Girolamo Panunzio ricorda Gianna Sallustio all'Associazione Eirène
Una bella serata tra racconti, testimonianze e musica in memoria della prof.ssa Gianna Sallustio, apprezzata collaboratrice di “Quindici”, è stata promossa dalla prof.ssa Lucia Sgherza presidente dell’Associazione Eirène per ricordare la scrittrice scomparsa nell’agosto del 2015 a 77 anni. Alla presenza dei figli Susanna e Saverio, il commosso ricordo è stato affidato a Girolamo Panunzio, prima alunno e poi amico della Sallustio. A leggere alcuni brani dei suoi libri è stato l’attore Felice Altomare con l’accompagnamento musicale del maestro Cosmo Marzo. Il dott. Panunzio si è soffermato non solo sulla sua figura poetica e letteraria, ma anche sull’immagine di donna dalla forte passione civile e politica, tracciandone le battaglie per il riscatto del Mezzogiorno. Gianna difendeva con irruenza i diritti delle donne e le loro conquiste, sfidando la loro condizione di inferiorità ed esaltò la figura di Rosaria Scardigno, dialettologa e pedagoga, donna rivoluzionaria. Fu tra le fondatrici della Fidapa. Si definiva una quasi femminista, voleva essere una donna a tutto tondo, salvando la delicatezza della donna classica, con l’amore totale per il marito Cosmo Amato e i figli, ma combattendo le battaglie per una maggiore emancipazione femminile. Fu tra le protagoniste dell’intellighenzia culturale di cui si circondò Beniamino Finocchiaro. Donna controcorrente voleva primeggiare nell’impegno sociale, non si fermava alla brillante attività di insegnante di italiano e filosofia e scrittrice. «Per Gianna ciò che il pensiero comune voleva marginalizzare era l’eco dell’umano – ha detto ancora Panunzio – in tutta la sua nitida e amabile tragicità. E come scriverà di lei Gianni Palumbo, quest’eco la scrittrice, per Barberi Squarotti “coscienza esemplare di una generazione a mezzo tra la delusione e lo slancio, faceva vibrare nella sua opera senza infingimenti, sempre protesa a scardinare le architetture di facciata artatamente elevate dalla nostra società. La Sallustio si era impegnata a lacerare quella “divisa di oca borghese / indossata con vigliacca perseveranza” da molte donne, per acquiescenza agli schemi socialmente imposti. Le sue opere sono spesso popolate da donne coraggiose, che sfidano le convenzioni e si affermano con la propria personalità, talora proprio grazie all’intrinseca forza di quella cultura e di quello spirito critico che la Sallustio si è impegnata per anni a diffondere nelle aule scolastiche». Gianna vive di cultura, si circonda di donne di cultura, amiche come le poetesse Ada de Iudicibus Lisena e Vittoria Sallustio La Piana, la sua carissima amica Liliana Carabellese la sorella affermata pittrice, Marisa Carabellese che con le sue opere illustrerà quasi tutte le copertine dei suoi libri. Fra i suoi amici ci saranno anche altri intellettuali e pittori molfettesi. Fra tutti l’amicizia con il compianto pittore molfettese Franco Poli farà nascere il bellissimo volume portato in ristampa per ben tre volte; Le stagioni pittoriche di Franco Poli, Ed. Mezzina, Molfetta 1983. Comincerà a viaggiare, prima con suo marito e poi da sola. Naturalmente viene anche lei attratta dalla figura del amatissimo Vescovo don Tonino Bello che riporta la chiesa a quella concezione primaria ed essenziale della chiesa-del-servizio, della chiesa del grembiule che fanno cambiare in lei il suo atteggiamento di aperta critica verso una chiesa piena di ori e argenti ma lontana dai poveri. Don Tonino la marchierà in profondità, facendo nascere in Lei che cominciava a combattere con la malattia del suo amatissimo marito, la esigenze di confrontarsi con uomini di chiesa che vivessero in prima persona il messaggio evangelico; che la portassero a parlare direttamente con un Dio che voleva disperatamente incontrare in prima persona e che incontrava in scelte di vita totalmente affidate alla presenza reale di un Dio che lei non aveva ipotizzato così concretamente tangibile. Da questo periodo nascono opere come Taccuino (critica letteraria), Ed. Fratelli Laterza, Bari 1988; Morte di un’ideologia, Ed. Mezzina. La sua vita ha un tracollo nel gennaio del 2002 quando muore il suo amato marito e lei sente i primi sintomi di quella malattia che ne segnerà l’esistenza, ma che la porterà a reagire ben oltre i limiti comuni. La sua anima, come ha ricordato Girolamo Panunzio, reagiva ai dolori del corpo, non si arrendeva un secondo al male che la stava divorando, andava oltre ogni limite, lo faceva con gli altri, ma anche con se stessa. E questo ci ha insegnato. Incontrerà un altro “uomo di Dio”, il missionario salesiano padre Tiziano Sofia e lo seguirà nelle missioni in Congo e Guatemala, dove lei racconterà che oltre al mal d’Africa aveva preso anche la malaria rifiutandosi di andare in ospedale ma imponendosi per essere affidata al chinino e alle preghiere, stesa e assistita in una branda della missione, uguale in tutto e per tutto al trattamento che ricevevano gli uomini e le donne di colore, che lì venivano accolti, curati, evangelizzati. Scrive bellissimi racconti di viaggio e i proventi di questi lavori sono devoluti alle missioni e hanno contribuito alla costruzione di un ospedale in Congo, la Clinique de Saint Francois d’Assisi, guadagnandosi l’appellativo di “Maman de l’Hospital”. Ora sulle nostre coste arrivano i “poveri cristi” come direbbe lei, non più icone ma esempi più concreti di quei poveri che lei ha sempre amato. Alcune opere di Gianna Sallustio, dal 1992, sono tradotte in lingua francese ed in lingua serba. La sua produzione poetica e narrativa le ha fatto conseguire importanti riconoscimenti a livello internazionale, tra cui ci piace menzionare il primo premio per la narrativa “Città di New York” nel 2009 e il “Città di Istanbul” per la poesia nel 2010. Numerosissimi i premi per la narrativa e per la lirica. La silloge poetica Labirinti è stata presentata alla Fiera Internazionale del Libro di Torino (19 maggio 2007) e sino ad ottobre 2008 ha meritato tredici premi: da Basilea a Roma, da Catania a Milano, da Foggia a Pisa, New York e Istanbul.
Autore: Adelaide Altamura