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Gratta-e-vinci-mania e i soldi spariscono per magia
15 gennaio 2008

Alzi la mano chi non ha mai comprato un “Gratta e Vinci” e poi la alzi chi ne compra e non ha mai vinto: credo che se questa pagina avesse gli occhi per guardare non vedrebbe nessuna mano alzata in risposta alla prima domanda ma quelle di quasi tutti i nostri lettori in risposta alla seconda. Nulla di strano in questo: comprare un Gratta e Vinci è un po' come giocare al SuperEnalotto o alla Lotteria Italia. Tutti l'hanno sempre fatto perché tentare la fortuna ogni tanto è anche divertente e come dicono gli anziani «ci ne rischi nen rosc», o meglio chi non ci prova non ci guadagna. Il problema nasce quando provare diventa un'abitudine e l'aspettativa e la voglia di vincere crescono fino a rincorrere una fortuna che non arriva mai, mentre i soldi spariscono per magia: è allora che l'acquisto dei Gratta e Vinci diventa una mania. Ma non è stato sempre così. Fino ad una ventina d'anni fa questi “biglietti fortunati” non esistevano ed è stato solo a partire dagli anni '90 che la Lottomatica, l'azienda che con l'AAMS (Amministrazione autonoma dei Monopoli dello Stato) gestisce lotterie, Lotto e la vendita dei Gratta e Vinci, ha inserito questi ultimi all'interno di una politica garante del gioco legale e responsabile stabilendo che l'8% lordo del ricavato di una vendita annuale fosse destinato ai rivenditori, il resto allo Stato. Una delle ultime decisioni dell'azienda è stata quella di installare un distributore automatico di Gratta e Vinci all'interno di ogni centro commerciale: un'idea semplice ma geniale per invogliare giovani e famiglie, che frequentano questi luoghi abitualmente, a spendere gli ultimi spiccioli della giornata nella speranza di una facile vittoria. Perché è questo che la gente si aspetta: «il top – ci dicono – che vinco tutto». Facendo un giro in città e qualche domanda ai rivenditori sulla frequenza con cui si comprano i Gratta e Vinci, sulle fasce d'età che acquistano di più e su quelle che spendono le cifre più alte per tentare la fortuna ci rendiamo conto che la risposta è dovunque la stessa: «comprano tutte le fasce d'età, dai bambini che piangono all'uscita del cinema per fermarsi all'automatico, ai ragazzini che preferiscono i Gratta e Vinci alle figurine, ai giovani e alle famiglie e, all'interno di queste, alla casalinghe soprattutto». A parere dei rivenditori il biglietto più gettonato è il Miliardario da 5 euro, seguono quelli da 1 e 2 euro. Tra tutte le persone quelle più assidue nell'acquisto sono sicuramente i giovani tra i 20 e i 35 anni che comprano spesso una volta a settimana e meno spesso due o tre volte, e le famiglie che acquistano un Gratta e Vinci anche due o tre volte al mese. Il risultato è che la maggior parte delle persone che tentano la fortuna spendono almeno 10 euro al mese, forse di più, che moltiplicato per 12 mesi fa 120 euro e vincono molto meno, quando vincono. Questo accade perché la possibilità di una vittoria molto alta, per esempio di 10mila euro, è molto bassa rispetto alla percentuale delle persone che acquistano (i rivenditori ci dicono che una vincita del genere si verifica una volta all'anno più o meno, se si verifica), mentre la possibilità di vittorie più basse, per esempio da 50 o 100 euro, è più alta ma raramente permette di recuperare i soldi persi nel corso di un anno nell'acquisto di biglietti non vincenti. «Ma queste sono cose che si sanno – ci dice una coppia di mezz'età all'entrata di una tabaccheria – il problema è che siamo noi deficienti ». Già, perchè che comprare Gratta e Vinci sia un'abitudine dispendiosa ma poco fruttuosa lo sanno tutti ma nessuno la cambia anzi c'è chi addirittura si mette in fila e aspetta il suo turno per tentare la sorte invano. Allora proviamo a chiedere il perché e una giovane coppia ci dice: «spesso si entra in tabaccheria per le sigarette e si finisce a comprarne uno»; mentre un'altra signora di mezz'età aggiunge: «con i tempi che corrono si spera sempre di vincere e tirare un sospiro di sollievo». Forse, pensiamo noi, “con i tempi che corrono” sarebbe meglio ricordarsi che tentare la fortuna ha il suo costo e che tentarla troppo spesso ha un costo troppo alto se paragonato alla possibilità di vincere. «È la più grossa fregatura che lo Stato poteva darci – commenta paradossalmente una signora mentre gratta – era meglio che non li inventavano». A fine serata incontriamo vicino ad un rivenditore automatico una simpatica famiglia formata da una giovane coppia e due ragazzini di 7 e 9 anni. I loro genitori ci raccontano di non acquistare quasi mai Gratta e Vinci tranne quando lo chiedono i bambini e a questo la signora aggiunge: «ogni volta dico loro che con quei soldi compriamo una focaccia ma il più grande mi risponde che se vinciamo possiamo comprare una pizzeria intera». Non male come risposta se si pensa che il più grande in questione ha solo 9 anni e che fino a qualche tempo fa i ragazzini di quell'età preferivano pizza e figurine ai “biglietti fortunati”. Alla fine, stanche di domandare e calcolare e fare statistiche, proviamo anche noi a buttarci nella mischia e a comprare un “Gratta e Vinci” da 2 euro per immedesimarci in un compratore tipo e vedere cosa succede. Provate ad immaginare cosa succede a voi il 99% delle volte in cui comprate un biglietto e capirete come si è concluso anche il nostro tentativo: storia di una breve, istantanea illusione. Alessandra
Autore: Lucivero Giovanna Bellifemine
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