Gli innamorati (II parte)
Un amore metropolitano
Che una Ford Escort col tettuccio apribile potesse divenire un accogliente soggiorno, una calda cucina, persino un talamo nuziale, Nicola e Maria mai l’avrebbero potuto pensare. Per ironia della sorte la vita si è presa avidamente tutto di questa famiglia cristiana. Già, famiglia cristiana. Maria continua a pregare ogni mattina guardando il crocifisso ciondolante sospeso tra specchietto retrovisore e cruscotto. Hanno pensato di sistemarsi non alla bell’e meglio in questa autovettura ma con sapiente organizzazione logistica. Al mattino i sedili anteriori si spolverano a suon di battipanni e si sollevano. Le coperte si piegano e si ripongono nel bagagliaio, i materassini da campeggio usati una volta sola per andare a Badolato Marina (quello sì che fu un viaggio avventuroso poiché fatto nel furgone da lavoro di un amico di Nicola!), vengono arrotolati e legati con corde di canapa. Ed ecco dal vano cruscotto spuntare un fornellino con una bomboletta di gas e minuscole stoviglie per la colazione che farebbero gola ai puffi. Una cassettina con bottigliette d’acqua viene portata alla fontana perché vi si rifornisca l’intera famiglia. Un secchio lasciato fuori ringrazia Madre Pioggia ed assolve al suo scopo che è quello di lavare lo spiazzo, la macchina, la bicicletta e i due monopattini dei bimbi Antonio e Michele. Questi due bimbi, sottratti alla spensieratezza dell’infanzia hanno anche loro dei compiti oltre quelli beninteso della scuola. Devono difatti riempire le bottiglie d’acqua, aiutare a mettere in ordine, piegare i pochi vestiti e cercare di non far troppo rumore per strada. Due assistenti sociali si sono affacciati alla loro fragile vita e stanno ordendo il modo di sottrarli ad un mondo troppo complesso per dei bambini, difficile davvero da comprendere per noi, figli del benessere e dell’opulenza. Però che felicità le corse spensierate! Il poco cibo condiviso! Le notti stellate e la luna incastonata al centro del tettuccio. Gli abbracci fitti fitti, le mani dei bimbi intrecciate a quelle di Nicola e Maria. L’attesa del loro sonno per fare anche l’amore, in silenzio, sospirandosi parole segrete che un tempo accendevano la miccia e finire l’amplesso nel petto della notte sdraiati al lato della macchina là dove solo l’occhio di Dio compatisce il desiderio dell’uomo e quello della donna! Non mancano certo i momenti di paura. L’altra sera un manipolo di malviventi hanno tentato una rapina all’ipermercato, proprio là dove era parcheggiato il loro nido di lamiera. Passamontagna e pistole, la banda ha fatto irruzione in un negozio ed ha rapinato l’incasso dovendosi coprire la fuga portandosi in ostaggio una commessa. Un barbaro le puntava l’acuta lama alla gola mentre l’atro rapinatore dava prova della potenza della pistola sparando a destra e a manca. Ne è seguito un parapiglia incredibile, con persone che fuggivano incredule e terrorizzate, altre che si nascondevano dietro le macchine parcheggiate nei pressi dell’ingresso; le guardie giurate armate anche loro che tentavano di fare cerchio attorno ai due malviventi. Quest’ultimi che insieme imprecando indietreggiavano e urlavano mantenendo il bottino e minacciando di far morire quella povera ragazza: «Jatevenn, figgh d pttan!!, jatavenn!!, l’accrimm, l’accrimm!! La facimm sculà é sangue!». I piccoli Antonio e Michele non si erano lasciati pregare nel doversi nascondere, teneri cuccioli, sotto i sedili posteriori. A loro sembrava la scena di un film ma la preoccupazione di papà e mamma era tangibile. Quando Maria difatti iniziava a balbettare e a pregare la Madonna assieme alla sua mamma era un chiaro segno che una cosa terribile stava per accadere. Quando poi Nicola urlava di starsene zitta allora si capiva che la questione era proprio brutta. Nella Ford in quegli istanti si sentiva più o meno un coro così: «Madonna, Madonna mia, Mamma mamma mia!!!» con tonalità in crescendo fino allo spasimo e come contraltare: «Marì ta da sta citt!!» il tutto benedetto dal pianto soffocato dei bambini. La scena vista, la dovessimo girare in un film è questa: Ford nera parcheggiata nella piazzuola più apparta-ta del parcheggio dell’Iper che comunica con la strada più grande che porta direttamente all’uscita; i due balordi che si portano indietro pistola e coltello alla mano con in pegno quell’anima pura di ragazza; quattro guardie giurate con pistola puntata. Poi si cambia inquadratura e vediamo tutto con gli occhi di Nicola e Maria: i due balordi che urlando si avvicinano di spalle a noi che siamo nella Ford, i bimbi che sentono le voci dei due teppisti e piangono sempre di più; la recita del rosario di Maria che si fa più pressante e insopportabile; e… quel misto di paura, orgoglio e frustrazione, la paura di essere scoperti così fragili in quella macchina ma anche la sensazione di non dover perdere nulla poiché si è già perso tutto, e quella sensazione che ci fa forti nella carne mentre gli occhi si annebbiano, le gote s’ingrossano, il cuore accelera e ci fa re-agire. Nicola non ci pensa due volte, mette in moto e travolge il balordo con la pistola che cade di lato e viene prestamente disarmato e avvolto da una gragnuola di schiaffi, pugni e calci ad opera delle guardie. All’altro bastardo in fuga ci pensano i carabinieri che giunti prestamente sul posto lo bloccano e liberano Euridice dall’inferno. Fermo immagine. Tutta la gente ad applaudire e a fare cerchio attorno alla Ford e a quel pizzaiolo coraggioso. Antonio e Michele fieri del loro papà escono dalla macchina e si godono la standing ovation. La dolce Maria si sente miracolata da Dio e lo ringrazia guardando il cielo poiché l’ha protetta concedendole quell’ uomo. Ne hanno parlato i giornali, quel gesto spericolato e altruistico ha commosso la gente. Tutti hanno saputo di quella famiglia che lacerata dalla stranezza della vita è finita sotto i ponti. Ma questo non è un film! Nessuno se ne sarebbe mai accorto se non ci fosse stato un gesto estremo, se paradossalmente un’altra catena di sventura non avesse tirato in ballo il destino di questa famiglia. * * * Ed ora? Vi chiedete cosa ne è di loro? Maria adesso lavora come commessa accanto alla ragazza salvata nel negozio di bigiotteria dell’iper. Antonio e Michele vanno come tutti gli altri bimbi a scuola e giocano nel pomeriggio e nei giorni di festa nel grande campo di calcio di città. Come mai? E perché Nicola è il nuovo custode del campo sportivo. Torniamo al film. Siamo in chiusura. E qui, immaginiamo un campo totale. Lo stadio ovale, la parola fine dentro un cuore grande bianco stagliato sul verde del terreno di gioco e una velocissima zummata a scendere come da un drone che voglia entrare dal tettuccio di una Ford nera parcheggiata vicino agli spogliatoi con Nicola e Maria abbracciati che sorridono e fanno ciao! © Riproduzione riservata