissima voglia di farcela».
Con questo messaggio l’assessore regionale alla mobilità Guglielmo Minervini (foto) ha deciso di violare il pudore che spesso caratterizza questa malattia chiamando le cose con il loro nome. Ha scelto di farlo su facebook con una lettera che è una testimonianza di coraggio, ma anche una lezione di vita. Ma va sottolineata anche la scelta di non abbandonare l’impegno politico, di servizio alla Puglia e alla città di Molfetta: un esempio di impegno civico per tutti.
Ecco il resto del messaggio di Guglielmo, che ha ricevuto oltre centinaia di commenti e attestati di solidarietà:
«Non è la prima volta che la vita mi sbatte prove difficili a muso duro.
Ho imparato che l'unico modo per affrontarle è attraversarle di petto.
Anche quando con l'arroganza di un violento despota, la malattia irrompe fino a travolgere ogni certezza e sconquassare ogni ragione.
In quel momento, devi solo resistere e prendere tempo e capire dove il ciottolo di Davide può beffare il temibile Golia.
Non c'è una buona ragione, infatti, nella malattia. Al massimo può esserci un senso, quasi sempre sfuggente e inafferrabile.
E il senso lo puoi acciuffare davvero solo nel corpo a corpo. Ad esempio, scopri che la tua volontà non è più sovrana ma deve più umilmente mediare con la precarietà dei limiti. E avverti che la fragilità che ti conduce a dipendere dagli altri non è una perdita ma un guadagno: dischiude alla bellezza del dono, che è imparare a ricevere più che a dare.
Soprattutto, ho capito che, anche dinanzi a lei, alla malattia, resta salda una certezza: può spogliarti di tutto ma non di quello che hai vissuto e vivi con pienezza. Quello resta e niente può portarlo via.
Ecco perché proseguo il mio impegno nell'amministrazione e nella politica. Perché agire per il cambiamento è il mio modo di sentirmi vivo. Perché partecipare alla sfida per rendere più giusta e vivibile la realtà, a partire dalla sua parte esclusa e più vulnerabile, è il mio modo per non perdere il filo del senso dell'esistenza.
Perché nemmeno la malattia del potere è riuscita a sedurre la voglia di rendere testimonianza che è possibile praticare una politica così, proprio così con spirito di servizio alla comunità.
Il mio unico obiettivo è trasmettere un suono, uno solo, che evochi la politica come indispensabile spartito con cui creativamente imbastire il nostro comune destino. Uno spartito nobile e pregiato, perché riguarda la vita di tutti, che richiede estro ma anche una solidissima tensione morale.
Non so quale ruolo, quali responsabilità e quali tempi saranno riservati dal mio destino. Non lo so e, in fondo, ora non interessa. So, però, che ci sono, voglio esserci. Che prenderò parte, in un qualche modo, all'impegno che insieme abbiamo assunto per non interrompere questa straordinaria stagione di speranza. So, però, che non rinuncio affatto a dare il mio contributo, con ogni sforzo, per impedire che questo patrimonio di esperienze passi dalle mani dei tanti che l'hanno costruito, con fatica e tenacia, alle mani di pochi. So, però, che serve il contributo di ciascuno, anche del mio, per affermare definitivamente che la Puglia, come il paese, può farcela solo se si convince che c'è bisogno di una società che cresca nella consapevolezza piuttosto che del solitario che occupa solitario gli spazi sconfinati del potere. So che ce la faremo solo con un noi più esteso e diffuso e condiviso e partecipato. Mi sento solo un io in questo noi.
Ci sono, come cittadino innamorato della vita e della propria terra. Con l'esclusivo scopo di lasciare un buon profumo. Di autentico.
Ne abbiamo bisogno. Disperatamente, per non smarrire il bandolo della matassa.
Con affetto
Guglielmo Minervini»
Questo il link dell’intervista rilasciata a Francesco Strippoli del “Corriere del Mezzogiorno”: